Quelli ripresero la loro strada, tutti pensierosi; le donne innanzi, e Renzo dietro, come per guardia. Lucia stava stretta al braccio della madre, e scansava dolcemente, e con destrezza, l'aiuto che il giovine le offriva ne' passi malagevoli di quel viaggio fuor di strada; vergognosa in sé, anche in un tale turbamento, d'esser già stata tanto sola con lui, e tanto famigliarmente, quando s'aspettava di divenir sua moglie, tra pochi momenti. Ora, svanito così dolorosamente quel sogno, si pentiva d'essere andata troppo avanti, e, tra tante cagioni di tremare, tremava anche per quel pudore che non nasce dalla trista scienza del male, per quel pudore che ignora se stesso, somigliante alla paura del fanciullo, che trema nelle tenebre, senza saper di che.
A. Manzoni - I promessi sposi
domenica 29 maggio 2011
Oppressori ed oppressi
Renzo, che strepitava di notte in casa altrui, che vi s'era introdotto di soppiatto, e teneva il padrone stesso assediato in una stanza, ha tutta l'apparenza d'un oppressore; eppure, alla fin de' fatti, era l'oppresso. Don Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato, mentre attendeva tranquillamente a' fatti suoi, parrebbe la vittima; eppure, in realtà, era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo... voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo.
A. Manzoni - I promessi sposi
A. Manzoni - I promessi sposi
sabato 28 maggio 2011
Paure
Tra il primo pensiero d'una impresa terribile, e l'esecuzione di essa (ha detto un barbaro che non era privo d'ingegno), l'intervallo è un sogno, pieno di fantasmi e di paure. Lucia era, da molte ore, nell'angosce d'un tal sogno: e Agnese, Agnese medesima, l'autrice del consiglio, stava sopra pensiero, e trovava a stento parole per rincorare la figlia. Ma, al momento di destarsi, al momento cioè di dar principio all'opera, l'animo si trova tutto trasformato. Al terrore e al coraggio che vi contrastavano, succede un altro terrore e un altro coraggio: l'impresa s'affaccia alla mente, come una nuova apparizione: ciò che prima spaventava di più, sembra talvolta divenuto agevole tutt'a un tratto: talvolta comparisce grande l'ostacolo a cui s'era appena badato; l'immaginazione dà indietro sgomentata; le membra par che ricusino d'ubbidire; e il cuore manca alle promesse che aveva fatte con più sicurezza.
A. Manzoni - Promessi Sposi
A. Manzoni - Promessi Sposi
giovedì 26 maggio 2011
Mattina seguente
La mattina seguente, don Rodrigo si destò don Rodrigo. L'apprensione che quel "verrà un giorno" gli aveva messa in corpo, era svanita del tutto, co' sogni della notte.
A. Manzoni - I Promessi Sposi
A. Manzoni - I Promessi Sposi
domenica 15 maggio 2011
Tancredi
Quivi a lui d'improvviso una donzella
tutta, fuor che la fronte, armata apparse:
era pagana, e là venuta anch'ella
per l'istessa cagion di ristorarse.
Egli mirolla, ed ammirò la bella
sembianza, e d'essa si compiacque, e n'arse.
Oh meraviglia! Amor, c'ha pena è nato,
già grande vola, e già trinfa armato
Gerusalemme liberata
tutta, fuor che la fronte, armata apparse:
era pagana, e là venuta anch'ella
per l'istessa cagion di ristorarse.
Egli mirolla, ed ammirò la bella
sembianza, e d'essa si compiacque, e n'arse.
Oh meraviglia! Amor, c'ha pena è nato,
già grande vola, e già trinfa armato
Gerusalemme liberata
mercoledì 4 maggio 2011
Fragilità
Amleto Ah, se questa mia troppo, troppo solida
carne, potesse sciogliersi in rugiada!
Ah, se l'Eterno non avesse opposta
la sua legge al suicidio! O Dio! O Dio!
Come tediose, e insipide ed inutili
m'appaiono le piatte convenzioni
di questo mondo! Che schifo! Che schifo!
Questo è un orto coperto di gramigna
che va in seme; vi sanno verzicare
erbe rozze e selvatiche, nient'altro.
A tanto dunque si doveva giungere!
È morto da appena due mesi... oh, no, che dico,
nemmeno tanti... un re così eccellente,
confrontato a costui,
un Iperione a confronto di un satiro;
e di lei a tal punto innamorato
da non permettere nemmeno ai venti
di sfiorarle con troppa forza il viso!
Ah, cielo e terra, come non pensarci!
E lei, che tutta s'appendeva a lui,
come se l'appetito di quel cibo
le crescesse mangiandone...
Appena un mese... Non voglio pensarci.
Ahimè, fragilità, il tuo nome è femmina.
Shakespeare - Amleto
carne, potesse sciogliersi in rugiada!
Ah, se l'Eterno non avesse opposta
la sua legge al suicidio! O Dio! O Dio!
Come tediose, e insipide ed inutili
m'appaiono le piatte convenzioni
di questo mondo! Che schifo! Che schifo!
Questo è un orto coperto di gramigna
che va in seme; vi sanno verzicare
erbe rozze e selvatiche, nient'altro.
A tanto dunque si doveva giungere!
È morto da appena due mesi... oh, no, che dico,
nemmeno tanti... un re così eccellente,
confrontato a costui,
un Iperione a confronto di un satiro;
e di lei a tal punto innamorato
da non permettere nemmeno ai venti
di sfiorarle con troppa forza il viso!
Ah, cielo e terra, come non pensarci!
E lei, che tutta s'appendeva a lui,
come se l'appetito di quel cibo
le crescesse mangiandone...
Appena un mese... Non voglio pensarci.
Ahimè, fragilità, il tuo nome è femmina.
Shakespeare - Amleto
martedì 3 maggio 2011
Vita e morte
Regina - Dolce Amleto, scuoti di dosso quel dolore notturno, guarda con occhio amico alla tua patria e al re, non cercare per sempre con le ciglia abbassate il tuo nobile padre nella polvere. Sai che è sorte comune: ogni cosa vivente è dovuta alla morte, attraverso natura a eternità.
Shakespeare - Amleto
Shakespeare - Amleto
Pensiero turbato
Orazio - Un grano di polvere basta a turbare l'occhio del pensiero.
Shakespeare - Amleto
Shakespeare - Amleto
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