Arriverà pure un giorno in cui si smetterà anche di essere preoccupati, assorbiti dai nostri compiti, loro prigionieri... sapendo che, molti di essi, siamo noi a inventarli, noi a imporli. Lavorare: accumulare risparmi, tenere sempre gli occhi aperti per non perdere la minima occasione di far carriera, di arrivare a quella carica, di finire in fretta, di preoccuparsi degli altri. Fare questo, andare a trovare quello, invitare il tale: costrizioni sociali, mode culturali, armeggi... Sempre a fare qualcosa, ma essere? Si lascia per dopo: cè sempre di meglio, sempre qualcosa di più urgente, di più importante da fare. Si rimanda a domani. Ma domani porta con sé i compiti di dopodomani. Tunnel senza fine. E lo chiamano vivere. È talmente pregnante che anche i momenti di relax dovranno recare il segno di quella ostinazione: sport a oltranza, distrazioni stressanti, serate costose, notti impegnative, vacanze onerose. Tanto che alla fine, come esito, resta soltanto la malinconia o la morte.
Frederic Gros, Andare a piedi: filosofia del camminare