sabato 14 settembre 2013

Enea alla Sibilla Cumana

Nessun tipo di sventura, o vergine, mi giunge nuovo o inaspettato: tutto ho provato e ormai da tempo consumato in cuore.
Solo ti chiedo: poiché qui si dice che si trovino la porta del re d'Averno e l'oscura palude affluita dall'Acheronte, mi sia concesso di giungere alla presenza dell'amato padre, di parlargli: mostrami la via, aprimi le sacre porte.
Su queste spalle l'ho sottratto alle fiamme, all'incalzare di mille e mille frecce, salvandolo dal nemico; ed egli m'accompagnó nell'esilio, sopportando insieme a me di mare in mare le minacce di flutti e di cielo, invalido, oltre la sorte e le forze di vecchiaia. Lui stesso scongiurando m'ordinò di supplicarti e venire alle tue soglie. Ti prego, abbi pietà, o divina, e del figlio e del padre.

Virgilio, Eneide, IV canto

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