Non saprai mai che la tua anima viaggia
come in fondo al mio cuore, dolce cuore adottivo;
e che nulla, né il tempo, gli altri amori, gli anni,
impediranno mai che tu sia stato.
Che la beltà del mondo ha già il tuo viso,
di tua dolcezza vive, splende del tuo chiarore,
e all’orizzonte il pensieroso lago
narra soltanto la tua serenità.
Non saprai mai che porto la tua anima
come una luce d’oro che rischiara i passi;
che un po’ della tua voce suona nel mio canto.
Dolce fiaccola i tuoi raggi, dolce braciere la tua fiamma,
mi insegnano il cammino dei tuoi passi,
e un poco ancora vivi, perché ti sopravvivo.
Marguerite Yourcenar
venerdì 14 febbraio 2014
domenica 9 febbraio 2014
A cuore aperto
Che ore sono?
- E' quasi mezzogiorno
E' brutto quando il tuo corpo piano piano si ferma. Non c'è un
vero dolore, ma un crescente vuoto e pezzetto dopo pezzetto te ne
dimentichi. Una piccola puntura di spillo ed un battito del cuore
fuori ritmo, e non senti più il fastidio che ti perseguitava. E'
triste, ma è naturaleChe ore sono?
- Quasi mezzogiorno
- Quasi mezzogiorno. Che c'è amore? Perché mi guardi così? La stanza è pulita; le lenzuola profumano di fresco. I fiori sono sul davanzale, la finestra aperta lascia entrare un caldo piacevole. E' una bella giornata per andare. Era bello essere così giovani, occhi d'acqua.
- E' quasi mezzogiorno
- Ci siamo. L'avevano detto.
- Non ho paura Giuseppe. Prima o poi deve succedere, no? Il fiume continua a scorrere, i suoi panorami sfumano in lontananza, caldi e azzurri come la memoria. La memoria. Ricordati di me. Il paesaggio raccoglie la sua vecchia pelle increspata e fa capolino bramosamente sul muro dei tuoni che vengono da nord. Ho preso tutto il sole possibile. Voglio restare in piedi, nuda sotto la pioggia, aprire tutti i miei pori e berla, tutta; sentire la mia pelle di nuovo giovane, tirarsi sul mio corpo senza sgualcirsi, dolcemente. La schiena tornerà dritta. I muscoli di nuovo scattanti. Io mi stiracchierò in quell'acqua e mi vedrò per quella che sono davvero, dentro. Quella che correva con te a tuffarsi nello stagno del salice dopo la scuola: giovane. Ricorda tutto di me.
- Vorrei crederti, ma so che non è vero. Vorrei fidarmi di queste parole, ma non ci riesco. Vorrei che fosse vera la serenità che cerchi di trasmettermi, ma niente da fare.
- Le più belle parole del mondo.
- tu non vuoi andartene
- non voglio lasciarti
- lo so. Da come mi stai guardando lo so.
- Cosa senti per me piccolo mio?
- Sto morendo con te
- fammi andare!
Anch'io ho scritto qualcosa per te
Succede così: tutto procede uguale per anni; e succede anche che
di tutta questa consuetudine senza colpi di scena te ne lamenti. Tu
lo facevi sempre. Ti dichiaravi addirittura annoiata da questa vita,
da questa routine. Ma io sapevo, l'ho sempre saputo che era solo un
tuo modo di fare. E' che in realtà la nostra vita consueta
prevedibile e sempre uguale era il tuo vanto. Lo sapevo perchè siamo
uguali dentro, nel profondo. E perché era anche il mio di vanto.
Succede. E come è bello conocersi così bene. E' quel momento in
cui la consuetudine di una vita insieme non ti pesa, ma anzi ne sei
orgoglioso. E non è un adattarsi, né un rassegnarsi né un
abituarsi. E' che la vita insieme è fatta di vita insieme. E la
simbiosi tra due persone fa sì che ci si compenetri in tutto. Non
c'è routine in un gesto che racconta queste cose, non ti stancherani
mai di vederlo, non ti stancherai mai di farlo. Non mi sono mai
stancato di te. Succede. Succede. Ormai è raro, ma succede. Succede.
Ma poi succede anche che il controllo della tua storia, la scaletta
sempre uguale del tuo programma preferito, la tua vita, ti sfugge di
mano, e un fuori programma prende il sopravvento. A una certa età lo
sai che può succedere. Ma quando succede non sei ancora pronto. E
succede che il panico inonda ogni angolo del tuo corpo. E' un fiume
di ricordi in piena. Le immagini si affastellano l'una all'altra ad
un ritmo indescrivibile. Succede. Succede. Eccome se succede.
Succede. Succede. E sai che tra un minuto sarà tutto finito. Non ci
puoi credere ma è così. E senti che hai ancora molte cose da dire.
Ma sai anche che non avrai più il tempo per farlo. E' una sensazione
straziante. Ti senti impotente. Non c'è più un margine di
recupero. E' arrivata la fine. Quel che è fatto è fatto, e quel che
non è fatto …. E allora succede che il pensiero di non condividere
più quella la vita, quella routine ti devasta. Troppe cose stanno
rimanendo dentro di te. Troppe cose devi ancora dire e non sono, non
devono essere le cose brutte, no! non le scuse, non i sensi di colpa
da cancellare, non sono non devono essere i segreti, no! Sarebbe
scorretto volersi pulire la coscienza adesso, consegnarti il fardello
dei miei rimorsi e sentirmi onesto solo perché nell'ultimo minuto di
vita insieme ho trovato il coraggio per dirteli, no! Non sono, non
devono essere queste le cose che vorresti dire adesso. Non deve
succedere così. Vorresti solo, e non è poco, dire tutte le cose
belle che hai sempre pensato e che per pigrizia, forse stupido
pudore, non hai mai avuto il coraggio di dire; vorresti descrivere
quanto grande è stato il tuo amore e raccontare le sensazioni di un
bacio, dipingere la profondità di uno sguardo, cantare l'armonia del
contatto fisico. Vorresti! Ma succede che il tempo carceriere ha
vinto ancora. E quello che resta è insopportabile, un vuoto
intatteso, un dolore atroce, un peso sullo stomaco, un ronzio fisso
nelle orecchie. L'illusione che sia tutto un brutto sogno viene
sbeffeggiata da un sobbalzo della realtà che ti schizza in faccia
senza preavviso graffiandoti il cuore e il cervello con artigli di
ghiaccio e per la prima volta assapori l'amarezza della solitudine.
Disperato. Perché sai che tutto l'amore che hai dentro non l'hai mai
fatto vedere: solo all'inizio, quando il pudore veniva soggiogato
dalla magia delle pulsioni, dalla novità delle reciproche scoperte,
quando l'imbarazzo dell'adolescenza era una forza, e non una
debolezza. E da allora in poi sai che sei stato avaro. E questa
avarizia testarda brucia e corrode. E purtroppo continuerà a
bruciare e a corrodere ancora per molto. E allora, solo allora
capisci: ci voleva così poco per fare così tanto! E per la prima
volta disperatamente succede che le parole ti schizzano fuori dalla
bocca e dal cuore con la forza di un vulcano e finalmente parli,
perché il cuore che hai tu sta esplodendo per te. Ti amo! Ti ho
amato da impazzire!A cuore aperto scritto e diretto da Patrizio Cigliano,
venerdì 7 febbraio 2014
Salire la china
Ho imparato che tutti, al mondo, vogliono vivere in cima alla montagna senza sapere che la vera felicità sta in come si sale la china.
GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZ
giovedì 6 febbraio 2014
Discorso agli Ateniesi
"Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così."
Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.
Tucidide - La guerra del Peloponneso
Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.
Tucidide - La guerra del Peloponneso
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