Dopo la pioggia primaverile, ai gettava nel bosco, correva tra i cespugli, strappava i ramoacelli bagnati, fregava contro il volto il profumo inebriante dell'acacia, delle viole, delle foglie marcite, delle viacide, dei funghi ..... La natura gli offriva tutti i piaceri in cui consisteva la sua felicità: gli faceva dimenticare la propria insopportabile persona, aboliva il passato e il futuro, lo attirava verso l'infinito, gli imponeva di vivere dove non c'era più "né luogo, né movimento, né corpo, né distanza, né spazio".
Pietro Citati, Tolstoj
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