domenica 21 maggio 2023

Primo passo

Anche il viaggio più lungo inizia con il primo passo.

Lau Tzu

domenica 14 maggio 2023

Verità

Nella ricerca della verità sii pronto a imbatterti nell'inatteso, poiché essa è difficile da trovare, e, una volta trovata, stupefacente.

Eraclito

sabato 13 maggio 2023

Vedere il mondo in termini di soldi

Qualche volta la sua riluttanza a spendere assumeva dimensioni patologiche. Non arrivò mai al punto di negarsi le cose di cui aveva bisogno (del resto i suoi bisogni erano minimi), ma, più sottilmente, ogni volta che doveva comprare qualcosa sceglieva la soluzione meno costosa. L'acquisto a buon mercato fu per lui un pilastro esistenziale. Questo metodo implicava una sorta di primitivismo percettivo rivolto a eliminare tutti i distinguo, riconducendo ogni cosa al suo minimo comune denominatore. La carne era carne, le scarpe scarpe, una penna era una penna. Non contava che si potesse scegliere tra frattaglie e filetto, che ci fossero biro scassate in offerta a trentanove cents e stilografiche da cinquanta dollari costruite per durare vent'anni. L'oggetto di autentico pregio si doveva aborrire: sarebbe sicuramente costato una cifra esorbitante, che lo rendeva moralmente insano. Su un piano più vasto, un simile atteggiamento portava mio padre a uno stato di perenne deprivazione sensoriale; col chiudere gli occhi davanti a tante cose si negava ogni intimo contatto con le forme e le trame del mondo, alienandosi la possibilità del piacere estetico. Il mondo a cui guardava era un luogo materiale, dove ogni cosa aveva un valore e un prezzo, e bisognava seguire il principio di procurarsi le cose che servivano a un prezzo il piú possibile corrispondente al loro valore. Ogni cosa veniva considerata solo in rapporto con la sua funzione e giudicata solo per il suo costo; mai come oggetto intrinseco, con particolari qualità. Credo che questo gli abbia fatto apparire il mondo opaco e inerte. Uniforme, incolore, privo di profondità. Se vedi il mondo solo in termini di soldi, va a finire che non lo vedi affatto.

Paul Auster, L'invenzione della solitudine 

Denaro come protezione

Per tutta la vita sognò di diventare milionario, di essere l'uomo piú ricco del mondo. Non desiderava tanto il denaro in sé, ma ciò che esso rappresentava: non solo il successo agli occhi del mondo, ma uno strumento per rendersi intoccabile. Possedere denaro non significa soltanto la possibilità di comprare le cose, ma anche la certezza che il bisogno universale non ti toccherà mai. Denaro come protezione, dunque, non come voluttà. La povertà sofferta da bambino, e la conseguente vulnerabilità ai capricci del mondo, gli resero la ricchezza sinonimo di immunità dal male, dalle sofferenze, dall'essere vittima. Non cercava tanto di comprarsi la felicità quanto l'assenza di infelicità, e i soldi divennero la panacea, l'oggettivazione dei suoi desideri più profondi e inesprimibili. Non ambiva a spenderli, ma a possederli, alla certezza di poter contare su di loro. Insomma, il denaro non era un elisir, ma un antidoto: la bottiglietta che ti porti in tasca avventurandoti nella giungla... nel caso ti mordesse un serpente velenoso.

Paul Auster, L'invenzione della solitudine 

Lavoro motto di un paese

Fuori presto ogni mattina, a casa tardi la sera, e fra i due estremi lavoro, nient'altro che lavoro. Lavoro era il motto del Paese dove viveva, e lui si comportò da grande patriota. Non bisogna credere per questo che il lavoro in lui si identificasse col piacere: lavorava sodo perché voleva guadagnare il piú possibile. Il lavoro era uno strumento per raggiungere uno scopo, e quello scopo era il denaro. Ma nemmeno lo scopo era tale da procurargli piacere. Come ha seritto da giovane Marx: «E se il denaro èil vincolo che mi unisce alla vita umana, che unisce a me la società, che mi collega con la Natura e gli uomini, non è il denaro forse il vincolo di tutti i vincoli? Non può esso sciogliere e stringere ogni vincolo? E quindi non è forse anche il dissolvitore universale?

Paul Auster, L'invenzione della solitudine 

sabato 6 maggio 2023

Tempo per cercare il padre

Digiuno di passioni per le cose, le persone o le idee, incapace o avverso a svelarsi in qualsiasi circostanza, era riuscito a mantenersi staccato dalla vita evitando di tuffarsi nel vivo delle cose. Mangiava, andava al lavoro, aveva amici, giocava a tennis, eppure non era presente. Era un uomo invisibile nel senso più profondo e più concreto: invisibile agli altri, e molto probabilmente anche a se stesso. Se da vivo continuavo a sondarlo cercando in lui il padre che non c'era, sento ancora il bisogno di cercarlo da morto. La sua morte non ha cambiato nulla. L'unica differenza è che mi manca il tempo.

Paul Auster, L'invenzione della solitudine 

Vita e morte

Un giorno c'è la vita. Per esempio, un uomo sano, neanche vecchio, senza trascorsi di malattie. Tutto è com'era prima e come sarà sempre. Passa da un giorno all'altro pensando ai fatti suoi, sognando solo il tempo che ancora gli si prepara. Poi, d'improvviso, capita la morte. Un uomo esala un leggero sospiro, si abbandona sulla sedia, ed è la morte. 

Paul Auster, L'invenzione della solitudine 

venerdì 5 maggio 2023

Soffrire e imparare

Ero convinta che la psicoterapia fosse una mania dei nordamericani, gente molto viziata, incapace di sopportare le normali difficoltà dell'esistenza. Durante l'infanzia mio nonno mi aveva inculcato lo stoico dettame che la vita è dura e che di fronte ai problemi non si può fare altro che stringere i denti e tirare dritto. La felicità è una cosa di cattivo gusto; al mondo si viene per soffrire e imparare.

Isabelle Allende, La somma dei giorni