sabato 13 maggio 2023

Vedere il mondo in termini di soldi

Qualche volta la sua riluttanza a spendere assumeva dimensioni patologiche. Non arrivò mai al punto di negarsi le cose di cui aveva bisogno (del resto i suoi bisogni erano minimi), ma, più sottilmente, ogni volta che doveva comprare qualcosa sceglieva la soluzione meno costosa. L'acquisto a buon mercato fu per lui un pilastro esistenziale. Questo metodo implicava una sorta di primitivismo percettivo rivolto a eliminare tutti i distinguo, riconducendo ogni cosa al suo minimo comune denominatore. La carne era carne, le scarpe scarpe, una penna era una penna. Non contava che si potesse scegliere tra frattaglie e filetto, che ci fossero biro scassate in offerta a trentanove cents e stilografiche da cinquanta dollari costruite per durare vent'anni. L'oggetto di autentico pregio si doveva aborrire: sarebbe sicuramente costato una cifra esorbitante, che lo rendeva moralmente insano. Su un piano più vasto, un simile atteggiamento portava mio padre a uno stato di perenne deprivazione sensoriale; col chiudere gli occhi davanti a tante cose si negava ogni intimo contatto con le forme e le trame del mondo, alienandosi la possibilità del piacere estetico. Il mondo a cui guardava era un luogo materiale, dove ogni cosa aveva un valore e un prezzo, e bisognava seguire il principio di procurarsi le cose che servivano a un prezzo il piú possibile corrispondente al loro valore. Ogni cosa veniva considerata solo in rapporto con la sua funzione e giudicata solo per il suo costo; mai come oggetto intrinseco, con particolari qualità. Credo che questo gli abbia fatto apparire il mondo opaco e inerte. Uniforme, incolore, privo di profondità. Se vedi il mondo solo in termini di soldi, va a finire che non lo vedi affatto.

Paul Auster, L'invenzione della solitudine 

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