martedì 30 ottobre 2018

Accontentarsi

E tuttavia, benché egli fosse sempre stato uno studente brillante, non diede mai, ad alcun suo insegnante, l'impressione di essere straordinariamente motivato. Non aveva l'animo del precursore: si accontentava di quel che già c'era.

John Irving, La quarta mano

Quando il tempo si ferma

Ci sono momenti in cui cui il tempo di ferma. Bisogna essere un po' vigili, per non farseli sfuggire.

John Irving, Vedova per un anno 

lunedì 29 ottobre 2018

Mancanza di successo

Negli Stati Uniti non c'è forma di intolleranza che possa paragonarsi a quella tipicamente americana verso la mancanza di successo.

John Irving, Vedova per un anno 

Vuole i panni del cielo

Avessi i panni ricamati dal cielo
Inghirlandati di luce argentea e d'oro
Gli azzurri, tenui e scuri panni della notte della luce e della penombra
Li stenderei ai tuoi piedi:
Ma sono povero, e ho soltanto sogni;
Ho messo i miei sogni ai tuoi piedi;
Posali piano sapendo che li posi sui miei sogni

William Butler Yeats 

venerdì 26 ottobre 2018

Onestà verso se stessi

Sii quello che vuoi ma non un vigliacco, un fanfarone, un ladro di emozioni, una sgualdrina; preferirei avere il cancro piuttosto che un cuore disonesto. Il che non significa essere pii. Semplicemente pratici. Il cancro può stenderti, ma quell'altra cosa ti stende di sicuro. 

John Irving, Vedova per un anno 

giovedì 25 ottobre 2018

Quando sarai vecchia

Quando tu sarai vecchia e grigia,
col capo tentennante
ed accanto al fuoco starai assonnata,
prenderai questo libro.
E lentamente lo leggerai, ricorderai sognando
dello sguardo che i tuoi occhi ebbero allora,
delle loro profonde ombre.
Di quanti amarono la grazia felice
di quei tuoi momenti
e, d'amore falso o a volte sincero,
amarono la tua bellezza.
Ma uno solo di te amò l'anima irrequieta,
uno solo allora amò le pene del volto tuo che muta.
E tu, chinandoti verso le braci, sarai un poco triste,
in un mormorio d'Amore dirai,
di come se ne volò via…
passò volando oltre il confine di questi alti monti
e per sempre poi il suo volto nascose
in una folla di stelle

William Butler Yeats

Descrizioni della natura umana

Se lui leggeva romanzi, era perché in essi trovava le migliori descrizioni della natura umana. Gli scrittori che prediligeva non tendevano a far credere che il comportamento umano, foss'anche il peggiore, potesse cambiare. Potevano disapprovare moralmente questo o quel personaggio, ma i romanzieri non cambiavano il mondo; raccontavano soltanto delle storie che erano più belle di quelle che si ascoltano di solito; e i più bravi raccontavano storie su personaggi credibili. I romanzi che piacevano a Harry erano storie complesse su gente reale.

John Irving, Vedova per un anno 

mercoledì 24 ottobre 2018

Non vuoi far soldi

I muscoli le si irrigidirono, sembrava di toccare una pietra scaldata dal sole. « Tutti devono sentirsi superiori a qualcuno, » disse. « Ma è buona abitudine darne una piccola prova prima di esercitare questo privilegio. »
« Non ho intenzione di paragonarmi a te. O a Berman. E poi, non mi sento affatto superiore. Vogliamo cose diverse, noi. » «Non vuoi far soldi? » « I miei progetti non arrivano così lontano. » « È proprio questo che si capisce dai tuoi racconti. È come se li avessi scritti senza sapere la fine. Be', te lo dirò io: è meglio che tu pensi a far soldi. Hai un'immaginazione troppo di lusso. Non ci sarà molta gente nella vita disposta a comperarti le uccelliere. » « Scusami. »
« Se mi picchi, te ne pentirai. Volevi picchiarmi un minuto fa, l'ho capito dalla tua mano, e lo desideri anche adesso. »
Lo desideravo, infatti, con tutte le mie forze; la mano e il cuore mi tremavano mentre riavvitavo il tappo della boccetta dell'olio. « Oh, no, non credo che me ne pentirei. Mi dispiace soltanto che tu abbia sprecato il tuo denaro per me: Rusty Trawler è un sistema troppo duro per guadagnarlo. » Si mise a sedere sulla branda, il viso, i seni nudi di un azzurro gelido alla luce della lampada al quarzo. « Ti ci vorrebbero quattro secondi per andare da lì alla porta. Te ne darò due. »

Truman Capote, Colazione da Tiffany

martedì 23 ottobre 2018

Non possedere niente

Stava ancora coccolando il gatto. «Povero impiastro, » disse, grattandogli la testa, « povero impiastro senza nome. È una piccola  seccatura il fatto che non abbia un nome. Ma io non ho il diritto di darglielo, dovrà aspettare fino a quando non apparterrà a qualcuno. Ci siamo incontrati un giorno per caso vicino al fiume, non apparteniamo l'uno all'altra; e lui è indipendente, come me. Non voglio possedere niente finché non avrò trovato un posto dove io e le cose faremo un tutto unico. Non so ancora precisamente dove sarà. Ma so com'è. » Sorrise e lasciò cadere il gatto sul
pavimento. 

Truman Capote, Colazione da Tiffany 

Cose di cui parlano gli uomini

Detesto sentire le partite alla radio, ma devo ascoltarle, fa parte della mia istruzione. Sono così poche le cose di cui sanno parlare gli uomini. A chi non piace il baseball devono piacere i cavalli, e, se non gli piacciono né l'uno né gli altri, bene, sono comunque nei guai: non gli piacciono nemmeno le ragazze.

Truman Capote, Colazione da Tiffany 

Uniti per la vita

Quale cosa più grande, per due esseri umani, del sentirsi uniti per la vita.... del sostenersi l'un l'altro nelle fatiche, confortarsi l'un l'altro nel dolore, assistersi l'un l'altro nelle pene, essere una sola cosa negli inespressi indicibili ricordi al momento dell'estremo saluto?

George Eliot

lunedì 22 ottobre 2018

Riposo in Maremma



Una coppia di bovi bianchi immobili sotto il sole del mezzogiorno; due figure di uomini assaliti dalla stanchezza per il duro lavoro intrapreso di buon ora giacciono, i volti riparati dai cappelli, all’ombra di un pino che si innalza grandioso fuori dal nostro campo visivo. La campagna, che ai toni ocra intervalla i verdi cupi e smeraldo della bassa vegetazione, va declinando in lontananza, oltre la fitta pineta, verso una striscia di mare color lapislazzuli. E estremamente difficile spiegare con le parole il fascino di questo vertice assoluto dell’opera fattoriana: vere e proprie tarsie di colore smaltato s’incontrano fino a combaciare l’una cori l’altra, ordinate da un equilibrio compositivo straordinario. Il motivo del ‘riposo’ è diffuso ovunque da uno strano senso di quiete che aleggia intorno a uomini e cose: è la calda luce dei mezzogiorno che immobilizza, sebbene per pochi istanti, il quotidiano faticoso svolgersi dell’esistenza. La vita dei campi è la più sensibile allo scorrere delle ore e delle stagioni e, come tale, essa soggiace per prima all’autorevole comando della natura che invita al riposo. Il motivo della quiete non nasce dalla presenza umana; essa è nell’atmosfera stessa della raffigurazione, nella natura del paesaggio che si apre verso l’orizzonte marino attraverso le verdi quinte della pineta sulla sinistra e del folto insieme di tamerici sulla destra.

Catalogo della mostra I Macchiaioli e la Scuola di Castiglioncello - 1990

Abituarsi a tutto

Andò a sedersi su una delle traballanti poltrone di velluto rosso, ripiegò le gambe sotto di sè e diede un'occhiata circolare alla stanza, strizzando ancora di più gli occhi. «Ma come riuscite a resistere? È la camera degli orrori, questa.»
«Oh, ci si abitua a tutto,» risposi, irritato con me stesso, perchè in realtà ero orgoglioso della mia sistemazione.
«Io no. Non mi abituo mai a niente, io. Chi si abitua a tutto tanto vale che muoia.»

Truman Capote, Colazione da Tiffany 

giovedì 18 ottobre 2018

Rana bollita

Immaginate un pentolone pieno d'acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l'acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l'acqua è calda. Un po' più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po', tuttavia non si spaventa. L'acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell'acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.

Media e Potere, Noam Chomsky

mercoledì 17 ottobre 2018

Chiacchiera

Oh, signori, forse io mi considero un uomo intelligente solo perché per tutta la vita no ho potuto iniziare né concludere nulla. Sia pure, sia pure non sono un chiacchierone, un chiacchierone innocuo e molesto, come tutti noi. Ma che farci mai se il destino immediato e unico di qualsiasi persona intelligente è la chiacchiera, cioè un deliberato pestare acqua nel mortaio?

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo

Uomo d'azione vs uomo di riflessione

Tutti gli uomini immediati e d'azione sono attivi proprio perché ottusi e limitati. Come lo si può spiegare? Ecco come: per colpa della loro limitatezza scambiano le cause dirette e secondarie
per cause prime, in tal modo si convincono più in fretta e facilmente degli altri di aver trovato un fondamento inconfutabile alla propria opera, e così si tranquillizzano; il che è essenziale. Perché per cominciare ad agire bisogna che si sia preventivamente del tutto tranquilli, e che non resti più alcun
dubbio. Ma io, per esempio, come posso tranquillizzarmi? Dove sono per me le cause prime a ci appoggiarmi, dove le fondamenta? Dove andrò a prenderle? Mi esercito nella riflessione, e di conseguenza per me ogni causa prima se ne trascina dietro un'altra, ancora precedente, e così via all'infinito. Proprio questa è l'essenza di ogni coscienza e di ogni riflessione. 

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo 

Piacere della disperazione

Io, per esempio, ho un terribile amor propria Sono sospettoso e permaloso come un gobbo o un nano, ma davvero ho avuto dei momenti in cui, se mi fosse accaduto di ricevere uno schiaffo, forse ne sarei stato perfino contento. Lo dico seriamente: certo avrei saputo trovare anche qui una sorta di piacere; s'intende, il piacere della disperazione, ma proprio nella disperazione sono possibili le più ardenti voluttà, soprattutto quando più intensa è la consapevolezza che la tua situazione è senza via d'uscita.

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo 

martedì 16 ottobre 2018

Toccato il fondo

Vi spiego: il piacere qui deriva appunto dalla troppo chiara coscienza della propria umiliazione; dal fatto che tu stesso senti di avere toccato il fondo; che è brutto, ma che non può essere altrimenti; che ormai non hai scampo, che non diventerai mai più un altro uomo; che se anche ti restassero ancora tempo e fede per trasformarti in qualcosa di diverso, probabilmente saresti tu a non volerti trasformare; e se poi lo volessi, non faresti comunque nulla, perché forse non c'è nulla, in realtà, in cui valga la pena di trasformarsi. 

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo

Essere coscienti

Vi giuro signori, che essere troppo coscienti è una malattia, una autentica, completa malattia.

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo 

Uomo sciocco e intelligente

Non solo cattivo, ma proprio nulla sono riuscito a diventare: né cattivo, né buono, né furfante, né onesto, né eroe, né insetto. E ora vegeto nel mio cantuccio, punzecchiandomi con la maligna e perfettamente vana consolazione che l'uomo intelligente non può diventare seriamente qualcosa, ma diventa qualcosa soltanto lo sciocco. Sissignori, l'uomo intelligente del diciannovesimo secolo deve ed è moralmente obbligato a essere una creatura essenzialmente priva di carattere; mentre l'uomo di carattere, l'uomo d'azione, dev'essere creatura essenzialmente limitata. Questa è la mia quarantennale convinzione. 

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo 

Impiegato cattivo

Quando alla scrivania a cui lavoravo si avvicinavano dei postulanti per chiedere informazioni, io digrignavo i denti contro di loro e provavo un indicibile godimento, quando mi riusciva di dare un dispiacere a qualcuno. Mi riusciva quasi sempre. Per la maggior parte era gente timida; si sa: postulanti. 

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo 

lunedì 15 ottobre 2018

Eludere la rete

Nell'universo di Carr possiamo soltanto distrarci di software capaci  di tagliare le nostre connessioni a Internet. O possiamo trasferirci nel sacro silenzio delle catene montuose del Colorado, come ha fatto lui per scrivere il suo libro. Mettere mano ai meccanismi della «Rete» non è solo impossibile, bensi addirittura impensabile: la sua logica non può essere rovesciata, ma soltanto (talvolta) elusa.

Internet non salverà il mondo,  Evgeny Morozov 

domenica 14 ottobre 2018

Guerre civili e politica estera

La guerra civile fini, dopo alcuni mesi, col successo di Trasibulo, propiziato dal re spartano Pausania, il quale intese contrastare anche così lo strapotere di Lisandro. Ancora una volta la parola decisiva spettava alla politica estera.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso

Saggezza della maggioranza?

Nel Trattato sulla tolleranza Voltaire, in obbligata coerenza con la sua errata convinzione che Atene fosse la patria della tolleranza, non potendo ignorare il processo contro Socrate, si consola scrivendo così: «Sappiamo che nella prima votazione [quella sulla colpevolezza] Socrate ebbe 220 voti favorevoli. Dunque il tribunale dei 500 contava 220 filosofi: è molto» (cap. vii). Con questa formulazione un po' paradossale, il filosofo-simbolo dell'Illuminismo poneva, forse non senza piena consapevolezza, un problema che è difficile eludere, e che mette seriamente in crisi il principio oggi acriticamente accettato, secondo cui la maggioranza ha ragione in quanto maggioranza. Poniamo la stessa questione con le parole di un grande giurista, Edoardo Ruffini (uno dei dodici professori che nor giurarono fedeltà al fascismo: su un totale di 1.213): "Se il numero [-il gran numero] venisse a trovarsi anche dalla parte della minoranza, come nel caso di una deliberazione presa con lieve scarto di voti", l'argomento che ravvisa la prova della maggiore saggezza nel prevalere di una maggioranza viene meno.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso

Democrazia fabbrica del consenso?

Nell'Apologia  che Platone gli fa pronunciare, Socrate rende chiaro che una delle principali ragioni che lo avevano isolato rispetto alla opinione pubblica era stata la sua critica della politica. E ricorda i suoi incontri con vari politici, coi quali aveva cercato di appurare la natura specifica del loro sapere: uno sforzo approdato ogni volta alla constatazione della inesistenza di tale sapere. Incalzare con domande inquietanti (se è una scienza, la politica si potrà insegnare?) non soltanto i comuni ateniesi, ma i detentori stessi del "sapere" politico, cioè i politici dominatori delle assemblee e dei destini collettivi, era stato, da parte sua, il modo più antidemagogico di prospettare una visione critica della democratica "fabbrica del consenso": col solo risultato di rendersi inviso a tutti i beneficiari, leaders o gregari, di quel sistema.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso

Scelta di dialogo e ricerca

Noi non abbiamo il testo di ciò che Socrate disse a propria difesa durante il processo. Lui, in tutta la sua vita, non lasciò nulla di scritto: per una precisa scelta in favore del dialogo e della ricerca - che si realizzano con la parola vivente - rispetto alla asserzione e alla certezza. Tanto meno provvide a mettere per iscritto quella autodifesa, pronunciata di fronte ai giudici nelle due fasi in cui si suddivideva il processo (la discussione sulla colpevolezza e quella sulla pena da comminare). Fu Platone a scriverla impersonando Socrate.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso

martedì 9 ottobre 2018

Dibattito

Allan Albright si teneva la testa fra le mani. L'aveva scongiurata di evitare un dibattito. Le aveva detto che lei non era capace di lasciar cadere le domande ostili o provocatorie... e che, non essendo capace di lasciarle cadere doveva evitare i dibattiti. E poi non doveva essere sempre «così pronta a saltare addosso alla gente»

John Irving, Vedova per un anno


lunedì 8 ottobre 2018

Inceppato nell'adolescenza

Trascorreva il tempo con i giochini del computer, ascoltando vecchi quarantacinque giri e guardando vecchi film in cassetta, inceppato nella sua adolescenza come un disco nel solco. Forse si sbagliava, pensò Kerry. Lui non voleva crescere.

Joanne Harris, Vino, patate e mele rosse

sabato 6 ottobre 2018

Libro bene rifugii

Questa insistenza sulla tematica del libro evidentemente rivela un bisogno. Il circolo mondiale dei lettori, una resistente minoranza, vede ancora nel libro un bene di rifugio, dove andare a ripararsi di fronte a un mondo sempre più incomprensibile e dai valori effimeri, un bene di durata rispetto alla velocità del consumo usa e getta, un bene fruttifero al confronto con lo sfaldarsi di mode e modelli, un bene solido rispetto alle chiacchiere disperse dal vento. Il libro sembra offrire risposte che altri non danno, restando ancora il piú solido depositario del sapere; il libro è ancora un piacere, lento, rispetto a quelli veloci ma superficiali offerti dalla tecnologia. 

AA. VV, Storie di libri: amati, misteriosi, maledetti 

Civiltà all'interno della terra

Quando vennero scritti i romanzi di Oz, verso il 1900, tutti li presero per storie d'invenzione, cosi come successe per i romanzi di Jules Verne e per quelli di H. G. Wells. Ma adesso incominciamo a renderci conto che malgrado alcuni personaggi particolari, come Ozma e il Mago e Dorothy fossero tutte creazioni della mente di Baum, l'idea di civiltà all'interno della Terra non è poi cosi fantastica. 

Philip K Dick, Confessioni di un artista di merda 

venerdì 5 ottobre 2018

Glocale

Sai, ho avuto al'Holiday inn una convention, ho fatto un marketing di un franchising, un business, abbiamo fatto un brunch, un sit-in, un check-up. 
Scusa, che lavoro fai? 
Il cocomeraro. 
(Citazione Brignano)

Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

Ghirba

Ghirba - Dall'arabo quirba "oltre la pelle', è entrata nell'uso com la guerra d'Africa del 1895-96 e con quella libica del 1911-12. "Portare a casa la ghirba" significa tornare a casa sano e salvo. La ghirba è un recipiente impermeabile che serve per portare acqua, vino, caffè.

Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

giovedì 4 ottobre 2018

Competenze di lettura

Nel progetto OCSE sulla cosiddetta literacy, la «competenza di lettura» è definita come la capacità di interagire con l'informazione scritta per poter sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e svolgere nella società un ruolo attivo. Un ruolo che, allo stato
attuale, appare fuori portata per molti dei nostri ragazzi. Proprio i dati OCSE, infatti, ci dicono che un terzo di loro non è in grado di capire fino in fondo cosa c'è scritto in un articolo di giornale.
E allora la questione non è rimpiangere il
passato, perché un'età dell'oro in cui tutti
scrivevano (o parlavano) bene non c'è mai stata. La questione è un'altra: cosa si è fatto negli ultimi anni per risolvere questa situazione? Troppo poco. E non
parlo soltanto dei tagli all'istruzione e alla ricerca. Parlo di quell'atteggiamento per cui, invece di lavorare sull'innalzamento delle competenze
linguistiche degli italiani, si è preferito abbassare il livello - linguistico e non solo - di tutto il resto. Del dibattito politico, della televisione, dell'intrattenimento.
Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

Stato della grammatica

La fortuna di un popolo dipende dallo stato della sua grammatica», scriveva Fernando Pessoa, ma la grammatica di una lingua viva non è mai statica: è sempre in equilibrio dinamico tra norma
e uso. 
Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

Uso linguistico

Quando un uso linguistico diventa davvero universale, ha buone probabilità di essere presto accettato dalla norma. Ma prima di quel momento si può- si deve - provare a resistere. 
Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

mercoledì 3 ottobre 2018

Parlare in modo diverso

Certo: com'è importante saper parlare in modo diverso a un colloquio di lavoro o al bar con gli amici, cosi sarà sempre più importante saper scrivere sia un testo di pochi caratteri pieno di faccine ed emoji sia un testo compiuto e tradizionalmente articolato nelle sue scansioni argomentative. Nondimeno, la nascita di un italiano scritto veramente informale rappresenta, in prospettiva, una straordinaria fonte di arricchimento per la nostra lingua. E allora sarà bene ribadirlo: l'italiano è vivo, viva l'e-taliano!

Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

martedì 2 ottobre 2018

Il primo lavoro

Lo sappiamo tutti bene: gli inizi non sono mai facili, e così fu anche per la mia prima lezione. Ero giovane e molto emozionato. Avevo preparato il mio primo corso universitario in maniera
meticolosa: quella prima lezione, poi, doveva essere perfetta. La notte avevo dormito poco o niente. Il suono della sveglia, la luce dell'alba, il profumo del caffè. In treno avevo ricontrollato
all'infinito gli appunti, alzando gli occhi solo ogni tanto per guardare dal finestrino i papaveri che costeggiavano i binari. In mio primo corso da professore. Se ci pensavo, le orecchie mi ronzavano per l'emozione. 

Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

Bambino che dorme

Poche cose sembrano non toccate dal mondo reale come un bambino che dorme.

John Irving, Vedova per un anno

lunedì 1 ottobre 2018

Vita dopo internet

Finché l'internet-centrismo regnerà incontrastato, il nostro dibattito sulla tecnologia è destinato a impigrirsi, a restare superficiale e improduttivo: «Internet», per quante conferenze TED o Kindle Singles le si possano dedicare, non potrà dirci se occorrerà prevedere periodiche revisioni pubbliche di certi giganteschi motori di ricerca come Google. Naturalmente, gli esperti potrebbero affermare che tali pratiche sarebbero «una guerra contro il carattere aperto di Internet», ma questo è proprio il tipo di discorso che dovremmo evitare, dato che fa affermazioni su quella che appare come un'entità leggendaria. È normale, quindi, che immaginare una vita dopo «Internet» risulti spesso un esercizio disperato, un biglietto di sola andata verso l'irrilevanza, il cinismo o la follia.

Eugeny Morozov, Internet non salverà il Mondo