lunedì 31 luglio 2017

Maledizione dell'oro

Inconsciamente v'è qualcosa nell'ebreo che tende a sfuggire a quel tanto di moralmente ambiguo,  di ripugnante e di meschino che è proprio di ogni traffico, di ogni mero commercio, per elevarsi alla pura sfera dell'intelletto, estranea al denaro, quasi volesse - per dirla wagnariamente - redimere se è tutta la razza dalla maledizione dell'oro.

Stefan Zweig, Il mondo di ieri 

sabato 29 luglio 2017

Arbeit macht frei

Contro la mia volontà ho dovuto assistere alla più spaventosa sconfitta della ragione al più selvaggio trionfo della  brutalità, nell'ambito della storia. Mai una generazione - non lo affermò certo con orgoglio bensì con vergogna - ha subito un siffatto regresso morale da così nobile altezza spirituale. 

Il mondo di ieri, Stefan Zweig 

giovedì 27 luglio 2017

Segni del mentire

Secondo gli psicologi il centro della memoria è localizzato nella parte sinistra del cervello, quello dell'immaginazione nella parte destra. Pertanto, le persone guardano inconsciamente a sinistra quandi ricordano qualcosa e a destra quando inventano storie, quando mentono. 

Lee Child, Niente da perdere 

martedì 25 luglio 2017

Moto in avanti

Per un istante Reacher considerò l'idea di tornare indietro e di puntare a sud da Hope, di rimettersi in rotta, ma la scartò subito. Detestava tornare indietro. Amava andare avanti dritto, deciso, on qualsiasi caso. La vita di ogni uomo aveva bisogno di un principio ispiratore e quello di Reacher era il moto inesorabile in avanti

Lee Child, Niente da perdere 

Sigarette

In passato, quando fumava, si sarebbe forse acceso una sigaretta per passare il tempo, ma non fumava più. Fumare comportava portarsi dietro almeno un pacchetto e una confezione di fiammiferi, e Reacher aveva smesso da un pezzo di portarsi dietro le cose di cui non aveva bisogno. In tasca non aveva niente tranne un po' di contanti, un passaporto scaduto, in bancomat e uno spazzolino pieghevole. 

Per Child, Niente da perdere 

venerdì 21 luglio 2017

Lavoro ed eterno

Ci fu in tempo in cui ciascuno sapeva l'ora della propria morte, ma quando in giorno Cristo discese sulla terra si accorse che alcuni contadini avevano smesso di coltivare i loro campi e vivevano nel peccato. Cristo allora riproverò uno di loro della sua ignavia, e questi per tutta risposta brontolò: "Perché dovrei ancora seminare la terra, visto che al momento del raccolto io non ci sarò più?". Cosi Cristo si rese conto che non era bene per gli uomini sapere quando sarebbero morti, e li privò di questa conoscenza. Da allora in poi i contadini devono lavorare i campi fino all'ultimo momento, come vivessero in eterno, e proprio questo è bene, perché solo il lavoro ci rende partecipi dell'eterno. 

Stefan Zweig, Momenti fatali 

giovedì 20 luglio 2017

Male

Chi commette il male è più infelice, nel fondo del suo cuore, di chi lo subisce, e io provo pietà per lui, non odio.

Stefan Zweig, Momenti fatali

mercoledì 12 luglio 2017

Fiore degli anni

Non c'è felicità maggiore nel destino di un uomo che scoprire nel cuore degli anni e nel pieno dell'energia creativa, il compito della propria vita

Stefan Zweig, Momenti fatali

martedì 11 luglio 2017

Storia e arte

Anche in questo "arcano laboratorio di Dio" come Goethe definisce la storia, si produce un'enorme congerie di fatti usuali e irrilevanti. Qui pure, come sempre nell'arte e nella vita, i momenti sublimi e indimenticabili sono rari.


Stefan Zweig, Momenti fatali 

sabato 8 luglio 2017

Di dove non si ritorna

Grigie ormai sono le tempie
e il capo è bianco,
e mi scrollano i denti
e la bella giovinezza non c'è più.
Della dolce vita
poco tempo mi resta,
e spesso piango, ho tanta paura
del Tartaro.
Tremenda è la voragine dell'Ade,
e dolorosa è la discesa
laggiù;
perché, scesi una volta,
in su non si ritorna.

Anacreonte

venerdì 7 luglio 2017

Scappare

Sotto la luna e le colline Nuto una sera mi domandò com'era stato imbarcarmi per andare in America, se ripresentandosi l'occasione e i vent'anni l'avrei fatto ancora. Gli dissi che non tanto era stata l'America quanto la rabbia di non esser nessuno, la smania più che di andare, di tornare un bel giorno dopo che tutti mi avessero dato per morto di fame. In paese non sarei stato altro che un servitore ..... E allora tanto valeva provare, levarmi la voglia di passare anche il mare.
- Ma non è facile imbarcarsi - disse Nuto. - Hai avuto del coraggio.
Non era stato coraggio, gli dissi, ero scappato.

La luna è i falò, Cesare Pavese 

giovedì 6 luglio 2017

Aspetto

Non toccava una goccia di liquore: your look, you know, are your only free advertising agent.

Cesare Pavese, La luna è i falò 

mercoledì 5 luglio 2017

Rimpianti di povertà

Cosa avrei dato per vedere ancora il mondo con gli occhi di Cinto, ricominciare in Gaminella come lui, con quello stesso padre, magari con quella gamba. Non era mica compassione che provavo per lui, certi momenti lo invidiano. Mi pareva di sapere anche i sogni che faceva la notte e le cose che gli passavano in mente mentre arrancava per la piazza.
Non avevo camminato così, non ero zoppo io, ma quante volte avevo visto passare le carrette rumorose con le sediate di donne e ragazzi, che andavano in festa, alla fiera, alle giostre, e io restavo con Giulia e Angiolina sotto i noccioli, sotto il fico, sul muretto del ponte, quelle lunghe sere d'estate, a guardare il cielo e le vigne sempre uguali. E poi la notte, tutta la notte, per la strada si sentivano tornare cantando, ridendo, chiamandosi attraverso il Belbo. Era in quelle sere che una luce, un falò, visti sulle colline lontane, mi facevano gridare e ritirarmi in terra perché ero povero, perché ero ragazzo, perché ero niente. Quasi godevo se veniva un temporale, il finimondo, di quelli d'estate, e gli guastava la festa. Adesso a pensarci rimpiangevo quei tempi, avrei voluto ritrovarmici.

La luna è i falò, Cesare Pavese 

Rimpianti di povertà

Cosa avrei dato per vedere ancora il mondo con gli occhi di Cinto, ricominciare in Gaminella come lui, con quello stesso padre, magari con quella gamba. Non era mica compassione che provavo per lui, certi momenti lo invidiano. Mi pareva di sapere anche i sogni che faceva la notte e le cose che gli passavano in mente mentre arrancava per la piazza.
Non avevo camminato così, non ero zoppo io, ma quante volte avevo visto passare le carrette rumorose con le sediate di donne e ragazzi, che andavano in festa, alla fiera, alle giostre, e io restavo con Giulia e Angiolina sotto i noccioli, sotto il fico, sul muretto del ponte, quelle lunghe sere d'estate, a guardare il cielo e le vigne sempre uguali. E poi la notte, tutta la notte, per la strada si sentivano tornare cantando, ridendo, chiamandosi attraverso il Belbo. Era in quelle sere che una luce, un falò, visti sulle colline lontane, mi facevano gridare e ritirarmi in terra perché ero povero, perché ero ragazzo, perché ero niente. Quasi godevo se veniva un temporale, il finimondo, di quelli d'estate, e gli guastava la festa. Adesso a pensarci rimpiangevo quei tempi, avrei voluto ritrovarmici.

La luna è i falò, Cesare Pavese 

Quarto potere

Sono soltanto i cani che abbiano e saltano addosso ai cani forestieri e il padrone aizza il cani per interesse, per restare padrone, ma se i cani non fossero bestie si metterebbero d'accordo e abbaierebbero addosso al padrone.

Basta leggere i giornali per capire che il mondo è pieno di padroni che aizzano i cani.
Certi giorni che non hai neanche più voglia di sapere quel che succede e soltanto andando per le strade vedi i fogli in mano alla gente neri di titoli come il temporale.

La luna è i falò, Cesare Pavese 

martedì 4 luglio 2017

Gioventù e tempo

E io, quando venne il carretto per prendere l'armadio e i sacconi, andai nella stalla a staccare la capra. Non c'era più, l'avevano venduta anche lei. Mentre piangevo per la capra, arrivò il parroco - aveva un grosso ombrello grigio e le scarpe infangate - e mi guardò di traverso. Padrino girava per il cortile e si tirava i baffi. - Tu - mi disse il prete, - non fare la donnetta. Che cos'è questa casa per te? Sei giovane e hai tanto tempo davanti. Pensa a crescere per ripagare questa gente del bene che ti hanno fatto.

La luna è i falò, Cesare Pavese 

Crescere

Il discorso finiva sempre che i vecchi dicevano: "Sì sì giovanotti, sì sì ragazze .... pensate a crescere ...... così dicevano i nostri nonni .... si vedrà quando toccherà a voi". A quei tempi non mi capacitavo che cosa fosse questo crescere, credevo fosse solo fare delle cose difficili - come comprare una coppia si buoi, fare il prezzo dell'uva, manovrare la trebbiatrice. Non sapevo che crescere vuol dire andarsene, invecchiare, veder morire.

La luna è i falò, Cesare Pavese 

lunedì 3 luglio 2017

Ricominciare

Fatto sta che lo sapevo che non sarebbe durata, e la voglia di fare, di lavorare, di espormi, mi moriva tra le mani.

La luna è i falò, Cesare Pavese 

sabato 1 luglio 2017

Come nelle favole
Vasco Rossi
Quello che potremmo fare io e te
Senza dar retta a nessuno
Senza pensare a qualcuno
Quello che potremmo fare io e te
Non lo puoi neanche credere
Quello che potremmo fare io e te
Senza pensare a niente
Senza pensare sempre
Quello che potremmo fare io e te
Non si può neanche immaginare
Sai che ho pensato sempre, quasi continuamente
Che non sei mai stata mia
Me lo ricordo sempre, che non è successo niente
Dovevi sempre andar via
Io e te, io e te
Dentro un bar a bere e a ridere
Io e te, io e te
A crescere bambini, avere dei vicini
Io e te, io e te
Seduti sul divano
Parlar del più e del meno
Io e te, io e te
Come nelle favole
Quello che potremmo fare io e te
Non l’ho mai detto a nessuno
Però ne sono sicuro
Quello che potremmo fare io e te
Non si può neanche immaginare
Io e