Mentre se ne stava seduto sul balconcino la brezza tiepida gli accarezzava le guance solcate dalle rughe. Il sole gli riscaldava e gli risanava le articolazioni indolenzite, tanto che di giorno in giorno si muoveva con maggiore scioltezza. Tutte le mattine andava a lavorare al mercato ittico, aiutava a vendere i carichi che arrivavano ogni mattina con i pescherecci. Lì non c'era nessuno che cercasse di togliere agli anziani il diritto di rendersi utili. Si sentiva anzi più rispettato e apprezzato di quanto non gli fosse mai capitato in vita sua, e piano piano aveva cominciato a fare amicizia nel paesino. Certo, con la lingua andava così così, ma se la cavava egregiamente anche grazie ai gesti e alle buone intenzioni. Comunque il suo vocabolario stava crescendo, per quanto lentamente. Inoltre un bicchierino o due dopo una bella giornata di lavoro lo aiutavano ad allentare l'impaccio della timidezza e con sua sorpresa facevano di lui quasi un chiacchierone. Li seduto sul suo balconcino a guardare il verde rigoglioso che sfumava nell'acqua più
azzurra che avesse mai visto, Eilert sentì che più vicino di così al paradiso non sarebbe mai arrivato. Una tardiva spezia nella sua esistenza era il flirt quotidiano con l'esuberante Rosa, la padrona della pensione. Ogni tanto Eilert si trastullava con l'idea che potesse diventare qualcosa di più. D'altra parte l'attrazione c'era, su questo non aveva dubbi, e in fondo l'essere umano non era stato creato per vivere da solo.
Camilla Lackberg, La principessa di ghiaccio
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