Zola spieg(au)a quella cosa difficilissima che si chiama "realtà". Ma quale, realtà? Ovviamente, la sua. Che in alcun modo può essere la nostra. La distanza è abissale. Non è solo una questione di tempi, ma di valori. Zola era profondamente convinto che una realtà esistesse, che fosse quella, che si vedesse e che potesse essere oggetto di studio. A distanza di oltre un secolo tutto è mutato. Non è più dato alcun realismo che non sia puramente ingenuo, "stregato" dai media; non è dato alcun verismo, oggi. Diciamo che non ci crede più nessuno, alla realtà. Almeno come grande disegno universale. Nella società dello spettacolo sappiamo che ciò che noi chiamiamo realtà è qualcosa di derivato da altro, e che quell'altro ha a che fare con una rappresentazione già di secondo grado. Lo spettacolo dell'11 settembre ha reso pacifico che la realtà si produce dal business ed è proiettata nelle nostre menti come risultato di un interesse materiale trasformato in visione collettiva. Lo scarto intellettuale può fare la differenza, ma in quanto a capire, oggi, è dura. Talmente dura da procrastinare all'infinito l'idea di una comprensione. Così viviamo in perenne attesa, sull'orlo del disfacimento ma non ancora e anzi, per quanto possibile, gaudenti, ché questa è la società dei consumi.
Aldo Nove, introduzione a 'Nana' di Zola
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