I primi che la trovarono furono dei barcaioli che tornavano all'alba dalla pesca notturna; e da principio la credettero una suicida, portata a riva dalle correnti marine. Ma invero la posizione dell'annegata, e le condizioni del suo corpo, non s'accordavano con quella conclusione frettolosa. Essa giaceva dentro il limite della battigia, ancora bagnato della marea recente, in una posa rilasciata e naturale, come chi viene sorpreso dalla morte in uno stato d'incoscienza o di sonno. La testa le poggiava sulla sabbia, che il lieve deflusso aveva lasciato liscia e nitida, senza alghe né detriti; e il resto della persona le stava adagiato per intero sul grande mantello da uomo che, fermato al collo dalla fib-bia, si stendeva spalancato ai suoi lati, tutto intriso d'acqua. Il vestituccio di seta artificiale, madido e lisciato dall'acqua, aderiva compostamente al suo corpo sottile, che appariva incolume, non gonfio né maltrattato come si mostrano di solito i corpi restituiti dalle correnti. E i minuscoli garofani cilestrini stampati sulla seta risaltavano come nuovi, ravvivati dall'acqua, contro il fondo bruno del mantello. L'unica violenza del mare, era stata di toglierle via le scarpette e di scioglierle i capelli che, nonostante l'età, le rimanevano lunghi e abbondanti, e solo in parte incanutiti: così che adesso, zuppi d'acqua, parevano tornati neri, e le si erano disposti tutti su un lato, quasi con grazia.
Elsa Morante, La Storia