domenica 30 novembre 2025

Dignità

Permettetemi di formulare la cosa in questo modo: la "dignità" in un maggiordomo, ha a che fare, fondamen-talmente, con la capacità di non abbandonare il professionista nel quale si incarna.
Maggiordomi di minor levatura sono pronti, alla minima provocazione, a metter da parte la loro figura professionale per lasciare emergere la dimensione privata. Per simili personaggi, fare il maggiordomo è come recitare in una pantomima; basta una piccola spinta, un lieve inciampo, ed ecco che la facciata cade scoprendo l'attore che c'è sotto. I grandi maggiordomi sono grandi proprio per la capacità che hanno di vivere all'interno del loro ruolo professionale e di viverci fino in fondo; sono individui che non si fanno sconvolgere da eventi esterni, per quanto sorprendenti, allarmanti o irritanti questi possano essere. Essi portano su di sé la loro professionalità allo stesso modo in cui un vero gentiluomo porta l'abito che indossa: e cioè senza consentire a dei mascalzoni o alle circostanze di strapparglielo di dosso davanti agli occhi di tutti; sarà egli stesso ad abbandonarlo quando stabilirà di farlo e soltanto allora, cosa che invariabilmente accadrà quando egli sarà rigorosamente solo. Si tratta, come dicevo, di una questione di "dignità".

Kazuo Ishiguro, Quel che resta del giorno 

Apprensione dell’ignoto

Mentre guidavo in pieno sole in direzione del Berkshire, continuavo a sorprendermi di quanto la campagna circostante mi fosse familiare. Ma ecco che alla fine anche i dintorni si fecero irriconoscibili, cosicché mi resi conto di essere andato al di là di ogni confine precedentemente raggiunto. Ho sentito alcuni descrivere il momento in cui, dopo aver spiegato le vele su una barca alla fine si perde di vista la terraferma, e immagino che la sensazione di disagio mista ad eccitazione che talvolta viene descritta in rapporto a quel momento debba essere qualcosa di molto simile a ciò che provavo in quella Ford man mano che il paesaggio intorno a me si faceva più estraneo.

Kazuo Ishiguro, Quel che resta del giorno 

La rabbia cresce lenta

Mentre iniziava a fare il giro della piazza, con l'idea di pranzare da qualche parte ma senza aver ancora deciso dove, Isabel si sentì montare dentro la rabbia. Era così, la rabbia, lo sapeva bene: dopo essere stati provocati, non ci si sentiva per forza furiosi fin da subito. La rabbia cresceva lenta, man mano che le implicazioni di quanto era successo venivano digerite. C'era anche una base fisiologica: i livelli di noradrenalina nell'organismo raggiungevano il picco un po' di tempo dopo l'evento. La rabbia immediata era spesso meno intensa di quella successiva, che si provava una volta tornati a casa, quanto si rifletteva sull'accaduto.

Alexander McCall Smith, L'arte perduta della gratitudine 

Gratitudine

«È stato umano... tutto qui. Tutti commettiamo degli errori.»
Lui la guardò con gratitudine. «La ringrazio.»
Isabel chinò il capo. Non si aspettava un ringraziamento; in realtà si aspettava di rado che qualcuno la ringraziasse per qualcosa. La gratitudine era un'arte dimenticata, si disse. La gente accoglieva qualunque cosa considerandola un diritto acquisito, e si era dimenticata come ringraziare in modo adeguato. Con tutti i suoi difetti, il professor Lettuce almeno le aveva detto grazie e lei, a sua volta, gliene era grata.

Alexander McCall Smith, L'arte perduta della gratitudine 

Il posto in cui viviamo

Non c'è scelta. Aveva ragione, pensò Isabel: quasi tutti noi non abbiamo scelta sul posto in cui viviamo. Una volta ancora, aveva motivo di riflettere sul fatto che la più grande lotteria era proprio la prima, quella che stabiliva chi eravamo: francesi, americani, sudanesi, scozzesi. E da lì derivava un enorme bagaglio: la cultura, la lingua, il patrimonio di geni che determinava il colore della pelle, l'altezza, la propensione a certe malattie e via dicendo. Per la maggior parte delle persone, era quello il destino: i cambiamenti successivi, sempre che se ne potessero fare, sarebbero stati casuali o frutto di un enorme sforzo. La donna sull'autobus avrebbe preferito vivere in Spagna o in Portogallo, immaginò Isabel, più vicina al sole, ma non poteva perché aveva un lavoro, un marito e un passato che la legavano alla
Scozia e al suo clima.

Alexander McCall Smith, L'arte perduta della gratitudine 

Coltivare la bontà

«Sì, la professoressa Philippa Foot. Autrice di La natura del bene. Te lo farei leggere, se non avessi appena promesso di non ammorbarti con i saggi di filosofia.»
«Mi piace, così a sentirla» disse Jamie. «La professoressa Foot. Ed è una persona buona per natura?»
«Credo di sì» rispose Isabel. «Anche se di solito chi è buono per natura deve lavorarci. La bontà può anche esserci, ma va coltivata e bisogna lavorare per tirarla fuori.»

Alexander McCall Smith, L'arte perduta della gratitudine 

Guardare con occhi diversi

Camminarono in silenzio, contenti di essere insieme, consapevoli entrambi che quel momento, come numerosi altri che avevano vissuto da quando avevano deciso di sposarsi, portava in sé una sensazione noumenica: c'era un mistero, dietro, un senso di sacralità. Da parte sua, Jamie sentiva che stava guardando il mondo con occhi diversi, che ambienti quotidiani e tutt'altro che eccezionali ora sembravano carichi di emozione e di un senso di possibilità. Con gli occhi dell'amore: era così che vedeva di nuovo il mondo.

Alexander McCall Smith, L'arte perduta della gratitudine 


Opportunismo-egoismo

Cominciò a leggere l'articolo. L'opportunismo, spiegava Dove, consisteva nel cogliere i benefici dell'azione collettiva senza dare il proprio contributo. Questo lo so già, pensò Isabel. L'opportunista potrebbe non votare, quindi, perché per lui è irrazionale impiegare l'energia richiesta dalla ricerca del seggio, sapendo che il suo voto non fa alcuna differenza sul risultato. Che sciocchezza! Isabel continuò a leggere, con irritazione crescente a ogni pagina. Dove, a quanto pareva, saliva sul carro dell'opportunista, seguendo le argomentazioni proposte da un piccolo gruppo di filosofi che sostenevano questa posizione assolutamente discutibile. Era egoismo bello e buono, pensò Isabel; un esempio dell'atteggiamento individualista un tempo tanto di moda, che aveva favorito l'avidità e la catastrofe economica. Non era razionale pensare a se stessi a scapito degli altri, per il semplice motivo che si affondava o si restava a galla tutti insieme.

Alexander McCall Smith, L'arte perduta della gratitudine 

La differenza dell’arte

Tutto, ogni attività umana che andasse oltre la semplice funzionalità pratica, poteva essere criticata allo stesso modo: l'arte, la musica, il teatro. Eppure, tutte quelle cose facevano la differenza; una grossa differenza, in molti casi. I lettori della rivista di Isabel venivano influenzati dalla conversazione compresa tra le due copertine: se non altro, il salotto della loro immaginazione etica si faceva più ampio. E questo doveva di sicuro avere qualche riflesso sul modo in cui affrontavano il mondo, anche nelle più piccole transazioni della vita: una consapevolezza del dolore altrui qui, una parola di conforto là. Certo, non si accoglieva la gentilezza nella propria vita per aver contemplato le idee di Hobbes (l'egoista Hobbes) e Hume (il buon Davey, cosi generoso), ma erano cose che non guastava conoscere. Ed era li che la filosofia contava davvero: metteva in luce le scelte di fondo dietro tutte le domande quotidiane sulla carità, la comprensione e la semplice correttezza; era il cima, lo sfondo sul quale si dibattevano le questioni pratiche.

Alexander McCall Smith, L'arte perduta della gratitudine 

Come se fosse l’uomo giorno

«Tratta tutti quelli che conosci come se fosse il loro ultimo giorno, e come se tu lo sapessi, ma loro no.» Si era ricordata il consiglio di sua madre, la sua santa madre americana, come la chiamava lei. Ed era un buon consiglio: forse un po' infantile come aforisma, ma nonostante ciò vero.

Alexander McCall Smith, L'arte perduta della gratitudine 

Le famiglie saltano

«Oro finto, neve finta, muschio finto, questi nuovi babbi natale che si arrampicano sui balconi, finti abeti che quando non sono finti sono morti comunque. Ma la gente cosa sta combinando, cosa vuole?»
«Stare bene, stare bene con la famiglia» affermò il dottor Zuccalà, ricordando i suoi Natali siciliani.
«Ma quale famiglia, la gente fa finta di stare bene.
Per Natale vuole solo cose, vuole il telefonino nuovo, altro che benessere familiare!»
«Mi sembra una lettura troppo cinica, e anche un po' superficiale».
«Guarda mia sorella, nessuno se lo sarebbe aspet-tato, eppure... Ormai due famiglie su tre saltano, è risaputo, la formula non regge, e malgrado questo tutti si ostinano. Il matrimonio, la famiglia non sono più una vocazione, un dovere, no, sono pretesti per l'acquisto di cose, consumo di oggetti: festa di matrimonio, lista nozze, mobili, piatti, e poi le due auto, accendere un mutuo e comprarsi la prima casa e poi accenderne un altro e comprarsi la seconda casa e poi divorziare, attribuirsi i figli, dividersi le cose, rivenderle, perdere l'Iva, fare contenti gli avvocati, che intanto, magari, si stanno separando
pure loro».

Rosa Mogliasso, L'assassino qualcosa lascia 

Offrire i polsi alle catene

In pieno delirio sessuale, argomentò ancora, qualsiasi essere umano si sente Dio, mentre una volta finita la perturbazione dei sensi, un minuto dopo, la delusione arriva, puntuale, inevitabile, con la consapevolezza di avere per un momento investito tutto in qualcosa che non ne valeva la pena.
Lei si voltò e sorrise.
Lui sorrise di rimando. Era educato, Guillaume, alla gentilezza rispondeva con la gentilezza. Angélique gli chiese se volesse un caffè, lui rifiutò, si alzo e andò in bagno. Certo che avrebbe desiderato un caffè, ma aveva già sperimentato come quella mossa potesse costare carissima, con quella sua connotazione di intimità. C'era qualcosa di insopportabilmente vincolante, per lui, in una donna che gli porgeva una tazza di liquido caldo e zuccherato, prendere quella tazza sarebbe stato peggio che offrire i polsi alle catene.
Davvero non si spiegava come fosse successo: addormentarsi, passare lì la notte! Lui che, normal-
mente, finiva di vestirsi per le scale.
"Le stesse passioni nell'uomo e nella donna hanno un tempo diverso: perciò uomo e donna non cessano di fraintendersi", citò allo specchio del bagno, soddisfatto.

Rosa Mogliasso, L'assassino qualcosa lascia

martedì 11 novembre 2025

Il caso è la meta

Crediamo di poter decidere tutto, con la responsabilità che ne deriva, ma la verità è che nella vita interviene anche il caso, e a volte una deviazione inaspettata ci porta senza saperlo alla nostra vera meta


Hector Garcia, Francesc Miralles, 
Ichigo-ichie

martedì 4 novembre 2025

Ichigo-ichie

Ci mettemmo a decifrare gli ideogrammi, che si pronunciavano "Ichigo-ichie", mentre il vento carico di umidità faceva tintinnare una campanella appesa alla grondaia della casa da tè. Il significato della scritta è: questo momento esiste solo adesso e non tornerà più; per questo, bisogna apprezzare ogni attimo come se fosse un tesoro prezioso.

Hector Garcia, Francesc Miralles, 
Ichigo-ichie

domenica 2 novembre 2025

Non essere triste per me

Muta l'ordine antico dando luogo al nuovo, e
Dio realizza il suo volere in diverse guise, in modo che un qualche genere di vita non abbia a corrompere il mondo. Ma non essere triste per me: quale mai gioia potresti provare se non me ne andassi? La vita è un attimo di eternità o l'eternità in un attimo, e io ho vissuto il mio attimo. Solo mi auguro che Dio renda meritevoli le opere che ho sin qui compiuto. Però ti prego: qualora non dovessi mai più rivedermi, ricordati qualche volta di pregare per la mia anima, dato che con la preghiera è possibile ottenere molte più cose di quante sia possibile immaginare. Quindi lascia che la tua voce si elevi al Signore così come l'acqua sgorga limpida dalla fonte sia di giorno che di notte: infatti, che altro sono gli uomini se non delle pecore impazzite che si affannano vanamente dietro alle illusioni create dalle loro menti mentre, conoscendo Dio, altro non dovrebbero fare se non levare le braccia in preghiera per se stessi e per i loro amici? Ma è giunto ormai il momento di dirti addio. La mia meta è assai lontana.

AAVV, La leggenda di Artù

venerdì 17 ottobre 2025

Chissenefrega

«C'è un'espressione che si usa sempre più spesso al giorno d'oggi. L'hai notato? È piuttosto utile. Dicono tutti: 'E chissenefrega'. È ovviamente poco elegante, ma in certi casi...»
«È quello che ti verrebbe da dire adesso?»
«Sì. Chissenefrega. Ecco. Più o meno riassume la situazione. Le cose si risolveranno da sole, questo sottintende. Si risolverannes senza che dobbiamo fare nulla.»
«Chissenefrega» ripete Isabel.
«Già» rispose Mimi, rimettendo a posto la rivista. «Chissenefrega. E lascia che ti dia un consiglio, Isabel. Sai che non mi piace fare la parte della cugina maggiore, ma in questo caso me lo vorrei concedere. Posso?»
Isabel annuì. Non riusciva nemmeno a immaginarsi di non accettare un consiglio da
Mimi. «Ma certo.»
«Lascia che le cose facciano il loro corso.
Smettila di pensarci troppo.

Alexander McCall Smith, Il piacere sottile della pioggia 

martedì 30 settembre 2025

Gaia

In un primo momento, la dea non aveva compreso cosa fosse Gaia: non sapeva che la donna che le stava di fronte era soltanto una delle tante forme che assumeva e abbandonava - proprio come Era con le sue sembianze di falco. Gaia non può staccarsi dalle radici che la legano al suolo perché è quelle stesse radici, ed è il terreno in cui tali radici crescono. E la terra, la madre di ogni cosa. Ma anche se adesso lo sa, Era fatica ad accettare l'idea che Gaia sia lì davanti a lei e al tempo stesso si estenda sotto i suoi piedi, sorreggendo il peso della roccia su cui si trovano. Ed è anche quella stessa roccia, e ogni sasso e ogni felce che vi cresce sopra, ogni montagna all'orizzonte e ogni valle fra i monti.

Jennifer Saint, Era

lunedì 29 settembre 2025

Tempo

Il tempo, per me, non è quella cosa impensabile che non s'arresta mai. Da me, solo da me, ritorna.

Italo Svevo, La coscienza di Zeno

sabato 20 settembre 2025

Realtà e fantasia

… come quelli che si mettono in viaggio per vedere con i propri occhi una città desiderata e immaginano si possa godere nella realtà l'incanto della fantasia.

Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto. Dalla parte di Swann

mercoledì 10 settembre 2025

I figli spariscono

Comunque, i miei figli se ne fregano, non sono neppure tornati dall'Inghilterra, mi spiego? Passi gli anni a crescerli, a chiederti continuamente se stai facendo la cosa giusta, se hanno mangiato a sufficienza, se hanno dormito abbastanza, se la scuola francese sia meglio di quella americana, se la normale di Pisa sia meglio della Bocconi, se lo sci club Bardonecchia sia meglio dello sci club Sestriere, e poi loro spariscono: Erasmus a Berlino, master a Londra, specializzazione negli Stati Uniti e non li vedi più, per mesi, per anni, per sempre... E ti chiedi che senso abbia, perché in un momento come questo ti aspetteresti un po' di calore, di solidarietà, di presenza, e invece? Il nulla!

Rosa Mogliasso, Chi bacia e chi viene baciato