domenica 26 settembre 2010
Passeggiando per Pompei
Qui su l'arida schiena
del formidabil monte
sterminator Vesevo,
la qual null'altro allegra arbor né fiore,
tuoi cespi solitari intorno spargi,
odorata ginestra,
contenta dei deserti. Anco ti vidi
de' tuoi steli abbellir l'erme contrade
che cingon la cittade
la qual fu donna de' mortali un tempo,
e del perduto impero
par che col grave e taciturno aspetto
faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
lochi e dal mondo abbandonati amante,
e d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
di ceneri infeconde, e ricoperti
dell'impietrata lava,
che sotto i passi al peregrin risona;
dove s'annida e si contorce al sole
la serpe, e dove al noto
cavernoso covil torna il coniglio;
fur liete ville e colti,
e biondeggiàr di spiche, e risonaro
di muggito d'armenti;
fur giardini e palagi,
agli ozi de' potenti
gradito ospizio; e fur città famose
che coi torrenti suoi l'altero monte
dall'ignea bocca fulminando oppresse
con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
una ruina involve,
dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
i danni altrui commiserando, al cielo
di dolcissimo odor mandi un profumo,
che il deserto consola. A queste piagge
venga colui che d'esaltar con lode
il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
è il gener nostro in cura
all'amante natura. E la possanza
qui con giusta misura
anco estimar potrà dell'uman seme,
cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
con lieve moto in un momento annulla
in parte, e può con moti
poco men lievi ancor subitamente
annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
son dell'umana gente
le magnifiche sorti e progressive.
..................
La Ginestra (Giacomo Leopardi)
versi 1 - 51
_________________________
Parafrasi
Qui sulla pendice (schiena)
riarsa del tremendo (formidabil, latinamente 'spaventevole') distruttore (sterminator)
monte Vesuvio (Vesevo, latinismo),
che nessun altro tipo di vegetazione allieta,
spargi i tuoi cespi solitari intorno,
profumata ginestra,
appagata dai deserti (mostrando di non sdegnare i deserti, anzi quasi di prediligerli).
Ti vidi un’altra volta
abbellire con i tuoi steli anche le solitarie campagne
che circondano Roma (la cittade)
la quale città (Roma)
fu un tempo dominatrice di popoli,
e sembra che (par che)
(le contrade) con il loro cupo e silenzioso aspetto testimonino e ricordino al viandante (passeggero) il grande impero perduto.
Ti rivedo ora in questo suolo tu che sei amante
di luoghi tristi e abbandonati dal mondo,
e sempre compagna di grandezze decadute.
Questi campi cosparsi di ceneri sterili e ricoperti
dalla lava solidificata (impietrata),
che risuona sotto i passi del viandante,
dove si annida e si contorce al sole
il serpente, e dove all’abituale tana sotterranea
torna il coniglio; furono (la serie fur...fur...fur... sottolinea e oppone alla desolazione il ricordo dello splendore delle città antiche)
villaggi prosperi e campi incolti, e biondeggiarono di messi,
e risuonarono di muggiti di mandrie;
furono giardini e ville sontuose,
soggiorno gradito all'ozio dei potenti (poichè queste città erano stazioni turistiche); e furono città famose
che il vulcano indomabile, vomitando (fulminando: spargendo lava)
torrenti di lava dalla sua bocca di fuoco (ignea) distrusse insieme con i loro abitanti. Ora invece una sola rovina avvolge tutto quanto (involve),
là dove tu dimori, o fiore gentile e, quasi compiangendo (commiserando) le altrui miserie, emani un profumo dolcissimo che sale verso il cielo e che consola questo luogo di desolazione. Venga in questi luoghi colui che suole elogiare (esaltar con lode, esaltare con enfasi, con convinzione cieca) la nostra umana condizione (il nostro stato) e guardi quanto la natura benigna, amorevole (amante, detto con sarcasmo) si curi del genere umano.
E qui potrà anche giudicare esattamente la potenza (possanza)
del genere umano, che la natura, crudele nutrice,
quando l’uomo meno se lo aspetta (ov'ei men teme),
con una scossa impercettibile in parte
distrugge in un momento e può con scosse un po’
meno lievi annientare del tutto all'improvviso (subitamente).
Su questi pendii sono rappresentate le sorti splendide e in continuo
progresso dell’umanità (la citazione proviene dalla dedica che il cugino del poeta, Terenzio Mamiani, premetteva agli Inni Sacri).
(http://www.parafrasando.it/LaGinestra.htm)
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