La natura l'avea dotato, come notai, di una immaginativa che trasportando l'anima a un avvenimento o favoloso o lontano, quasi fosse vero e presente, gli facea conoscere e sentire quelle perturbazioni medesime che dovettero avere i personaggi di quella storia; e assistevalo costantemente finché le avesse ritratte con quella evidenza con cui le avea concepute.
Questo dono raro ne' poeti, rarissimo ne' pittori, niuno l'ebbe in grado eminente più che Raffaello. Le sue figure veramente amano, languiscono, temono, sperano, ardiscono; mostrano ira, placabilità, umiltà, orgoglio, come mette bene alla storia: spesso chi mira que' volti, que' guardi, quelle mosse, non si ricorda che ha innanzi una immagine; si sente accendere, prende partito, crede di trovarsi in sul fatto.
abate Luigi Lanzi - Storia pittorica d'Italia
sabato 19 novembre 2011
Paura e fantasia
Sancho Panza pendeva dalle labbra di don Chisciotte, e non diceva parola, ma solo di tanto in tanto si girava per vedere se poteva scorgere i cavalieri e i giganti, che il suo padrone andava nominando, e siccome non ne vedeva nessuno, gli disse:
- Signore, il diavolo mi prenda se vedo apparire i giganti o i cavalieri, di quelli che la signoria vostra ha nominato. Io, almeno, non li vedo, chissà che anche questo non sia tutto un incantesimo, come quello di stanotte.
- Come fai a dire ciò? Rispose don Chisciotte -. Non senti il nitrire dei cavalli? Il suono delle chiarine? Il rullo dei tamburi?
- Io non sento altro - rispose Sancho - se non un gran belare di pecore e montoni.
Ed era vero, perchè le due greggi erano ormai vicine.
- È la paura, Sancho - disse don Chisciotte -, che non ti fa vedere né sentire bene, in quanto uno degli effetti della paura è quello di turbare i sensi e fare in modo che le cose non appaiano effettivamente come realmente sono.
Cervantes - Don Chisciotte della Mancha
- Signore, il diavolo mi prenda se vedo apparire i giganti o i cavalieri, di quelli che la signoria vostra ha nominato. Io, almeno, non li vedo, chissà che anche questo non sia tutto un incantesimo, come quello di stanotte.
- Come fai a dire ciò? Rispose don Chisciotte -. Non senti il nitrire dei cavalli? Il suono delle chiarine? Il rullo dei tamburi?
- Io non sento altro - rispose Sancho - se non un gran belare di pecore e montoni.
Ed era vero, perchè le due greggi erano ormai vicine.
- È la paura, Sancho - disse don Chisciotte -, che non ti fa vedere né sentire bene, in quanto uno degli effetti della paura è quello di turbare i sensi e fare in modo che le cose non appaiano effettivamente come realmente sono.
Cervantes - Don Chisciotte della Mancha
Giganti e mulini
A un certo punto, videro in lontananza trenta o quaranta mulini a vento che si trovavano in quelle campagne, e subito don Chisciotte disse al suo scudiero:
- La fortuna guida le nostre cose meglio di quanto noi stessi potremmo desiderare; perchè guarda lì amico Sancho Panza, ecco una trentina, o poco più, di giganti smisurati, io ho intenzione di combattere con essi e di togliere la vita a tutti, in modo che le loro spoglie cominceranno ad arricchirci, giacchè questa è una buona guerra ed è servire Dio spazzare via una così triste semenza dalla faccia della terra.
- Di quali giganti parla? - disse Sancho Panza.
- Quelli che vedi laggiù - rispose il padrone - con quelle braccia così lunghe; alcuni le hanno di quasi due leghe.
- Guardi bene, la signoria vostra - aggiunse Sancho -, che quelli laggiù non sono giganti, ma mulini a vento, e quelle che le sembrano braccia sono pale che, girate dal vento, fanno muovere la pietra del mulino.
- Come si vede - disse don Chisciotte - che non sei pratico di avventure: quelli son giganti; e, se hai paura, fatti da parte, e mettiti a pregare, mentre io entrerò con essi in fiera e impari battaglia.
Cervantes - Don Chisciotte della Mancha
- La fortuna guida le nostre cose meglio di quanto noi stessi potremmo desiderare; perchè guarda lì amico Sancho Panza, ecco una trentina, o poco più, di giganti smisurati, io ho intenzione di combattere con essi e di togliere la vita a tutti, in modo che le loro spoglie cominceranno ad arricchirci, giacchè questa è una buona guerra ed è servire Dio spazzare via una così triste semenza dalla faccia della terra.
- Di quali giganti parla? - disse Sancho Panza.
- Quelli che vedi laggiù - rispose il padrone - con quelle braccia così lunghe; alcuni le hanno di quasi due leghe.
- Guardi bene, la signoria vostra - aggiunse Sancho -, che quelli laggiù non sono giganti, ma mulini a vento, e quelle che le sembrano braccia sono pale che, girate dal vento, fanno muovere la pietra del mulino.
- Come si vede - disse don Chisciotte - che non sei pratico di avventure: quelli son giganti; e, se hai paura, fatti da parte, e mettiti a pregare, mentre io entrerò con essi in fiera e impari battaglia.
Cervantes - Don Chisciotte della Mancha
domenica 13 novembre 2011
Libertà va cercando
Libertà va cercando, ch’è sì cara,
come chi per lei vita rifiuta.
Dante - Purgatorio, I
Sul soglio di Pietro siedono lupi rapaci, ma questo mondo è
abitato da pecore matte.
Le pecore matte sono la grande maggioranza, ma la loro
ignoranza non le scuserà.
La giustizia divina le punirà: anche quelle che ad esempio fanno
il male senza saperlo, quelle che seguono il male, quelle che obbediscono al
male dei lupi rapaci.
Ma lupi e pecore non stanno in questa valle di lacrime come
in una prigione. Da questa prigione ci si può liberare: c’è dato lume, c’è data
innata libertate. La libertate ci viene directe, imediate a deo:
il dono della libertà non passa attraverso stelle, attraverso cieli, non è determinata
da cause fisiche. Dio infonde questo dono nella nostra anima senza mediazioni
di sorta: innata libertate. Questo è il sommo dono per
Dante: non la vita, ma la libertà.
Attraverso il dono della libertà noi possiamo liberarci
dalla prigione dove stanno le pecore matte, i lupi: non siamo necessitati ad
abitare con loro, possiamo andare verso la libertà. Questo è il tema della
divina commedia: è la conversione, conversum
in deum: riattingere il luogo da cui ci è venuta la libertà, liberarci per
riportare questo dono al suo fattore.
sabato 5 novembre 2011
Tetto di vetro
E bada bene che è da cretino,
quando il tetto che ti copre è di vetro,
raccogliere nelle mani delle pietre,
per lanciarle addosso al tuo vicino.
Cervantes - Don Chisciotte della Mancha
quando il tetto che ti copre è di vetro,
raccogliere nelle mani delle pietre,
per lanciarle addosso al tuo vicino.
Cervantes - Don Chisciotte della Mancha
Carcere e ingegno
Che cosa poteva generare lo sterile ed incolto mio ingegno, se non la storia di un figlio secco, emaciato, bizzarro e pieno di strane idee mai venute in mente a nessuno, proprie di chi è nato in carcere, dove sono di casa i disagi ed ogni sinistro rumore? La tranquillità, la pace del luogo, l'amenità dei campi, la serenità dei cieli, il mormorio delle fonti, la quiete dello spirito contribuiscono affinché le muse più sterili si mostrino feconde ed offrano al mondo creature tali da riempirlo di meraviglia e di gioia.
Cervantes - Don Chisciotte della Mancha
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