A scuola si sorprendeva a pensare a quale ragazza potesse sposare e portare a vivere con sé in quella casa. Dopo il viaggio a Whippany con la squadra, doveva solo sentire qualcuno dire «pietra», o anche «ovest», per immaginarsi mentre tornava dopo il lavoro in quella casa dietro gli alberi e vedere sua figlia, la sua bambina, dondolarsi sull'altalena che aveva costruito per lei. Pur essendo solo in prima liceo, poteva immaginare una figlia tutta sua che correva a baciarlo, vedere lei che si gettava tra le sue braccia, se stesso che la portava a cavalluccio dentro e che camminava fino alla cucina dove, ritta col grembiule davanti ai fornelli, a preparargli la cena, ci sarebbe stata la madre adorante della bambina, che sarebbe stata la ragazza di Weequahic, qualunque fosse, che si era seduta ancheggiando nella poltrona davanti alla sua al cinema Roosevelt l'ultimo venerdi, con i capelli sparsi sulla spalliera, cosi vicini che lo Svedese avrebbe potuto carezzarli, se ne avesse avuto il coraggio. Per tutta la vita aveva sempre avuto questa capacità d'immaginarsi, d'immaginarsi completo.
Philip Roth, Pastorale Americana
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