So dall'adolescenza che le mappe giuste non servono a orientarsi ma a sognare percorsi, e magari a ricordarli ad avventura conclusa. Per l'avventura padana ne avevo fatta una a mano, come già altre volte nei miei viaggi importanti: una striscia di carta di tre metri per sessanta centimetri, apribile a fisarmonica. Ci avevo speso sopra parecchie settimane, riempiendola maniacalmente di annotazioni, ma non era mai finita perché ci aggiungevo ancora nomi e luoghi, forse nel tentativo di farla diventare anch'essa fiume, su scala uno a uno. L'idea me l'aveva data Marlow in Cuore di tenebra. "Cera un fiume di enorme grandezza," dice l'eroe conradiano, "e tu potevi vederlo sulla carta simile a un gigantesco serpente interamente snodato, con la testa nel mare, il corpo adagiato lungo una lontana linea sinuosa per quella vasta plaga, e la coda perduta nelle profondità del territorio. Davanti a quella carta nella vetrina di quel negozio restavo affascinato come un serpente davanti a un uccello."
Paolo Rumiz, Morimondo
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