sabato 8 luglio 2023

Farinata degli Uberto

«La tua loquela ti fa manifesto
di quella nobil patria natio,
a la qual forse fui troppo molesto».
Subitamnente questo suono uscio
d'una de l'arche; però m'accostai,
temendo, un poco più al duca mio.
Ed el mi disse: «Volgiti! Che fai?
Vedi là Farinata che s'è dritto:
da la cintola in sù tutto 'l vedrai».
lo avea già il mio viso nel suo fitto;
ed el s'ergea col petto e con la fronte
com' avesse l'inferno a gran dispitto.
E l'animose man del ducae pronte
mi pinser tra le sepulture a lui,
dicendo: «Le parole tue sien conte».
Com' io al piè de la sua tomba fui,
guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso,
mi dimandò: «Chi fuor li maggior tui?».
Io ch'era d'ubidir disideroso,
non gliel celai, ma tutto gliel' apersi;
ond' ei levò le ciglia un poco in suso;
poi disse: «Fieramente furo avversi
a me e a miei primi e a mia parte,
sì che per due fiate li dispersi».
«S'ei fur cacciati, ei tornar d'ogne parte»,
rispuos' io lui, «'una e l'altra fiata:
ma i vostri non appreser ben quell'arte»

Dante, Inferno, canto X

lunedì 3 luglio 2023

Dodici anni

Avevamo solo dodici anni, troppi giovani per restare cupi a lungo.

Madeline Miller, La canzone di Achille 

domenica 2 luglio 2023

Che aspettiamo?

Perciò sto sempre male: qui, fuori di qui
e in casa. Sto anche peggio quando mi sembra che, tranne noi, non ci sia più nessuno che abbia abbastanza polso da decidersi a darsi una scossa. A noi non mancano né la salute né i mezzi né un posto per andarcene via. Un sacco di gente, che ha risorse economiche come noi, non fa più nessuna distinzione fra cose oneste e cose disoneste, o si limita a quelle che soddisfano i suoi appetiti: soli o accompagnati, fanno tutti i loro porci comodi. Non soltanto quelli liberi da voti religiosi, ma persino quelli racchiusi nei monasteri hanno gettato alle ortiche anche la mutanda insieme alla tonaca, inducendosi a credere che, se sta bene agli altri, sta bene anche a loro e, infrante le leggi dell'abnegazione, alzano il saio davanti e dietro nell'idea che l'unica maniera di scampare sia trasformare gli altari in postriboli. Se le cose stanno cosi - e stanno cosi - che ci stiamo a fare noi qui? che aspettiamo? che sognamo? perché siamo più pigre e indifferenti alla nostra salute degli altri cittadini? abbiamo forse perduto ogni rispetto per la nostra vita? o ci illudiamo che, tanto, la vita è legata al nostro corpo con catene talmente resistenti da non doverci preoccupare di niente, che niente può ingiuriarla o strapparcela? ma dico, stiamo dando i numeri? Neanche le oche pensano così.

Giovanni Boccaccio, Decamerone, traduzione Aldo Busi

Peste e angoscia

Lasciamo pure perdere il fato che ogni cittadino aveva schifo di ogni altro, che quasi nessun vicino si curava dell'altro, che i parenti avevano diradato le visite reciproche fino a zero al quoto a parte qualche saluto da molto lontano: la cosa grave era che l'angoscia s'era incuneata con tale sanguinarietà nei cuori della gente che il fratello abbandonava il fratello e spesso la moglie il marito e (da non credere per l'abominio) i genitori i figli come se non fossero i loro, schifati al pensiero di rendergli visita al capezzale.

Giovanni Boccaccio, Decamerone, traduzione Aldo abusi

sabato 1 luglio 2023

Sensazione

Emergeva una sensazione. Qualcosa di simile alla paura per il modo in cui mi colmava e cresceva nel mio petto. Qualcosa di simile alle lacrime per il modo improvviso in cui arrivava. Ma non era nessuna delle due, perché era esuberante e non greve, luminosa e non spenta. In vita mia avevo già conosciuto l'appagamento, brevi frammenti di tempo a cui mi ero dedicato a qualche piacere solitario: far rimbalzare sassi sul pelo dell'acqua, giocare a dadi, sognare. Ma in realtà si era trattato non tanto di una presenza quanto di un'assenza, di una sospensione della paura: mio padre non era nelle vicinanze, e neanche gli altri ragazzi. Non avevo fame, non ero stanco, non stavo male.
Questa sensazione invece era diversa. Mi sorprende o a sogghignare finché non mi facevano male le guance, e il mio cuoio capelluto mi formicolava così tanto che pensavo fosse sul punto di staccarsi dal mio cranio. La mia lingua era sciolta, inebriata dalla libertà.

Madeline Miller, La canzone di Achille