domenica 2 luglio 2023

Che aspettiamo?

Perciò sto sempre male: qui, fuori di qui
e in casa. Sto anche peggio quando mi sembra che, tranne noi, non ci sia più nessuno che abbia abbastanza polso da decidersi a darsi una scossa. A noi non mancano né la salute né i mezzi né un posto per andarcene via. Un sacco di gente, che ha risorse economiche come noi, non fa più nessuna distinzione fra cose oneste e cose disoneste, o si limita a quelle che soddisfano i suoi appetiti: soli o accompagnati, fanno tutti i loro porci comodi. Non soltanto quelli liberi da voti religiosi, ma persino quelli racchiusi nei monasteri hanno gettato alle ortiche anche la mutanda insieme alla tonaca, inducendosi a credere che, se sta bene agli altri, sta bene anche a loro e, infrante le leggi dell'abnegazione, alzano il saio davanti e dietro nell'idea che l'unica maniera di scampare sia trasformare gli altari in postriboli. Se le cose stanno cosi - e stanno cosi - che ci stiamo a fare noi qui? che aspettiamo? che sognamo? perché siamo più pigre e indifferenti alla nostra salute degli altri cittadini? abbiamo forse perduto ogni rispetto per la nostra vita? o ci illudiamo che, tanto, la vita è legata al nostro corpo con catene talmente resistenti da non doverci preoccupare di niente, che niente può ingiuriarla o strapparcela? ma dico, stiamo dando i numeri? Neanche le oche pensano così.

Giovanni Boccaccio, Decamerone, traduzione Aldo Busi

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