martedì 18 dicembre 2012

Solco

Quando tornavo a casa raccontavo ai miei che a scuola tutti dicevano che ero simpatico e inventavo storie divertenti che mi erano successe.

Ma più inscenavo questa farsa più mi sentivo diverso. Il solco che mi divideva dagli altri si faceva più profondo. Da solo ero felice, con gli altri dovevo recitare.

Io e te - Niccolò Ammaniti

Tutto semplice

Certo, ripeto, era pieno di fascino il Mussolini e mio nonno se lo stava a sentire estasiato, perché parlava addirittura meglio del Rossoni: frasi secche e incisive che tu capivi subito. Con lui pareva tutto semplice, non i ragionamenti complicati che ci vuole l'avvocato per capirli.

Canale Mussolini - Antonio Pennacchi

Tutto semplice

Certo, ripeto, era pieno di fascino il Mussolini e mio nonno se lo stava a sentire estasiato, perché parlava addirittura meglio del Rossoni: frasi secche e incisive che tu capivi subito. Con lui pareva tutto semplice, non i ragionamenti complicati che ci vuole l'avvocato per capirli.

Canale Mussolini - Antonio Pennacchi

Come sei bella

Una mattina mia nonna s'è alzata come al solito e ha visto però che lui non lo faceva, restava nel letto a impigrirsi. Allora lo ha guardato accigliata come a dire: «Che aspetti?».

Lui ha fatto: «Al son drìo non sentirme tanto bèn. Al resto in leto inquò». E non s'è più alzato, e venti giorni dopo, una sera, lei gli si è seduta a fianco e lui le ha detto, con voce fioca: «Come te sì bèa».

Lei ha risposto: «No, caro: te sì tì che te sì bèo», e lui poco dopo è morto.

Lei era andata avanti e indietro su e giù per le scale per tutti i venti giorni ad accudirlo come un bambino e dopo morto se lo è voluto lavare e vestire

Canale Mussolini - Antonio Pennacchi

Furia

Mica che uno va in giro tutto il santo giorno a dire alla gente: «Guardate che ho la furia appresso». Uno se la porta dentro, nascosta bene bene in una piega dell'anima e magari non esce mai fuori. Ma poi salta il giorno in cui meno te lo aspetti e ti pungono sul vivo, nel vivo di quella piega d'anima e la furia esce fuori e prende il sopravvento e tu dopo dici: «Ma che è successo? Io non lo volevo fare. Torniamo indietro di un minuto solo, vi prego, torniamo a tutto com'era prima». E invece niente sarà più come prima e magari ci fosse, quel giorno, tua madre per piangerle addosso.

Canale Mussolini - Antonio Pennacchi

La mosca

Adidas, i jeans con i buchi, la felpa nera con il cappuccio. Mi sono tolto la riga e mi sono fatto crescere i capelli. Volevo anche l'orecchino ma mia madre me lo ha proibito. In cambio, per Natale, mi hanno regalato il motorino. Quello più comune.

Camminavo come loro. A gambe larghe. Buttavo lo zaino a terra e lo prendevo a calci.

Li imitavo con discrezione. Da imitazione a caricatura è un attimo.

Durante le lezioni me ne stavo al banco facendo finta di ascoltare, ma in realtà pensavo alle cose mie, mi inventavo storie di fantascienza. Andavo pure a ginnastica, ridevo alle battute degli altri, facevo scherzi idioti alle ragazze. Un paio di volte ho anche risposto male ai professori. E ho consegnato il compito in classe in bianco.

La mosca era riuscita a fregare tutti, perfettamente integrata nella società delle vespe. Credevano che fossi uno di loro.

Io e te - Niccolò Ammaniti

Umorismo

Avrei potuto dire cose divertenti e farli ridere mentre si mettevano gli sci. Fare imitazioni, battute. A me non venivano mai battute divertenti in pubblico. Bisogna essere molto sicuri di sé per fare le battute in pubblico.

- Senza umorismo la vita è triste, - ho detto.

- Parole sante, - ha risposto una signora accanto a me.

Io e te - Niccolò Ammaniti

Insetto

Piano piano ho capito come comportarmi a scuola. Mi dovevo tenere in disparte, ma non troppo, sennò mi notavano.

Mi confondevo come una sardina in un banco di sardine. Mi mimetizzavo come un insetto stecco tra i rami secchi. E ho imparato a controllare la rabbia. Ho scoperto di avere un serbatoio nello stomaco, e quando si riempiva lo svuotavo attraverso i piedi e la rabbia finiva a terra e penetrava nelle viscere del mondo e si consumava.

Io e te - Niccolò Ammaniti

domenica 11 novembre 2012

Musica senza parole

Io gli studi leggiadri
Talor lasciando le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la mglior parte,
D'in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch'io sentiva in seno.

Leopardi - A Silvia (vv. 15-27)

sabato 3 novembre 2012

A che vale

Dimmi, o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale

Leopardi - Canto notturno di un pastore errante dell'Asia v. 16-20

Spazio indicibile

Quelli [i Troiani] stettero tutta la notte lungo i sentieri di guerra
a coltivare grandi speranze, e molti fuochi erano accesi.
Come quando le stelle del cielo, attorno alla luna che splende,
appaiono visibilissime, mentre l'aria è senza vento;
e appaiono tutte le rupi e le cime dei colli e delle valli;
e uno spazio indicibile si apre sotto la volta del cielo,
e si vedono tutte le stelle, e gioisce il pastore in cuor suo.

Iliade versi 553 - 561

venerdì 26 ottobre 2012

Pena

Per molte mattine lo hanno veduto in quel bosco, gonfiare con le sue lacrime la prima rugiada dell'alba, unire alle nuvole le nuvole dei suoi sospiri.

Romeo e Giulietta - Shakespeare atto I

Amore e mare

JULIET 
But to be frank, and give it thee again.
And yet I wish but for the thing I have:
My bounty is as boundless as the sea,
My love as deep; the more I give to thee,
The more I have, for both are infinite.

Romeo and Juliet
2nd Act
Shakespeare

domenica 14 ottobre 2012

Spezzati

Il mondo ci spezza tutti quanti. Ma solo alcuni diventano più forti là dove sono stati spezzati.

Ernest Hemingway

Resilienza

Saper incassare e stringere e denti, incamerare delusioni e sconfitte perseverando, patire disagi del corpo e della mente senza batter ciglio: sono capacità sempre più rare nella societá attuale. Eppure rappresentano la quintessenza della resilienza.

Pietro Trabucchi - Resisto dunque sono

Fallire

Un uomo può fallire molte volte, ma non diventa un fallito finchè non comincia a dare la colpa a qualcun altro.

Edgar Rice Burroughs

martedì 4 settembre 2012

Humor

Chi ride con humor, ride prima di tutto di se stesso, della propria precedente rigidità, di essersi lasciato catturare da uno, ritenuto l'unico esistente, dei molti modi possibili di inquadrare gli eventi.

Arte di ascoltare e mondi possibili - Marianella Sclavi

Capire

Se vuoi capire quel che un altro sta dicendo devi assumere che ha ragione.

Arte di ascoltare e mondi possibili - Marianella Sclavi

domenica 2 settembre 2012

Cambiare

Dio mi ha concesso la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, e la saggezza di cogliere la differenza.

Reinhold Nieburh (motto degli alcolisti anonimi)

Crederci

Nell'autunno successivo alle Olimpiadi di Atene 2004 passai una settimana in ritiro con i nuotatori della forte compagine milanese della DDS, tra i quali c'era Federica Pellegrini, reduce dalla medaglia d'argento olimpica. Alla fine della settimana chiesi un favore a Federica: "Se tu dovessi mandare un messaggio che condensi tutta l'esperienza che hai fatto finora a dei giovanissimi desiderosi di intraprendere lo sport ad alto livello, cosa diresti loro in tre parole?" Federica non ebbe esitazioni. "Direi loro, se hanno un sogno, di crederci, crederci fino in fondo perché questa
è la sola chiave che ti porta in alto" rispose.

Resisto dunque sono, Pietro Trabucchi

sabato 21 luglio 2012

Antica abitudine serale

E gli prendeva, nella delusione, nostalgia: la striscia di sole che cadeva, in pulviscolo dorato, sul tavolino, illuminava il frullo delle ragazze in bicicletta nelle strade dell'Emilia, la filigrana degli alberi in un cielo bianco; e una grande casa dove la città si abbandonava alla campagna, dolcissima nel lume della sera e del ricordo: «dove tu manchi» si diceva con le parole di un poeta della sua terra «all'antica abitudine serale»; parole che il poeta aveva scritto per un fratello morto, e nella pietà di sé lontano, e nella delusione, il.capitano Bellodi un po' morto si sentiva.
Il giorno della civetta - Sciascia

Popolo e democrazia

Il popolo, la democrazia - disse il vecchio .... - sono belle invenzioni: cose inventate a tavolino, da gente che sa mettere una parola in culo all'altra e tutte le parole in culo all'umanità. Un bosco di corna l'umanità...

Il giorno della civetta - Sciascia

martedì 10 luglio 2012

Libertà

Rinunciare a quell'insopportabile giogo della Terra che gli uomini credono libertá non è forse tanto penoso quanto credete.

Jules Verne - Ventimila leghe sotto i mari

Civiltá

Signor professore - ribatté vivacemente il comandante - io non sono quello che voi chiamate un uomo civile! Ho rotto con la società intera per ragioni che io solo ho il diritto di giudicare. Quindi non ubbidisco alle sue regole, e vi chiedo di non invocarle davanti a me!

Jules Verne - Ventimila leghe sotto i mari

lunedì 2 luglio 2012

Silenzio

Impara a restare in silenzio ... lascia che la mente tranquilla ascolti e assorba

Pitagora

mercoledì 27 giugno 2012

Reagire alle difficoltà

La gente non è disturbata dalle cose in sé, ma dall'opinione che ha di esse.

Epitetto

Le persone non sono vittime passive degli eventi stressanti. Leggiamo le difficoltà e ci stressiamo in base a come «leggiamo» le nostre capacità di farvi fronte.

Pietro Trabucchi

sabato 14 aprile 2012

Colore come strumento - Rothko







Una prima sensazione che si potrebbe provare osservando questa tela è quella di smarrimento e incertezza. Infatti il dipinto richiede allo spettatore uno sforzo emotivo per il quale spesso non si è pronti. La nota predominante di colore rosa galleggia impalpabile, confondendo i propri contorni di colori sfumati con altre zone di colore verde, grigio, arancio, blu, bianco azzurro. Il nostro sguardo vaga alla ricerca di una forma, di un discorso finito, e alla fine si lascia avvolgere dalle emozioni che questi colori suscitano. Mark Rothko, l’autore della tela (N. 19 Senza titolo, 1949), in più di un’occasione ha rimarcato nella sue interviste di non essere un pittore astratto. A lui interessava esprimere le emozioni dell’uomo, coinvolgere e commuovere lo spettatore. Anzi  una volta ha addirittura detto che le persone che piangono davanti ai suoi quadri, stanno vivendo la stessa esperienza religiosa che ha vissuto lui quando li ha dipinti.
Realizzata nel 1949, questa tela appartiene ad una serie di lavori che segnano una inversione di stile in Rothko, che abbandona la raffigurazione biomorfica dei primi anni, per realizzare quadri monumentali. I cosiddetti multiforms sono caratterizzati da una essenzialità e semplicità, e ottenuti sovrapponendo strati di colore, brillante o cupo, sfumato e brillante. Il critico Clement Greenberg incluse Rothko nel gruppo dei pittori denominato color feel painting, interno al movimento dell’espressionismo astratto. Si trattava di pittori che prediligevano la stesura si tele di canapa di grandi dimensioni di ampie superfici di colore puro. Rothko cercò invece di prendere sempre le distanze dall’espressionismo astratto, sia da ogni altro movimento o etichetta, proprio perché considerava il colore uno strumento per realizzare i propri quadri, non esso stesso il soggetto dei propri quadri. I dipinti, nella sua concezione, sono table vivent dell’incomunicabilità umana, e dunque custodiscono un contenuto fortemente spirituale. Essi si elevano ad una dimensione atemporale, rifuggendo ad ogni lettura definitiva o oggettiva, legandosi così con lo spettatore in un rapporto emozionale profondo.


Spazio americano


Si pensa ai pionieri che nel XIX secolo solcavano in un grande volo sulla terra l'intero continente americano, da est veso ovest. Si pensa a tutta quella massa di gente in movimento che si spostava per inseguire un sogno. Si pensa al momento in cui lasciarono la costa dell'Altlantico, da Baltimora o magari da Richmond, disponendosi a un viaggio talmente lungo da essere senza tempo. E molti tra loro non sarebbero neppure arrivati. Ma poi, arrivare dove? Si attraversavano le pianure arse d'estate o sparse di tutto il bianco della neve d'inverno; si incontravano piccoli torrenti da guadare o fiumi enormi da superare.
Se si pensa all'America, si pensa a una vastità di spazi, alla dimensione dell'immenso e dell'infinito che per tutti noi è nata dalla letteratura dei libri e dalla visione dei film.
E anche quando a entrare in scena sono i pittori del XX secolo, noi compendiamo benissimo come la vertigine di quello spazio ottocentesco per la prima volta percorso, e anche da tanti pittori, resti ne cuore di tutti. Quelle pianure senza fine, quei corsi d'acqu tesi fino al nulla, insomma l'intera vastità della natura, sono rinati negli occhi di chi ha cercato modi nuovi per dipingere il senso di una vita dentro l'America. Anche quando Pollock dipingeva a metà del secolo il groviglio della materia colante; anche quando egli tesseva la sua tela di ragno colorata e fluttuante nel vuoto della luna. Anche quando Rothko e Morris Luis inondavano dei loro rossi dilavati la tela, rendendola fluttuante nel vuoto della luna. Anche quando Gorky tempestava quella stessa tela rimasta quasi intatta e linda, candida, di segni e graffiti, di trafitture, anche in tutti questi casi a tornare alla mente era il grande spazio americano, da cui tutto era sorto.

Marco Goldin, da Hopper a Warhol