Una prima sensazione che si potrebbe provare osservando
questa tela è quella di smarrimento e incertezza. Infatti il dipinto richiede
allo spettatore uno sforzo emotivo per il quale spesso non si è pronti. La nota
predominante di colore rosa galleggia impalpabile, confondendo i propri contorni
di colori sfumati con altre zone di colore verde, grigio, arancio, blu, bianco
azzurro. Il nostro sguardo vaga alla ricerca di una forma, di un discorso
finito, e alla fine si lascia avvolgere dalle emozioni che questi colori
suscitano. Mark Rothko, l’autore della tela (N. 19 Senza titolo, 1949), in più
di un’occasione ha rimarcato nella sue interviste di non essere un pittore
astratto. A lui interessava esprimere le emozioni dell’uomo, coinvolgere e
commuovere lo spettatore. Anzi una volta
ha addirittura detto che le persone che piangono davanti ai suoi quadri, stanno
vivendo la stessa esperienza religiosa che ha vissuto lui quando li ha dipinti.
Realizzata nel 1949, questa tela appartiene ad una serie di
lavori che segnano una inversione di stile in Rothko, che abbandona la
raffigurazione biomorfica dei primi anni, per realizzare quadri monumentali. I
cosiddetti multiforms sono
caratterizzati da una essenzialità e semplicità, e ottenuti sovrapponendo strati
di colore, brillante o cupo, sfumato e brillante. Il critico Clement Greenberg incluse
Rothko nel gruppo dei pittori denominato color
feel painting, interno al movimento dell’espressionismo astratto. Si trattava
di pittori che prediligevano la stesura si tele di canapa di grandi dimensioni
di ampie superfici di colore puro. Rothko cercò invece di prendere sempre le
distanze dall’espressionismo astratto, sia da ogni altro movimento o etichetta,
proprio perché considerava il colore uno strumento per realizzare i propri
quadri, non esso stesso il soggetto dei propri quadri. I dipinti, nella sua
concezione, sono table vivent dell’incomunicabilità
umana, e dunque custodiscono un contenuto fortemente spirituale. Essi si elevano
ad una dimensione atemporale, rifuggendo ad ogni lettura definitiva o oggettiva,
legandosi così con lo spettatore in un rapporto emozionale profondo.
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