Per Socrate "politica", ovvero uso della parola, vuol dire educazione. Questo è l'elemento discriminante rispetto all'uso della parola che la politica contemporanea gli testimonia: nella sua visione, educazione e politica sono così stretti da essere coincidenti, al punto che un paragone tratto dalla Vita Privata, come accade di vedere in un passo del Simposio di Senofonte, gli risulta veicolo illuminante per spiegare quanto al politico spetti essenzialmente di educare. L'episodio socratico si trova in un dialogo meno noto degli altri di Senofonte (il Simposio), nel quale Socrate assiste assieme ad altri amici a scene divertenti: c'è una danzatrice giocoliera che riesce a far miracoli con la sua bravura, che lancia anelli e cerchi per aria e li recupera, bravissima nella danza. Socrate ne trae spunto in modo un po' sornione, per avviare il discorso che gli sta a cuore, dicendo: "come vedete la natura femminile non è dunque inferiore a quella maschile, se è capace di tanta bravura". E a quel punto si sente dire da uno dei suoi ascoltatori più assidui, Antistene: "ma perchè allora non cominci tu ad istruire la donna che ti è più vicina, cioè tua moglie Santippe, la donna tra le più fastidiose che vi sono e vi furono e che mai vi saranno?". Questo argomento potrebbe sembrare una stoccata che smentisce la tesi socratica dell'ammaestramento possibile. La risposta di Socrate però e quanto mai calzante: "resto con Santippe perché quanti vogliono diventare cavallerizzi non usano i cavalli più docili, ma quelli più focosi, pensando che se riescono a domare questi, reggeranno facilmente anche gli altri; e così io, volendo frequentare gli uomini e trattare con loro", che è il mestiere che fa l'uomo pubblico, "mi son preso quella moglie, ben sapendo che se riesco a sopportarla, potrò facilmente stare insieme con gli altri". Dunque ancora una volta la funzione di chi deve ammaestrare è quella di chi deve affrontare un avversario, un antagonista, e tramite la parola proporre modelli positivi.
Luciano Canfora - Socrate
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