martedì 22 gennaio 2013

Lettura

Torno nella sala di lettura, sprofondo nel divano e ancora una volta mi immergo nel mondo delle Mille e una notte. E la realtà che mi circonda, come in una dissolvenza cinematografica, sparisce progressivamente. Resto solo, e penetro fra le pagine del libro. Questa è la sensazione che più amo in assoluto.

Kafka sulla spiaggia - Haruki Murakami

Nella colonia penale

— Kafka, più che dare delle spiegazioni sullo stato in cui ci troviamo a vivere, preferisce spiegare in modo puro e meccanico quella macchina complicata. Cioè... —
Mi fermo ancora un momento per pensare. — Così facendo lui riesce a spiegare chiaramente, meglio di chiunque altro, la condizione in cui tutti ci troviamo. E lo fa senza parlarne direttamente, ma descrivendo nei minimi particolari il funzionamento della macchina.


Kafka sulla spiaggia / Haruki Murakami

Lottare

Apro le mani e le guardo con attenzione. A che scopo faccio sempre tutti questi sforzi? Perché devo lottare così disperatamente per vivere?
Mah, scuoto la testa e smetto di guardare fuori. Smetto di fantasticare su cosa sarà da qui a cento anni. Cerco di pensare solo al presente. In biblioteca ci sono libri che devo assolutamente leggere, e in palestra ci sono attrezzi con i quali devo esercitarmi. Tanto a che mi serve pensare a cose ancora così di là da venire?


Kafka sulla spiaggia - Haruki Murakami

Libero .... solo

Sono libero, mi dico. Chiudo gli occhi e per un po’ penso a questa mia nuova libertà. Ma non riesco a capire bene che cosa significhi il fatto che sono libero. Quello che capisco adesso è semplicemente che sono solo. Solo e in un paese che non conosco. Come un esploratore solitario che ha perso bussola e mappa. È questo che significa essere liberi? Non lo so, e allora rinuncio a pensarci.

Kafka sulla spiaggia - Haruki Murakami

Lampioni

Ogni tanto mi sveglio e attraverso le tendine da poco prezzo guardo il paesaggio dell’autostrada di notte. Le gocce di pioggia colpiscono con violenza, rumorosamente, i finestrini, e stingono la luce dei lampioni che costeggiano la strada. I lampioni si susseguono a intervalli regolari, all’infinito, come se dovessero misurare l’intera superficie della terra. Ogni nuova luce che appare, dopo un istante è già vecchia, e indietreggia svanendo alle nostre spalle.

Kafka sulla spiaggia Haruki Murakami

Fiume ingrossato

Ma quando cerchi silenzio, ecco la voce incessante di una profezia, una voce che a volte preme quella specie di interruttore segreto nascosto da qualche parte nella tua mente.
Il tuo cuore assomiglia a un grande fiume ingrossato da lunghe piogge. Tutti i segnali stradali sono stati sommersi dalla corrente e trascinati in qualche luogo oscuro. Mentre la pioggia continua a cadere violenta sul fiume. Ogni volta che vedi ai notiziari immagini di inondazioni come questa, pensi: Ecco, dentro di me è esattamente così.


Kafka sulla spiaggia Haruki Murakami

Confusione

È capitato a volte che il muro altissimo che avevo costruito intorno a me sia andato in frantumi. Non di frequente, ma è accaduto. Senza che me ne accorgessi, il muro si è dissolto e io mi sono ritrovato nudo di fronte al mondo. In quei momenti ero assalito da una grande confusione. Una confusione terribile. E in mezzo a quella confusione, c’era la profezia. La profezia era sempre lì, torbida come acqua stagnante.
La profezia è sempre lì, torbida come acqua che ristagna nel buio.
Di solito si nasconde in qualche luogo sconosciuto. Ma arriva un momento in cui cresce silenziosamente e trabocca, invadendo con il suo freddo ogni tua cellula, e in questa crudele inondazione annaspi e affoghi. Ti attacchi al portello per la ventilazione che è vicino al soffitto, e cerchi disperatamente l’aria fresca di fuori. Ma l’aria che puoi aspirare da lì si consuma in fretta e la gola comincia a bruciare. Elementi normalmente in contrasto come acqua e sete, freddo e febbre, uniscono le loro forze per attaccarti.


Kafka sulla spiaggia / Haruki Murakami

Conoscenze e tecniche

Le conoscenze e le tecniche che vengono insegnate nelle lezioni della scuola media, difficilmente potranno esserti utili nella vita reale: su questo non c’è dubbio. Gli insegnanti sono quasi tutti degli incapaci. Lo so bene. Però, ascolta, tu stai per scappare di casa. E può darsi che non avrai mai più occasione di frequentare una scuola, perciò ti conviene assorbire fino in fondo tutte le nozioni che ti vengono impartite in classe, che ti piacciano o meno. Devi diventare una carta assorbente. In seguito, farai sempre in tempo a decidere cosa mantenere e cosa buttare.

Kafka sulla spiaggia / Haruki Murakami

Biblioteca

Naturalmente nella mia classe non piaccio a nessuno. Ho costruito intorno a me un muro altissimo, che non permetto a nessuno di valicare, e io stesso sto bene attento a non uscirne mai. È escluso che un individuo così possa piacere a qualcuno. Gli altri mi tengono a distanza, e diffidano di me. Forse mi considerano sgradevole, e a volte persino mi temono. Ma io sono grato del fatto che mi lascino in pace. Ho una montagna di cose da fare, e devo farle da solo. Quando ho dei momenti liberi, vado alla biblioteca della scuola e leggo avidamente.

Kafka sulla spiaggia - Haruki Murakami

Tempesta di sabbia

Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra col dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te.

E naturalmente dovrai attraversarla, quella violenta tempesta di sabbia. È una tempesta metafisica e simbolica. Ma per quanto metafisica e simbolica, lacera la carne come mille rasoi. Molte persone verseranno il loro sangue, e anche tu forse verserai il tuo. Sangue caldo e rosso. Che ti macchierà le mani. È il tuo sangue, e anche il sangue di altri.
Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi era entrato. Sì, questo è il significato di quella tempesta di sabbia.


Kafka sulla spiaggia / Haruki Murakami

Questa è la vita


Venivano da te, tale e quale agli immigrati nostri che vengono da noi. Ma che non lo sanno pure loro che nove volte su dieci gli si ribalta il barcone e muoiono affogati? Lei sta bene a dirgli: «Guarda che nove volte su dieci muori». Quello ti risponde: «Lo so, ma dieci su dieci muoio se resto a casa mia». Questa è la vita, ognuno s’arrampica sugli specchi per cercare di tirare avanti e di migliorare. S’arrampica sugli altri, su chi si deve arrampicare se no? Gli africani guardano alla fame che hanno e debbono venire per forza qua da noi, dove vuole se no che vadano? E noi per non farci invadere gli dobbiamo affondare le carrette. Cosa vuole che facciamo? Per la fame loro, rinunciamo al benessere nostro? Ma non saremo mica scemi. Ognuno guarda al suo interesse, non è colpa di nessuno.
 
 Canale Mussolini / Antonio Pennacchi

Asciutto


Zio Temistocle, vede, era solo un ragazzo. Alto, robusto pure lui, moro moro come la madre, non biondo come il padre. La fronte altissima, spaziosa, e gli occhi grandi, neri. Era un tipo tranquillo, riservato, non era uomo di grandi chiacchiere, stava a sentire; non aveva bisogno di dire la sua e quando proprio la doveva dire, la diceva con poche parole, preciso, asciutto, ma senza mai un ripensamento. A chi non lo conosceva bene poteva sembrare scontroso, ma non era così, era riservato e basta, non aveva niente da dimostrare, non è che andasse in cerca di far vedere chissà cosa, lui lo sapeva quanto valeva e gli bastava di saperlo lui. 
 
Canale Mussolini - Antonio Pennacchi

Li perdiamo per sempre


Del resto il fascio non è che sembrasse avere preso piede. Lì per lì sì – in giro per Milano – con tutti i signori e i bottegai che dicevano: «Ah, finalmente c’è questo fascio che mette un po’ di ordine, non se ne può più dell’anarchia dei rossi; sempre scioperi, sempre confusione». Però anche a Roma e a Cisterna s’era venuto a sapere subito del fallimento del 16 di novembre 1919, quando il fascio s’era presentato alle elezioni a Milano, e s’era presentato solo a Milano per fare proprio bella figura. Tutti avevano insistito, anche il Rossoni: «Ma perché solo a Milano? Presentiamoci dappertutto».

Ma il Mussolini no: «Dalle altre parti non siamo forti, non siamo neanche conosciuti e se prendiamo pochi voti, poi la gente dice e che è, il partito dei pensionati? e quando mi ci mischio? E così li perdiamo per sempre. È meglio che ci presentiamo qui a Milano e basta che seìmo forti e fémo un bòn risultà, una sporta di deputati e dalle altre parti, dove ancora non ci conoscono, la gente dopo dice pure lì: Guarda questi, ma alora i xè forti; nantra volta i voto anca mì».


Canale Mussolini - Antonio Pennacchi

Maladéti soldà


E la colpa era dei soldati. Soldati che naturalmente erano incazzati da matti pure loro, perché erano stati fino a ieri sui campi di battaglia a giocarsi la pelle e a vedere i meglio amici morire, pensando solo: «Va be’, ma poi quando è finita ci ricompenseranno». Infatti in tutti quegli anni la gente dentro le trincee – in mezzo ai morti e le membra dei feriti – non ce l’hai tenuta solo con le chiacchiere sui sacri destini della patria. A un certo punto – per tenerli ancora lì, col fucile in mano – a tutti questi poveracci avevi promesso che finita la guerra e battuto il nemico, gli davi le terre: «La terra ai contadini». È solo per questo che sono rimasti lì a morire per te. Per la promessa. E invece una volta finita non solo non gli hai dato la terra – «Ma quando mai te l’ho promessa?» – ma gli hai detto pure che era colpa loro: «Maladéti soldà».

Canale Mussolini - Antonio Pennacchi

Fiume


non è che finita la guerra noi siamo stati tanto contenti. Tutti subito a strillare: «La vittoria tradita!» perché ci hanno dato solo Trento, Trieste e l’Istria. Chissà che ci aspettavamo. Tanto che poi D’Annunzio è partito da solo – o meglio, coi suoi legionari – per andarsi a prendere Fiume contro il trattato di pace. Il suo ideologo a Fiume fu proprio l’Alceste De Ambris, che fece la Carta del Carnaro, i consigli di fabbrica, i soviet, i comitati di gestione e il corporativismo. Fiume sembrava quasi la Russia leninista e quella roba lì – il corporativismo eccetera – passò tutta intera poi nel fascismo. Anzi, per il fascismo Fiume fu una specie di prova generale, anche se poi lui invece – l’Alceste De Ambris che era stato il padre spirituale di tutti loro, dal Rossoni al Mussolini – quando si fu alle strette se ne andò dall’altra parte e nel 1927 si mise a capo della Concentrazione antifascista. «Chissà come è andata davvero quella volta» diceva mio nonno: «Quelli magari non si sono messi d’accordo solo su chi doveva comandare».
 
Canale Mussolini - Antonio Pennacchi 

Caporetto

Poi c’è stata Caporetto come lei saprà, coi tedeschi che hanno rotto il fronte e tutti noi a scappare davanti a loro che avanzavano: chi buttava i fucili, chi abbandonava i cannoni e chi sparava addosso ai propri ufficiali che cercavano di trattenerli. Solo alcuni però degli ufficiali. Alcuni altri si suicidarono, per il disonore. Ma la maggior parte sono scappati per primi, gli alti gradi degli stati maggiori e gli ufficiali di truppa; poi alla fine – quando è stata la fine – la colpa era solo dei soldati, e gli ufficiali si sono salvati tutti, più belli e più tronfi di prima e hanno fatto pure carriera come Badoglio, che fu tra i primi responsabili di Caporetto. I soldati che erano scappati, invece, li hanno ripresi e fucilati tutti. O meglio, tutti no. I reparti che interi s’erano dati alla fuga.

Canale Mussolini - Antonio Pennacchi