Sedettero avviliti in assemblea,
e Agamennone si alzò a parlare, versando lacrime
cosi come versa acqua una scura sorgente
che sgorga da una roccia scoscesa.
Tra gemiti protondi disse ai Greci:
"Amici, guide e capi dei Greci,
in una profonda angoscia mi costringe Zus figlio di Crono, il crudele,
che prima mi promise, garantendomi col suo cenno,
che sarei tornato in patria dopo aver distrutto Troia dalle forti mura,
e ora invece ha progettato un tradimento malvagio
e mi ordina di tornare ingloriosamente ad Argo
dopo aver mandato a morire tanti combattenti.
Forse è proprio questo il volere di Zeus sovrano,
che ha fatto crollare la potenza di tante città
e tante altre ne farà crollare:
Immensa è, infatti, la sua forza.
Perciò facciamo tutti come io propongo:
fuggiamo con le nostre navi e ritorniamo in patria,
perché mai conquisteremo Troia dalle larghe strade"
Cosi disse, e tutti rimasero in silenzio:
erano afflitti e silenziosi, i combattenti greci.
Omero, Iliade, traduzione di Dora Marinari
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