Per cominciare, c'è la libertà sospensiva offerta dalla marcia, foss'anche una semplice passeggiata: liberarsi del fardello delle preoccupazioni, dimenticare per un momento gli impegni. Si sceglie di non portarsi dietro l'ufficio: si esce, si va a zonzo, si pensa ad altro.
Con un'escursione di qualche giorno il movimento di distacco si accentua: si sfugge alle costrizioni del lavoro, ci si libera delle pastoie dell'abitudine. Ma in quale modo la marcia fa assaporare quella libertà meglio di un lungo viaggio? È innegabile, infatti, che altre costrizioni, non meno penose, si fanno sentire: il peso dello zaino, la lunghezza delle tappe, l'incertezza del tempo (minacce di pioggia, di temporale, caldo opprimente), la rusticità dei bivacchi, qualche piccolo infortunio... Soltanto la marcia, però, riesce a liberarci dalle illusioni dell'indispensabile. Per sua stessa definizione, essa rimane il regno di potenti necessità. Per raggiungere il tal posto bisogna camminare molte ore, che sono altrettanti passi; l'improvvisazione è limitata, dato che non si sta passeggiando per i vialetti di un giardino e ai crocicchi delle strade non ci si può concedere il lusso di sbagliare, pena un prezzo molto salato. Quando la nebbia invade la montagna o si mette a piovere a catinelle, bisogna andare avanti. Cibo e acqua sono materia di calcoli precisi, a seconda delle distanze e delle sorgenti. Per non parlare poi delle scomodità. Ora, il miracolo non è che si sia felici nonostante, ma grazie a questo. Voglio dire che non avere una scelta illimitata quando si tratta di mangiare o di bere,
dover dipendere dalla grande fatalità delle condizioni meteorologiche, contare solamente sulla regolarità del proprio passo, tutto ciò fa apparire di colpo la profusione dell'offerta (di merci, di trasporti, di presenza nella rete globale), il moltiplicarsi delle facilità (di comunicare, di comprare, di circolare) come altrettante forme di dipendenza. Tutte queste microliberazioni non sono altro che accelerazioni del sistema, che m'imprigiona sempre più. Tutto ciò che mi libera del tempo e dello spazio mi aliena alla velocità.
Frederic Gros, Andare a piedi: Filosofia del camminare
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