L'unità minima di osservazione, in questo modo di guardare, non è mai l'azione, ma la reazione alla reazione non la "proposizione" ma "l'enunciazione" la quale contiene sempre al suo interno una domanda, un appello, l'anticipazione di una risposta che può essere confermata o disattesa; contiene sempre due soggetti (il minimo dialogico) che incorpora fin dall'inizio le modalità dialogiche della comunicazione e si colloca in una dimensione intertestuale e in uno spazio culturale ben definito, quello spazio che permette, per esempio, a me e alle insegnanti con le quali ho lavorato di trovare abbastanza facilmente un accordo su come potevano essere intesi i segnali metacomunicativi di Ernesto e anche quelli delle due insegnanti.
A questo riguardo l'insegnante dello scenario 2 è una "esploratrice di mondi possibili" tanto quanto l'etnografa che la osserva; il loro modo di guardare e di ascoltare è lo stesso e in esso risiede il fulcro della loro professionalità.
Invece l'insegnante dello scenario 1 assomiglia a certi sociologi positivisti: parte da un modello nel quale sono predefinite le variabili rilevanti e concentra l'attenzione su azioni e proposizioni isolate, interrompendo in continuazione Ernesto e negandogli la capacità di metacomunicare, cioè di precisare- anche lui- entro quale cornice relazionale si stanno-muovendo.
Marinella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili
Nessun commento:
Posta un commento