sabato 26 febbraio 2022

Rischio

Laddove è il rischio
Lì cresce ciò che salva

F. Holderin, Patmos

sabato 5 febbraio 2022

Vedere le cose

Non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo

Talmud

Vita di coppia

«Mary, la vita di coppia è come un'officina, dove si aggiustano, si lucidano, si costruiscono e si cambiano i pezzi, ma dove non si vende o si compra nulla di nuovo. Ecco cos'è un matrimonio. Cambi i pezzi, ma per aggiustare quello che già hai».

Francesca Barra, Verrà il vento e ti parlerà di me 

Che traccia resterà della vita

Da giovani ci sì sente eterni, ma prima o poi arriva il momento in cui ci si chiede che traccia resterà della propria vita e istintivamente si guarda con avidità la persona alla quale appartieni. Scegli chi sarà il tuo prolungamento, che ti continuerà a mantenere vivo.

Francesca Barra, Verrà il vento e ti parlerà di me 

Felicità come conquista

La notte della vittoria, Mimì mi spiegò cosa fosse la felicità, quella che deriva dall'ambizione, però, e non dall'amore, perché per me la felicità che deriva da quest'ultimo era l'unica possibile. E per spiegarmelo mi disse che era pari pari a quando avevo imparato a leggere e a scrivere. 
«Prima non sai che ti manca qualcosa. Poi lo scopri e hai due strade. La prima è di restare senza niente. La seconda di conquistartela. E quando la ottieni, guardi quell'altra strada e pensi che hai vinto.» 
Più o meno questa conquista è la felicità. 

Francesca Barra, Verrà il vento e ti parlerà di me 

Donne essenza della famiglia

Mi resi conto che la mia famiglia, da generazioni, sebbene fosse stata composta da uomini straordinari, si era retta sul principio di matrilinearità. Era circondata, ma non riempita, dagli uomini. 
Sono state le donne l'essenza, le bretelle che hanno sorretto i destini e da cui dipendeva la direzione delle generazioni che si sono succedute. Nessuna decisione del mio bisnonno, del nonno, di mio padre o dei miei fratelli è stata così potente da condizionare la nostra vita, non come quelle della nonna. Forse le decisioni dei maschi della mia famiglia hanno segnato la loro di vita, con il lavoro, la politica, la scuola. Ma la determinazione, la magia, l'amore e la costanza con cui la nonna si è presa cura del propri uomini sono la storia della mia vita.

Francesca Barra, Verrà il vento e ti parlerà di me

Tacchi larghi, comodi, rassicuranti

La mia famiglia dispensa pace. Tutti meriterebbero una famiglia come la mia. Una casa che durante le feste si trasforma in un enorme pacco dono. Infiocchettano perfinoi tre alberi all'esterno. Le radici dopo tutti questi anni hanno sollevato leggermente il marciapiede, ma sono la molla su cui saltelliamo tutti, prima di varcare la porta. E poi entri. Laluce è calda, la televisione accesa sulla santa messa o sulle ricette di Rai Uno. Qualcosa bolle in cucina, sempre. Scoppietta il camino, anche se fuori ci saranno diciotto gradi. È Natale, e il Natale prevede il fuoco, la cenere, i giornali che da settimane non si buttano in attesa di ottenere quella fiamma costante e profumata. Il frigorifero si apre e si chiude e il soffietto geme, perché non riposa mai, soprattutto in questo periodo. E tu lo distingui benissimo, quel rumore all'apertura. Come quello dei tacchi della mamma, che indossa scarpe eleganti, incastrate però nelle pattine. Li vedi spuntare sotto le gambe del tavolo. Quattro centimetri al massimo. Larghi, comodi e rassicuranti. Come dovrebbero essere, sempre, i tacchi di una madre. 

Francesca Barra, Verrà il vento e ti parlerà di me

Per l'ospedale

Nulla a che fare con quelle che mia madre aveva accumulato negli anni, in buste trasparenti chiuse, con etichetta: «Per l'ospedale». Perché lei aveva questa perversa mania di conservare le cose più belle per circostanze che forse non si sarebbero mai manifestate, Ospedale, visita parenti, viaggi. Che poi di viaggi ne ha fatti proprio pochi nella vita. Del resto, lei sosteneva di avere tutto a portata di sguardo: mare, monti, cibo famiglia, lavoro. Perché doveva spostarsi per avere molto meno e a prezzo più caro? 

Francesca Barra, Verrà il vento e ti parlerà di me

E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze

lo ero, come Cristoforo Colombo, alla ricerca di nuovi mondi. La nonna mi prendeva in giro dicendo che volevo esplorare. 
«E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta i sogni», le rispondevo, citando appunto Cristoforo Colombo. 
«Ma tu non hai le tre caravelle», ribatteva lei. 
Per me l'esploratore non è altro che un sognatore. E se arrivai a Roma, non fu solo per incoscienza. Fu per trovare la mia America. 

Francesca Barra, Verrà il vento e ti parlerà di me

Due mondi diversi

Lui a Natale va a mangiare con Î suoi genitori e la nonna, nel solito ristorante al circolo del golf. Io festeggio in casa con tanti parenti: una ventina di adulti e bimbi così numerosi che è difficile contarli. 
Lui è andato al concerto degli U2 e di Ligabue. Io per anni ho cantato le canzoni di Sanremo con il karaoke «Canta tu», chiusa nello scantinato di casa, fra le conserve, i sughi e i puponi essiccati. Aspettando Fiorello. 
Lui fa colazione al bar. Io la mattina mangiavo i panini con la frittata. 
Lui, appena suona la campanella il venerdì, scappa da McDonald's. Io non ho mai saputo cosa fosse McDonald's. In compenso cucino i falaoni, i frizzuli, so stirare, stendere i panni e faccio la conserva con le cugine. Perché la nonna mi ha insegnato così: «Devi saper fare, se ti vuoi maritare». 
Lui prende la metropolitana per andare a scuola o si fa accompagnare dall'autista del padre, Io andavo a scuola in bicicletta, ogni tanto aspettando che le pecore attraversassero la strada. 

Francesca Barra, Verrà il vento e ti parlerà di me

Lei era la sua stella polare

Il nonno amava molto mia nonna Teresa. Senza sentimentalismi, Declinava quel sentimento attraverso la sua presenza. Non si staccò mai da lei. Anche quando diventò sindaco del paese, durante i comizi della Democrazia Cristiana prima, e del Partito Comunista poi, doveva averla davanti a sé. Ma lei, discreta e riservata com'era, la first lady non l'avrebbe mai saputa né voluta fare, Così avevano raggiunto un compromesso: lei lo avrebbe accompagnato, ma si sarebbe tenuta a distanza, E lui, in cambio, pretendeva almeno di sapere dove si sarebbe seduta. Doveva individuarla, prima di intervenire. Diceva che era per superstizione. Ma lo sapevamo tutti che in realtà lei era la sua stella polare. 

Francesca Barra, Verrà il vento e ti parlerà di me

Sii brava

Mia madre aveva provato sulla sua pelle cosa volesse dire vivere senza acqua, senza finestre, senza fogne, sopravvivendo all'umido del tufo dei Sassi. Eppure non si era mai lamentata. La vita era quella e soltanto quella, per lei. Spesso si nasce, si vive e si muore senza che nessuno se ne accorga mai. E senza che si possa nemmeno immaginare un'alternativa possibile. Ma io avevo la possibilità di cambiare la storia. La sua storia. E lei era così fiera che, se le avesse conosciute, avrebbe trovato le parole per raccontare quella felicità. 
Mentre tirava fuori dal baule il mio abito da sposa commentò il tempo. «Ariu chiaru non ha paura di troni. Lassù qualcuno ti ama, Terè. Nu sacc' chi, u pecchià, ma pure lu Diu dice accussì.» 
Fuori effettivamente il cielo sembrava dare buoni segnali. E mamma proseguì con il suo testamento morale: «Fa' male e penza, fa' bbene e scorda, Terè. Ascolta a me, Sii sempre 'na brava 'uagliona. Dimm'a chi sì figgh' cà t' dic' a c'appartene. Appartene a noi. Sii brava, Sempre»

Francesca Barra, Verrà il vento e ti parlerà di me

Occhio, palato e mano

Quando la mamma cucinava, io le stavo accanto e niente e nessuno mi distraeva. Perché il primo maestro è l'occhio, il secondo il palato, il terzo la mano, per quanto si pensi il contrario. 

Francesca Barra, Verrà il vento e ti parlerà di me

Sciatta

Le finestre che danno su via Benevento sono quasi sempre chiuse. Perché entra il sole e il sole porta polvere e poi si deve pulire. E da noi, il bigliettino da visita per qualsiasi rapporto sociale è la pulizia. Più sei ordinata, più pulisci e più la tua reputazione sarà intatta. Diventerai celebre, come una star. In caso contrario, ti resterà appiccicato a vita quel nomignolo simile a una lettera scarlatta: vesciaur', che in dialetto vuol dire sciatta, che non si occupa della casa. 

Francesca Barra, Verrà il vento e ti parlerà di me