«C'é qualcosa» disse senza enfasi il croato «che si impara in un campo di prigionia: aspettare. All'inizio ci si spazientisce, certo. La paura e l'incertezza, come può immaginare... Sì. Le prime settimane sono pessime. Oltretutto, i più deboli se ne vanno subito. Non lo sopportano, muoiono. Altri si tolgono la vita. Mi è sempre parso un errore uccidersi per disperazione; e a maggior ragione quando esiste ancora la possibilità di fargliela pagare, presto o tardi, ai carnefici.. Altra cosa, immagino, è raggiungere la serenità quando si capisce di essere arrivati alla fine.»
Il pittore di battaglie, Pérez-Reverte Arturo
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