Oggi dopo la pubblicazione nel novembre 2004 su Nature di un brillante lavoro di due eminenti studiosi americani, Dennis Bramble e Daniel Lieberman (Running and the evolution of Homo; Brambłe, Lieberman 2004) - è risultato con chiarezza come l'uomo sia nato per correre, e non per stare fermo. La nostra struttura scheletrica, le nostre modalità đi consumo energetico, le nostre capacità di smaltire il calore prodotto, sono quelle di un efficientissimo corridore di lunga durata, e senza tali nodifiche strutturali e metaboliche oggi non saremmo uomini ma solo primati quadrumani, come le scimmie.
L'uomo si è distaccato dagli altri primati modificando le sue abitudini alimentari, sessuali, sociali e di linguaggio, grazie a un comune denominatore corporeo di adattamento alla corsa di lunga durata. In altre parole, solo la capacità di correre a lungo ci ha permesso di distaccarci dal «resto del gruppo», cambiando poi a poco a poco anche cervello, apparato digerente, corde vocali.
Giorgio Nardone, Mangia muoviti ama
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