Nei rapporti fra il Nord e il Sud a livello mondiale nessuno mette in dubbio la superiorità del Nord rispetto al Sud se non altro sotto l'aspetto tecnologico. Ma da questa superiorità nessuno ritiene di poter derivare la conseguenza per cui è bene che il Nord viva nell'abbondanza e il Sud patisca la fame. Il rapporto di diversità, e anche quello di superiorità, non implicano le conseguenze della discriminazione razziale. La quale non si arresta alla considerazione della superiorità di una razza sull'altra, ma compie un altro passo decisivo (quello che ho chiamato la terza fase nel processo di discriminazione): sostiene che proprio sulla base del giudizio che una razza è superiore e l'altra inferiore, la prima deve comandare, la seconda obbedire, la prima dominare, l'altra essere soggetta, la prima vivere, l'altra morire. Dal rapporto superiore-inferiore può derivare tanto la concezione per cui il superiore ha il dovere di aiutare l'inferiore a raggiungere un livello più alto di benessere e di civiltà, quanto la concezione per cui il superiore ha il diritto di sopprimere l'inferiore. Solo quando la diversità conduce a questo secondo modo concepire il rapporto fra superiore e inferiore si può a buon diritto parlare di vera e propria discriminazione con tutte le aberrazioni che ne seguono. Tra queste aberrazioni quella storicamente più distruttiva è stata la «soluzione finale» escogitata dai nazisti per risolvere il problema ebraico nel mondo: lo sterminio sistematico di tutti gli ebrei esistenti in tutti i paesi in cui il nazismo aveva esteso il suo dominio. Per arrivare a questa conclusione i dottrinari del nazismo erano dovuti passare attraverso queste tre diverse fasi: a) gli ebrei sono diversi dagli ariani; b) gli ariani sono una razza superiore; c) le razze superiori debbono dominare quelle inferiori, anche sopprimendole qualora sia necessario alla propria conservazione.
Norberto Bobbio, Elogio della mitezza
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