Per suggerire un modo più concreto per guardare ad un
maestro così interessante come Dosso Dossi, si può ricordare un paragone
letterario. Al tempo in cui Dosso Dossi lavorava proprio nell’ambito della
corte ferrarese emerse uno dei poeti più grandi di tutti i tempi, Ludovico Ariosto
che compose l’Orlando Furioso, un poema nacque in quel tempo, in quel ambiente culturale.
E’ un poema cavalleresco che in verità non lo è nel senso in cui lo dovevano
essere questo tipo di opere letterarie, ma è una specie di gigantesca parodia
(nell'antico significato del termine: non una presa in giro, ma una riscritura di cose già dette da altri da un altro punto di vista) del poema cavalleresco medesimo: assomiglia ad un altro sommo capolavoro della
letteratura universale che arrivò parecchio più tardi, e cioè il Don Chisciotte
di Cervantes. Tra il Don Chisciotte e l’Orlando Furioso c’è un rapporto:
entrambe prendono un genere letterario importante, il poema epico, e ne fanno
una sorte di grande parodia, cioè di trasformazione
dei contenuti normali del poema stesso in una dimensione di ironia, di sogno,
di favola, di uscita dalla realtà per immergersi completamente nella pura
immaginazione, la quale però è molto bella, molto seducente e molto
interessante. L’Ariosto e Dosso Dossi rappresentano due momenti di un certo
modo di pensare l’arte.
Claudio Strinati
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