sabato 10 dicembre 2011

Dosso Dossi: Apollo e Dafne



Dosso Dossi nasce nella corte di Ferrara ma lo troviamo anche a Trento, a Pesaro e tanti altri luoghi.
Egli arrivò così avanti nel suo lavoro da essere mal compreso, accantonato. Può essere classificato come un avvenirista, come un uomo che ha guardato così avanti da non essere ben compreso nel suo tempo (il ‘500), e che poi è stato dimenticato dopo, quando le sue previsioni si realizzarono. Ad esempio nella galleria borghese di Roma si trovano due dipinti notevoli di Dosso Dossi: per entrambi è difficoltoso capire quale sia il soggetto (a meno di non leggere la targhetta), mentre normalmente chi è educato alla storia dell’arte non ha difficoltà a capire quale sia l’argomento raffigurato nelle opere.
Il primo quadro rappresenta una donna seduta in un paesaggio che tiene in mano degli strani oggetti e che guarda in lontananza. Intorno a lei ci sono cose varie che non hanno una chiara connessione l’una con l’altra. L’altro quadro (Apollo e Dafne) del Dosso raffigura un personaggio che tiene uno strumento musicale in mano e anche lui guarda come fosse ispirato al di fuori del quadro, ma non si intende bene chi sia e che cosa il quadro voglia dire: si tratta invece di due opere somme del ‘500, come sono le opere di Dosso Dossi. Nella mitologia greca la storia di Apollo e Dafne consiste nel fatto che il dio Apollo (molto legato all’arte perché musicista) insegue una ninfa, Dafne, che non può essergli concessa per volere divino. E mentre c’è questo inseguimento Dafne implora il cielo di non essere posseduta dal dio che la insegue, ed il cielo la trasforma nell’albero dell’alloro. Di solito nelle raffigurazioni curioso argomento mitologico si vede Apollo che insegue la ninfa e lei che si sta mutando in un albero: ma nel quadro di Dosso Dossi tutto questo non si vede. O per meglio dire si vede in modo diverso rispetto alla tradizione precedente e a quella che lo seguirà. In realtà l’argomento del quadro è il dio Apollo, e l’immagina giganteggia nel quadro. Egli è raffigurato come un musico che sta per eseguire un brano musicale e guarda lontano come aspettando che l’ispirazione entri in lui, lo possieda. E Dafne si vede piccolissima, microscopica nello sfondo del quadro, che è un paesaggio bellissimo: si vede una fanciullina come inglobata dentro un albero.
Dosso Dossi fu il primo pittore nella storia dell’arte italiana che divenne creatore in prima persona degli argomenti che trattava, e lo divenne esaltando quella qualità che l’abate Lanzi chiama il “chiaroscuro”, e che consiste nel modellare le immagini quasi a gara con la realtà, l’evidenza dell’immagine che occupa lo spazio con la stessa forza, la stessa energia, la stessa esattezza con cui lo occupiamo noi stessi. Osservando questo maestro si rimane colpiti dall’energia della sua arte, dalla potenza del suo fare: egli è molto convincente come se egli avesse suggerito a chi guarda una specie di gara con la realtà.

Claudio Strinati

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