Il mio primo barlume di consapevolezza avvenne quando ero uno studente al primo anno di università a Londra. Due mattine alla settimana, di solito intorno alle nove, verso la fine dell'ora di punta, prendevo la metropolitana per andare alla biblioteca universitaria. Una volta una donna appena trentenne si sedette di fronte a me. L'avevo vista altre volte su quel treno. Non si poteva fare a meno di notarla. Nonostante il treno fosse pieno i sedili accanto a lei su entrambi i lati erano vuoti. Questo perché aveva un aspetto indubbiamente da folle. Appariva estremamente tesa e parlavo senza sosta con una voce forte e arrabbiata. Era tanto assorbita dai suoi pensieri da sembrare totalmente inconsapevole della gente e di ciò che la circondava. La sua testa era piegata verso il basso e leggermente a sinistra, come se si risolgesse a qualcuno seduto nel sedile vuoto accanto a lei. Sebbene non ne ricordi il contenuto preciso, il suo monologo funzionava più o meno così: "E poi lei mi disse..... e allora io le dissi sei una bugiarda, come osi accusarmi di.... quando sei tu quella che ha approfittato di me, io avevo fiducia in te e tu hai approfittato della mia fiducia..."
........... Quello che avevo appena visto mi aveva colto alla sprovvista. Ero una matricola di venticinque anni mi immaginavo come un futuro intellettuale ed ero convinto che tutte le risposte ai dilemmi dell'esistenza umana potessero venir trovate attraverso l'intelletto, cioè attraverso il pensiero. Non mi rendevo conto che il pensiero privo consapevolezza è il problema principale del genere umano.
Eckhart Tolle, Un mondo nuovo
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