I putti, o angioletti, del pannello di Zaccaria sono una sorta di comparse, di cui Michelangelo si serve per sussurrare all'recchio dell'osservatore perspicace i suoi pensieri nascosti. In questo caso essi leggono con noncuranza da sopra la spalla del profeta, e uno dei due si appoggia al compagno un po' come due moderni tifosi di calcio che, in metropolitana, sbirciano i risultati delle partite sul giornale di un passeggero. Ciò che più facilmente può sfuggire è che l'innocente angioletto biondo che si appoggia all'altro si lascia andare, dietro il capo di Giulio II, a un cenno assai volgare: con un pugno quasi chiuso, infila il pollicetra l'indice e il medio in un gesto che allore era noto come "fare i fichi", pressappoco l'equivalente rinascimentale del nostro dito medio. Per la verità l'immagine è volutamente piutosto sfumata e in ombra.
I segreti della Sistina - R. Doliner e B. Blech
Dante apre il venticinquesimo canto della Divina commedia (Inferno, versi 1-3) con i seguenti versi:
« Al fine de le sue parole il ladro
le mani alzò con amendue le fiche,
gridando: "Togli, Dio, ch'a te le squadro!". »
riferendosi al gesto del "far la fica" o "far le fiche", atto di scherno o di spregio ancora utilizzato in alcune culture che prevede la chiusura del pugno con il pollice frapposto tra indice e medio, ad imitare appunto l'aspetto di una vulva e indirizzata ad una persona oppure al cielo in segno di bestemmia (come nel caso della citazione dantesca).
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