martedì 8 gennaio 2019

La lezione - Rembrandt


E adesso, Rembrandt annunciò mia madre. «Tutti dicono che La lezione è un quadro che parla del potere della ragione, dell'alba della ricerca scientifica eccetera, ma a me fa uno strano effetto vedere quei personaggi dall'aria educata e formale affollarsi intorno al tavolo anatomico come se fosse il buffet di una festa. Eppure... vedi le due figure un po' più distaccate sul fondo? Loro non guardano il corpo, guardano noi. Me e te. Come se potessero vederci qui in piedi, in questo momento... due persone del futuro. Sono sorpresi. Cosa ci fate voi li? Molto realistico. Ma, sorpresa» tracciò la sagoma del cadavere a mezz'aria, «la salma non lo è per niente. Emana uno strano bagliore, non ti pare? Quasi stessimo assistendo all'autopsia di un alieno. La luce si irradia fin sul viso degli astanti... Come se il cadavere fosse radioattivo, perché l'artista voleva che il nostro sguardo ne fosse attratto... voleva che risaltasse. E qui» indicò la mano scorticata, «richiama l'attenzione sulla mano dipingendola troppo grande, del tutto sproporzionata rispetto al corpo, hai visto? E la gira addirittura, di modo che il pollice cada dalla parte sbagliata. Be', l'ha fatto apposta. La mano è priva di pelle una cosa innaturale, fuori posto, che salta subito all'occhio -, ma il ribaltamento del pollice fa sembrare il tutto ancora più sbagliato, e pur non essendone consapevole chi guarda registra questa sensazione a livello subliminale. Un trucco alquanto intelligente.»

Donna Tartt, Il cardellino 

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