mercoledì 23 gennaio 2019

Saturo di antichità

Era tutto molto diverso dall'atmosfera affollata, complessa ed eccessivamente formale che si respirava dai Barbour, dove ogni cosa veniva provata e programmata come uno spettacolo di
Broadway, una perfezione asfissiante a cui io e Andy cercavamo di sottrarci rifugiandoci in camera come calamari impauriti. Al contrario, Hobie viveva come un grande mammifero marino nel
suo placido ecosistema, in una casa dove ogni orologio non andava d'accordo con gli altri e il tempo scorreva secondo traiettorie serpeggianti, seguendo solo il proprio torpido tic tac, regolato dal ritmo di quell'ambiente isolato, saturo di antichità, tra le chiazze marrone scuro del tè e del tabacco, lontano anni
luce dalla versione posticcia e industriale del mondo. Anche se gli piaceva andare al cinema non possedeva un televisore;
leggeva vecchi romanzi dai risvolti marmorizzati; non possedeva un cellulare; il suo computer era un preistorico e inutile IBM grande come una valigia. In quella calma immacolata si immergeva nel lavoro, staccando le impiallacciature col vapore o decorando a mano le gambe dei tavoli col cesello, e la sua concentrazione fluttuava dal laboratorio al piano di sopra e si
diffondeva per la casa come il calore di una stufa a legna in inverno.

Donna Tartt, Il cardellino 

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