Se voi entrate in Google e digitate 'capolavoro letterario' chi è che vi indirizzerà abbastanza velocemente a incocciare la Recherche di Proust? Dei critici letterari? Solo in parte, in minima parte: a spingervi lì saranno siti di cucina, meteo, informazione, turismo, fumetti, cinema, volontariato, automobili, e perché no, pornografia. Lo faranno direttamente o indirettamente, come sponde di un biliardo: voi siete la biglia, Proust è la buca. E allora io mi chiedo: da che genere di sapienza deriva il giudizio che la rete ci dà e che ci conduce a Proust? Ha un nome, una roba del genere? Ecco cosa c'è da imparare da Google, è quel nome. Io non saprei trovarlo, ma credo di intuire la mossa che nomina. Una certa rivoluzione copernicana del sapere, per cui il valore di un'idea, di un'informazione, di un dato, è legato non principalmente alle sue caratteristiche intrinseche, ma alla sua storia. È come se dei cervelli avessero iniziato a pensare in altro modo: per essi un'idea non è un oggetto circoscritto, ma una traiettoria, una sequenza di passaggi, una composizione di materiali diversi.
Alessandro Baricco, I barbari
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