La Sirena era vicinissima e lo guardava: una donna meravigliosa dalla cui bocca spalancata usciva una nota alta e interminabile. Dentro quegli occhi, Ulisse cominciò a scorgere i volti dei suoi compagni, di Penelope, di suo padre, di sua madre, centinaia di altri volti scorrevano davanti a lui, tutti i suoi ricordi mescolati: Achille che trascinava per la pianura il corpo di Ettore, Telemaco appena nato tra le braccia, il corpo di Penelope avvinghiato al suo, la prima volta che aveva ucciso un uomo, il Ciclope con un palo conficcato nell'occhio, e il profumo della pelle di Circe. Ogni istante del suo passato gli sfilò davanti, come in un fiume. Poteva sentire la corrente della sua vita fluire come se fosse sulla rıva e il passato tornasse presente, per un istante, e il tempo scivolasse nella direzione opposta, verso il passato. La voce delle Sirene era altissima. Poi, silenzio. Le immagini svanirono.
Giulio Guidorizzi, Ulisse, l'ultimo degli eroi
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