sabato 31 agosto 2024

Avarizia di parole

Devo aver assorbito gli insegnamenti di nostra madre secondo la quale una frase in meno èso sempre meglio di una in più: la sua cautela, con gli estranei specialmente, ma anche con conoscenti e familiari, la sua avarizia di parole, di un certo tipo di parole, perché se sono amare, se sono di rimprovero, di correzione, di esortazione, non ce le risparmia, non ce le ha mai risparmiate. Non chiedere, non farti avanti, non immischiarti, non insistere: è sempre stato questo il suo magistero, e ho finito per farlo mio.

Isabella Bossi Fedrigotti, Cari Saluti

Educazione spartana

A volte notavo in lui un certo disagio quando c'era un pagamento da affrontare, per un ristorante, per un viaggio, per qualche elettrodomestico o un regalo costoso. Non era tirchieria ma incertezza, come se stesse facendo segreti calcoli mentali per essere certo di potersi permettere una determinata spesa. Poi si buttava e pagava con sicurezza, senza una parola, quasi volesse far dimenticare l'esitazione di poco prima. Io la consideravo il frutto dell'educazione spartana, della radicata abitudine di famiglia all'economia, a non concedersi mai nulla che andasse al di là del necessario.

Isabella Bossi Fedrigotti, Cari Saluti

martedì 27 agosto 2024

Come sono fatti i mortali?

«Non esiste una sola risposta. Ognuno di loro è diverso. L'unica cosa che li accomuna è la morte. Conosci questa parola?» 
«Sì, la conosco» risposi. «Ma non la capisco.»
«Nessun dio la capisce. I loro corpi si sgretolano e finiscono nella terra. Le loro anime mutate in fumo freddo volano nell'oltretomba. Dove non mangiano, non bevono e non sentono alcun calore. Ogni cosa che cercano di afferrare sfugge alla loro presa.» Mi sentii accapponare la pelle.
«Come riescono a sopportarlo?» 
«Fanno del loro meglio.» 

Madeline Miller, Circe

domenica 25 agosto 2024

Crepuscolo

D'estate, i crepuscoli sono lunghi e tranquilli. Spesso la signorina Maudie ed io sedevamo in silenzio nel portico, a guardare il cielo che trascolorava dal giallo al rosa, mentre stormi di rondini passavano a volo radente sulle case.

Harper Lee, Il buio oltre la siepe

Mettersi nei suoi panni

Atticus s'alzò, arrivò in fondo al portico e studiò la spalliera di glicini. Poi, tornò lentamente verso di me. - Scout - disse - se riesci a imparare un trucchetto, andrai più facilmente d'accordo con tutte le persone, di qualunque genere siano. Non si può capire veramente qualcuno finché non si considerano le cose dal suo punto di vista. - Prego? - Finché non ti metti nei suoi panni.

Harper Lee, Il buio oltre la siepe

martedì 13 agosto 2024

Invocazione di Ettore ad Enea

Lui nulla, non ascolta le mie inutili domande, ma traendo con angoscia dal profondo del cuore un gemito: 
"Oh fuggi, figlio di Venere, strappati da queste fiamme. Il nemico è dentro le mura e Troia precipita dalla vetta. Anche troppo fu dato alla patria, a Priamo: se un braccio avesse potuto difenderla, il mio l'avrebbe difesa. Troia ti affida le sue sacre icone, i suoi Penati: prendili compagni alla tua sorte e a loro destina quelle mura che fonderai più grandi, traversato il mare"
Così disse e con le sue mani dal segreto del sacrario mi porse le bende, la grande Vesta e il fuoco eterno.

Virgilio, Eneide, Libro Secondo 

Inganno di Sinone

Quando impaurito, senza difesa si ritrova in mezzo ai nostri sguardi e lentamente volge gli occhi intorno: "Ahimè" ", dice, "quale terra ormai potrà più accogliermi, quali acque? ahimè, misero, quale speranza mi rimane, se in nessun luogo della Grecia troverò un rifugio e questi Troiani col mio sangue reclamano vendetta?" 
A quel lamento si mutano gli animi, è frenata ogni furia. Lo invitiamo a parlare, di che sangue sia, cosa rechi e con quale speranza si affidi prigioniero. 
[Lasciata infine ogni paura, cosí parla:] "Qualunque cosa, o re, possa accadermi, solo il vero ti confesserò e non negherò d'essere di sangue greco: anzitutto questo; se il fato rese infelice Sinone, per quanto malvagio, non lo renderà anche falso e bugiardo.

Virgilio, Eneide, Secondo libro

Monito di Laocoonte

Davanti a tutti allora, tra la moltitudine che lo seguiva, Laocoonte accorre giù dalla rocca acceso d'ira e di lontano: "Sventurati, che follia vi ha preso? davvero credete partito il nemico o pensate privo d'inganni un dono dei Greci? dimenticate Ulisse? Nascosti dentro questo legno sono rinchiusi gli Achei o contro le nostre mura questa macchina è fabbricata, per scrutare nelle case, sorprendere dall'alto la città, o un'altra insidia ancora vi si cela: non credetegli. Qualunque cosa sia, temo i Greci anche se recano doni". Ciò detto, con tutto il vigore scaglia un'asta smisurata nel fianco della belva, contro le curve giunture del suo ventre. E quella si confisse tremando: al colpo le cavità del corpo risuonarono, misero un gemito.

Virgilio, Eneide, Secondo libro

Dolore

Non ignoro il dolore, per questo ho imparato ad aiutare chi soffre.

Virgilio, Eneide, Primo canto

venerdì 9 agosto 2024

Mel e fel

Tra il finire del 1448 e l'inizio dell'anno seguente, ormai vicino alla fine del suo mandato, l'operaio Giovanni Borghesi fa rivestire di marmo il sagrato del Duomo, ove sono raffigurate due anfore che attualmente recano le scritte "MEL" (miele) e "LAC" (latte). In origine, al posto di "LAC" era scritto "FEL" (Fiele) come dà prova lo storico Sigismondo Tizio nelle Historiae Senenses, una fonte autorevole poiché ai primi del Cinquecento è stato vicario del vescovo, conoscitore della cattedrale, dotato di cultura classica e biblica per interpretare i significati delle tarsie, oltre a essere favorito dalla possibilità di attingere alla generazione precedente che aveva assistito alla realizzazione dell'opera'. La scritta originaria intende significare che la vita riserva agli uomini il dolce e l'amaro, tanto il bene quanto il male, cum bona, tum mala. In questa prospettiva, il Tizio ricorda un passo del secondo libro della Consolazione della filosofia di Boezio: "Non apprendesti forse da ragazzo che sulla soglia della reggia di Giove sono poste "due anfore, l'una piena di mali, l'altra, invece di beni?"''. Nel capitolo, la filosofia si rivolge all'autore impersonando la Fortuna che tiene il suo discorso e, sulla scorta di Seneca, lancia l'invito a non lamentarsi di fronte alla perdita di ciò che nel corso dell'esistenza viene eventualmente tolto, un motivo della letteratura consolatoria. Quanto ai vasi collocati in lovis limine, nel testo latino si inserisce una libera citazione in greco derivata dall'Iliade di Omero (XXIV, 527-528), probabilmente appresa da Boezio, come riferito nel passo, nella sua educazione giovanile, adulescentulus. Priamo implora Achille di restituirgli il corpo del figlio morto e desta la sua commozione ricordandogli suo padre Peleo, generando "il pianto simmetrico per i due distinti lutti". L'eroe si stupisce per la straordinaria forza d'animo, il "cuore di ferro", e la temerarietà del vecchio, che ha osato affrontare colui che ha ucciso Ettore. Lo invita a sedersi, dopo aver entrambi a lungo pianto, e dice a Priamo che gli dei hanno "filato" il destino dei mortali in modo da essere afflitti, mentre loro sono immuni dalle pene (vv. 525-531): 
Questo destino hanno dato gli dei ai mortali infelici: 
vivere afflitti, ma loro sono immuni da pena. 
Ci sono due vasi nella sala di Zeus, e l'uno contiene 
I mali che distribuisce agli uomini, e l'altro i beni:
a chi li dà mescolati Zeus fulminante, 
quando si trova nel bene e quando nel male; 
ma a chi dà solo dei mali, ne fa un disgraziato.
Dal confronto con i versi omerici, risulta di particolare rilievo l'immagine dei due vasi incisi sul sagrato del Duomo, alle due estremità, non a caso inquadrati ognuno da una sorta di tempio. Come si può notare, nella traduzione dell'Iliade, secondo una più corretta interpretazione, le due anfore sono nella "sala" di Zeus: "l'immagine... deriva da una fantasia allegorica.., ma un singolare incidente traduttivo, costantemente ripetuto nel tempo, ne ha segnato la versione più diffusa" ossia la presenza delle due giare sulla soglia della dimora di Giove.

Marilena Caciornia, Un libro di marmo. Il pavimento del duomo di Siena

giovedì 8 agosto 2024

Amore, pazienza, mitezza

«Non ti avevo mai visto leggere la Bibbia prima...» 
«Perché eri piccola. La tenevo sul comodino e la leggevo una o due volte la settimana. Chiedi alla mamma. Lei te lo dirà.»
«Ultimamente hai letto qualcosa che ti piacerebbe condividere con me?»
«Lo vorresti?» 
Lei fece segno di sì e lui impiegò pochi istanti a trovare il brano che cercava. «È la lettera ai Galati, 5:22», disse tenendo la Bibbia aperta in grembo. Si schiarì la voce prima di recitare. «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.» Lei lo osservò mentre leggeva, ricordando il proprio atteggiamento quando era arrivata lì e la reazione del padre alla sua rabbia. Pensò alle volte in cui lui si era rifiutato di discutere con la mamma, anche se lei cercava di provocarlo. Al momento l'aveva considerata una debolezza e spesso si era augurata che il padre fosse diverso. Ma adesso, tutto a un tratto, sapeva di essersi sbagliata su molte cose.

Nicholas Sparks, L'ultima canzone 

martedì 6 agosto 2024

Lavoro delle api

Turbinano le api al principio d'estate per la campagna fiorita, sotto il sole, in un fitto ronzio, quando portano all'aria le nuove covate o condensano il liquido miele o riempiono le celle dei favi di nettare dolce o accolgono il bottino recato da altre operaie, o quando - serrate le file - scacciano dagli alveari la razza inetta dei fuchi: ferve il lavoro, fragrante il miele profuma di timo.

Virgilio, Eneide, Libro primo

lunedì 5 agosto 2024

Capacità di sopportazione cinese

Da allora sono tornato in Cina più di cinquanta volte, imparando ad ammirare, come molti altri viaggiatori nel corso dei secoli, il popolo cinese per la sua capacità di sopportazione, la sua finezza intellettuale, il suo senso della famiglia e la sua cultura. Allo stesso tempo, per tutta la mia vita ho riflettuto sulla possibilità di costruire la pace, in larga misura da una prospettiva americana.

Henry Kissinger, Cina

domenica 4 agosto 2024

Paradosso dell’individualismo

Questo, infatti, è il paradosso della modernità: più incoraggia l'individualismo, più è costretta a moltiplicare le regole per mettere sotto controllo il "lupo" che ognuno di noi si rivela potenzialmente essere. Il clamoroso fallimento di questa impostazione è oggi davanti a tutti, malgrado i tentativi di nasconderlo. Non ci saranno mai abbastanza regole per ammaestrare i lupi

Da Mariella Carlotta, Il bene di tutti

sabato 3 agosto 2024

Ora di solitudine

Il pastore Harris era una persona mite che aveva avuto una vita difficile. Prendeva sul serio la sua vocazione e trascorreva le serate a occuparsi del proprio gregge, all'ospedale, oppure a qualche veglia funebre o a casa di membri della congregazione che erano diventati amici suoi. Celebrava matrimoni e battesimi, organizzava un gruppo d'ascolto, e si occupava del coro. Ma tutte le sere, nell'ora prima del tramonto, e con qualsiasi tempo, camminava per un'ora da solo sulla spiaggia. Al ritorno, spesso a Steve capitava di pensare che quell'ora di solitudine fosse proprio ciò di cui aveva bisogno il pastore. Sul suo viso c'era un'espressione pacata e serena tutte le volte che tornava da quelle passeggiate.

Nicholas Sparks, L'ultima canzone