sabato 23 agosto 2025

Grido della Terra - Sfida di Fetonte

Alla fine la madre Terra, circondata com'era dal mare, fra quelle onde e le fonti consunte, che dov'era luogo cercavano di rintanarsi nelle sue viscere oscure, riarsa sollevò a fatica il volto sino al collo, si portò una mano alla fronte e con un gran sussulto, che fece tremare ogni cosa, si assestò un poco più in basso di dove è solita stare, e con voce roca disse: «Se questo è deciso e l'ho meritato, o sommo fra gli dei, perché ritardano i tuoi fulmini? Se di fuoco devo perire, del fuoco tuo possa perire: più lieve sarà la mia sventura.
Posso appena aprire la bocca per articolare verbo» (la soffocava il fumo). «Guarda, guarda i miei capelli irz» fiamme e quanta cenere negli occhi, quanta sul mio viso! Questo il mio premio? così ricompensi la fertilità e i miei servigi, dopo che sopporto le ferite infertemi da aratri e rastrelli e per tutto l'anno m'affatico? dopo che al bestiame procuro fronde, al genere umano alimenti e frutti teneri, e a voi persino l'incenso? Ma ammesso ch'io meriti questa fine, che colpa hanno le acque, che colpa tuo fratello? perché il mare, che gli fu affidato in sorte, sempre più si contrae e sempre più dal cielo si discosta? E se non ti commuovi per tuo fratello o per me, abbi almeno pietà del cielo che è tuo! Guardati intorno: fumano entrambi i poli; e se il fuoco li intaccherà, le vostre regge crolleranno. Atlante stesso s'affatica al limite per sostenere sulle spalle l'asse celeste ormai incandescente. Se scompare il mare, la terra e la reggia del cielo, nel caos antico ci annulleremo. Salvalo dalle fiamme quel poco che ancora resta: abbi a cuore l'universo!». Questo disse la Terra; né più avrebbe potuto resistere al calore o dire altro: su sé stessa si ripiegò, negli antri più vicini al regno delle ombre.

Ovidio, Metamorfosi 

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