giovedì 4 novembre 2010

Scrittore

Quello che mi sorprende sempre e mi meraviglia e' che l'invenzione, quando e' potente d'immaginazione sociologica, coglie alla perfezione la realta' che non conosci. Una esplorazione che vivi sempre quasi in trance, scrivendo. Non sapevo niente di questo mondo, eppure, non so neanche io il perche', ho inventato un personaggio verosimile che faceva cose verosimili ed era credibile, cosi' almeno mi hanno detto i lettori più attenti. Miracolo di un addestramento, credo, e cioe' la capacita' di entrare nella vita di un altro, e questo e' il minimo che si chiede a uno scrittore. Niente di speciale, a pensarci, ma solo un esercizio lungo, che dura anni, di osservazione e riorganizzazione eccentrica della memoria. Informazioni, articoli che hai letto, immagini che sono sfilate nei film che hai visto o cose addocchiate in tv. E poi puro fiuto. Un reporter riorganizza, aggrega, ricostruisce il vero come gli pare cannibalizzando. A differenza di uno scrittore di noir sei libero, non c'e' trama che possa condizionarti, puoi veramente raccontare quello che ti pare senza rendere conto a nessuno, iniziare dove vuoi e finire davvero anche per sfinimento, trovando una chiusa, oppure tornare indietro ondivagando senza che chi ti legge se ne accorga o reclami qualcosa. Cosi' quando arrivi nel cuore di una cosa e' come se la conoscessi a menadito, e niente puo' sbalordirti o sorprenerti, o crearti più' davvero meraviglia, anche se poi lo stupore miracolosamente si rinnova sempre e pure senza tanti sbalordimenti.

Viaggio da Fermo - A. Ferracuti

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