lunedì 31 dicembre 2018

Respirare la lettura

In generale penso che la ragione per cui vai avanti a leggere, nei libri, non dovrebbe essere che vuoi arrivare in qualche posto, ma che vuoi rimanere in quel posto li. Non ho letto Il Giovane Holden o Cent'anni di solitudine per sapere come andavano a finire: mi andava di stare in quella luce, o leggerezza, o precisione, o follia, più tempo possibile. È un paesaggio, la scrittura, non va a finire da nessuna parte, è li e basta. Respirarlo è quello che si può fare. E la trama?, dice. La trama non conta niente? Certo che conta, per carità, dei libri che non raccontavano niente ci siamo liberati anni fa, per favore non torniamo indietro.
Però immaginate di stare seduti su una sedia a dondolo a godervi un paesaggio, nell'aria pulita del mattino. Ora provate per un attimo a smettere di dondolarvi. Non è la stessa cosa vero? La trama, in un bel libro, è il dondolio della sedia. E il vento che ridisegna l'erba di quel campo, il passare delle nuvole che saltuariamente cala ombre passeggere sui colori. Forse quel volo d'uccello, e in alcuni casi il rumore di un treno che passa lontano. La trama è quel che si muove nel paesaggio della scrittura, rendendola vivente. E l'increspatura sul pelo dell'acqua: è cosi importante che, in modo impreciso, la chiamiamo mare.

Alessandro Baricco, Una certa idea di mondo 

Destino

Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà d'un solo momento: quello in cui l'uomo sa per sempre chi è. 

Jorge Luis Borges

domenica 30 dicembre 2018

Leggere

C'è poi, nello scrivere, di tanto in tanto, una certa forma di eleganza pura, priva di genio ma ricca di maestria, che chiama il lettore a un diletto tutto particolare, perfino vuoto, affine al passare le dita su una superficie liscia, o al guardare, da sdraiati, un fiume che scorre. Non importa neppure più tanto cosa si sta leggendo, è un piacere sottilmente fisico generato dal puro disporsi della scrittura nello spazio, dalla leggerezza delle sue movenze, dal suono cristallino che fa rimbalzando sul tavolo di marmo della nostra attenzione. Si legge nons tanto per imparare, allora, né in fondo per essere intrattenuti in modo intelligente: lo si fa per lasciare che quella prosa scorra su certe personali stanchezze, o sconfitte, o disfatte, e ne lenisca il bruciore, sciacquando via lo sporco dalla ferita. Cosi si legge per il puro piacere della lettura - e per salvarsi.

Alessandro Baricco, Una certa idea di mondo 

venerdì 28 dicembre 2018

Adulare

Ho commesso un errore" pensò Robert Jordan. "Ho detto agli spagnuoli che noi
sappiamo fare qualche cosa meglio di loro, mentre la regola è di non parlare mai delle proprie imprese e della propria abilità. Invece di adularli, ho detto loro quello che secondo me dovrebbero fare, ed ora sono furibondi.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Pericolo

Non pensano al pericolo disse El Sordo, perché per tanto tempo qui non è successo niente.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

domenica 23 dicembre 2018

Se l'uomo fosse

Se l'uomo fosse animale o angelo non potrebbe provare angoscia. 

Soren Kierkegaard 

Angoscia di Kierkegaard

Diversamente dalla paura che, essendo riferita a una particolare realtà esterna, viene allontanata quando  ne siano rimosse le cause, l'angoscia (che per Kierkegaard è strettamente collegata col senso del peccato) non ha un oggetto preciso o, se si vuole, il suo oggetto è il nulla. Nel Concetto dell'angoscia (1844) Kierkegaard afferma che essa ha origine nel momento in cui, messo dinanzi a
una serie indefinita di possibilità future, l'uomo si rende conto di avere la facoltà di scegliere liberamente che cosa fare della propria esistenza. La scoperta di questa libertà è resa sconvolgente dall'indeterminatezza delle vie che gli si offrono, in totale assenza di direttrici circa le scelte da compiere: per ogni possibilità favorevole all'individuo, infatti, infinite sono quelle a lui sfavorevoli.

Eco, Fedrigo, Storia della filosofia

Crutica dell'idealismo

La formazione che Kierkegaard riceve dall'istruzione universitaria è di stampo nettamente hegeliano, ma, pur riconoscendo la grandezza di Hegel, egli dedica la propria opera a smantellare l'edificio speculativo dell'idealismo. Secondo Kierkegaard, Hegel, e l'idealismo in genere, pretendono di ridurre l'uomo a un genere animale, per poi andare alla ricerca delle leggi universali che ne regolino il pensiero e la condotta. Rifiutando la riflessione "oggettiva" rivendicata dalla filosofia hegeliana, Kierkegaard propone una riflessione "soggettiva" che riconosca la centralità del singolo, dell'individuo concretamente esistente. Siccome ogni pensiero non può che essere prodotto da un uomo particolare, l'esistenza concreta occupa un dominio che non si può ridurre a quello della logica, che è invece astratta. In altre parole, "la verità è una verità solo quando è una verità per me" (Diario), e dunque non è possibile raggiungere una conoscenza oggettiva e assoluta della realtà.

Eco, Fedriga, Storia della filosofia 

venerdì 21 dicembre 2018

Paura di morire

Ho paura di morire, Pilar - mi ha detto - 'Tengo miedo de morir' Capisci? 
- Allora, fuori dal letto! - gli ho detto. - In un letto non c'è posto per te e per me e per la tua paura. - Si è vergognato, allora, e non ha più detto niente, e io mi sono addormentata.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Poter parlare

Ma non mi piace che tu parli così.
Ognuno deve poter parlare con qualcuno disse la donna. Prima  avevamo la religione e altre sciocchezze: ora ognuno deve aver qualcuno con cui poter parlare apertamente, perché se anche ha coraggio da vendere, uno dopo un po' si sente molto solo.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

giovedì 20 dicembre 2018

Sicilia triste

Anche oggi, malgrado la bel lezza del paesaggio, la fertilità dei campi, la perenne benedizione del clima, permane una sorta di cupezza, una minaccia, come un dolore di fondo di cui la povertà, la chiesa, la mafia e gli altri capri espiatori moderni sono le manifestazioni, ma certo non le
cause. E il dolore della lunga abitudine all'infelicità, delle occasioni perdute e delle promesse infrante, il dolore, forse, di una bella donna che è stata tradita troppe volte e ora non è più adatta all'amore o al matrimonio. Fenici e greci, cartaginesi e romani, goti e bizantini, arabi e normanni, tedeschi, spagnoli
francesi hanno tutti lasciato il proprio segno sull'isola. Oggi, un secolo e mezzo dopo essere entrata a far parte dell'Italia, probabilmente la Sicilia è una terra meno infelice di quanto lo sia stata per molti secoli. Ma, sebbene non più sperduta, continua a sembrare triste, sempre in cerca di un'identità che non riesce mai a trovare del tutto.

John Julius Norwich, Breve storia della Sicilia 

Sicurezza

Io sono per il bene e per la sicurezza di tutti.

Sicurezza? Disse la moglie di Pablo? La sicurezza non esiste. Ce n'è tanti qui, ora, che cercano la sicurezza e sono un gran pericolo. Chi cerca la sicurezza in un momento come questo, perde tutto.
La donna era piantata davanti al tavolo con un gran mestolo in mano.
La sicurezza esiste disse Pablo. Anche nel pericolo c'è la sicurezza che viene dal conoscere quali sono i rischi da correre. Un torero sa quello che fa, non affronta rischi ed è sicuro.

Finché non viene infilato, disse amaramente la donna. 

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Vigliacco

E non provare a spaventarmi, vigliacco!
Vigliacco, ripeté  amaramente Pablo. Un uomo viene chiamato vigliacco perché ha senso tattico. Perché è capace di prevedere dove porta una stupidaggine. Non si è vigliacchi perché si capisce quel che è stupido. 

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Quello che succederà

Il sono per la Repubblica, disse felice la fonda di Pablo. E la Repubblica è il ponte. Poi avremo tempo di fare altri piani
Tu! disse Pablo. Tu con la testa di toro e il tuo cuore di puttana. Credi che ci sarà un poi, dopo la storia del ponte? Hai idea almeno di quello che succederà? 
Quello che deve succedere, succede, disse la donna di Pablo.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

mercoledì 19 dicembre 2018

Ordini scomodi

Quegli ordini lo irritavano per quello che rappresentavano per lui stesso, e per ciò che rappresentavano per il vecchio. Ordini maledettamente scomodi per quelli che dovevano eseguirli.
"Non è questo il modo di pensare", disse a se stesso; "tu come gli altri, e non esistono persone alle quali queste cose non debbano capitare. Tu e questo vecchio non contate niente: siete solo strumenti per fare il vostro dovere. Ci sono degli ordini necessari, di cui non avete colpa, e li c'è un ponte, e quel ponte può diventar una svolta definitiva per il futuro di tutta una razza umana.
Come ogni cosa che accade in questa guerra.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Uccidere

Se ci fosse un Dio, non avrebbe permesso mai quello che ho visto coi miei occhi.
Lasciamolo a quegli altri, Dio.
Quelli sostengono di averne il monopolio.
Evidentemente sento la mancanza di Dio perché sono stato educato religiosamente. Ma oggi un uomo deve rispondere di fronte a se stesso.
Allora ti perdonerai da te stesso di aver ucciso?
Credo di sì disse Anselmo.
Visto che metti la cosa in tal modo, cosi
nettamente, credo proprio che sia cosi.
Ma con o senza Dio, sono convinto che è proprio peccato uccidere.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

martedì 18 dicembre 2018

Cose di questo mondo

A volte vendevamo in fretta e a qualunque prezzo, e altre volte davamo via le nostre teiere cercando di non prendercela, perché le nostre madri ci avevano sempre detto: 'Non bisogna attaccarsi troppo alle cose di questo mondo'.

Otsuka Julie, Venivamo tutte per mare 

lunedì 17 dicembre 2018

Irrimediabile solitudine

Dostoevskij tornò da un viaggio a Londra profondamente turbato: invece di cogliervi il brivido luminoso del progresso - erano i giorni della prima Esposizione universale - aveva scoperto che in quella città regnava l'irrimediabile solitudine e la rassegnata disperazione di una umanità sottomessa.

Gustavo Zagrebelsky, Liberi Servi. Il grande inquisitore e l'enigma del potere

Mondo invisibile

Stai lontana da loro, ci avvisavano. Avicinati con cautela, se proprio devi. Non credere a tutto quello che ti dicono, ma impara a osservarli attentamente: le mani, gli occhi, gli angoli della bocca, le alterazioni improvvise del colore della pelle. Presto sarai in grado di decifrarli. Però stai attenta a non fissarli. Col tempo ti abituerai alla loro mole. Aspettati il peggio, ma non stupirti dei loro momenti di gentilezza. La bontà esiste dappertutto. Ricordati di metterli a loro agio. Sii umile. Sii gentile. Mostrati desiderosa di accontentarli. Di' solo Sissignore», o «Nossignore», e fai quello che ti ordinano. Meglio ancora, non dire niente del tutto. Adesso appartieni al mondo invisibile.

Otsuka Julie, Venivamo tutte per mare 

Madri forti

Le parole di nostra madre ci risuonavano ancora nelle orecchie. 'Vedrai: le donne sono deboli, ma le madri sono forti'.

Otsuka Julie, Venivamo tutte dal mare 

Smettemmo di sognare

Ci buttammo nel lavoro e diventammo ossessionate dal pensiero di strappare ancora un'erbaccia. Metemmo via gli specchi. Smettemmo di pettinarci. Ci dimenticammo del trucco. 'Quando mi inciprio il naso mi sembra di vedere una montagna coperta di brina'. Ci dimenticammo di Budda. Ci dimenticammo di Dio. Sviluppammo un gelo interiore che a tutt'oggi non si è ancora sciolto. 'Ho paura che la mia anima sia morta'. Smettemmo di scrivere a nostra madre. Perdemmo peso e dimagrimmo. Smettemmo di avere il ciclo. Smettemmo di sognare. Smettemmo di desiderare. Lavoravamo e basta.

Otsuka Julie, Venivamo tutte per mare

sabato 15 dicembre 2018

Massificazione

La democrazia è basata sull'uguaglianza; è insidiata mortalmente dal privilegio. L'uguaglianza non è l'omologazione, la massificazione di cui si è or ora parlato. Questa uguaglianza come omologazione è una condizione sociale e culturale, che deve essere combattuta dai singoli, affermando il proprio diritto all'originalità rispetto alla massa. 

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia 

Quando il tetto brucia

Il tetto si è bruciato
ora
posso vedere la luna

Mizuta Masahide

venerdì 14 dicembre 2018

Tipi allegri

A rifletterci bene, i migliori sono sempre allegri. E' molto meglio essere allegri, ed è anche il segno di qualche cosa: è come avere l'immortalità mentre si è ancora vivi. Una cosa complicata. Ma non ne sono rimasti molti, no, di tipi allegri; non ne sono rimasti molti. Ce n'è rimasti maledettamente pochi. E se tu, ragazzo, continui a pensarla cosi, non rimani nemmeno tu.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Effetto della ricchezza

Il vecchio aveva ragione: i cavalli lo hanno arricchito e, appena si è visto ricco, Pablo ha voluto godersi la vita.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

La causa e il capitalismo

Io sono venuto qui solo perché mi ci hanno mandato gli disse Robert Jordan.
Ho ricevuto i miei ordini da quelli che dirigono la guerra. Se ti chiedo di aiutarmi, tu puoi rifiutarti, e io troverò altri che mi aiutano. Non ti ho ancora nemmeno chiesto il tuo aiuto. Io debbo fare quello che mi è stato ordinato e posso assicurarti che si tratta di una cosa molto importante.  Non è colpa mia se sono uno straniero; preferirei esser nato qui. 
La cosa più importante per me, ora disse Pablo, è che qui non ci si disturbi. Questo è il mio dovere verso quelli che sono con me e verso me stesso.
Verso te stesso, già disse Anselmo.
E' un pezzo che si parla di te! Di te e dei tuoi cavalli! Finché non avevi cavalli, eri con noi. Ora sei anche tu un capitalista.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Qualcuno con cui parlare

Si accorse di com'era piacevole avere qualcuno con cui parlare invece di parlare soltanto a se stesso e al mare.

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

La forma della fortuna

Bisogna che non pensi sciocchezze, pensò. La fortuna è una cosa che viene in molte forme e chi sa riconoscerla?

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

giovedì 13 dicembre 2018

Tieni la testa lucida

Mi stai uccidendo, pesce, pensò il vecchio. Ma hai diritto di farlo. Non ho mai visto nulla di grande e bello e calmo e nobile come te, fratello. Vieni a uccidermi. Non m'importa, chi sarà a
uccidere l'altro. 
Ora stai perdendo la testa, pensò. Devi tenere la testa Iucida. Tieni la testa lucida e fa vedere come sa soffrire un uomo. O un pesce, pensò.

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

Tristezza

"Questa tristezza non mi piace" pensò  Jordan. "Questa tristezza è cattiva: ci cascano di solito prima di disertare o di tradire E' quella speciale tristezza che li prende quando ti piantano o prima che tradiscano. E' la tristezza che viene quando stanno per venderti." 

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Preoccuparsi

Preoccuparsi è pericoloso come aver paura. Serve solo a rendere le cose più difficili.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Fidarsi

Ciò che rende difficili le cose è dare importanza a quello che può accadere se si è catturati; e il dover decidere di chi conviene fidarsi. Delle persone con cui si lavora bisogna fidarsi completamente o non fidarsi affatto; e bisogna decidere se disfarsene o no.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana

mercoledì 12 dicembre 2018

Non va così male

"Non va così male' disse. "E il dolore non deve avere importanza per l'uomo".

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

martedì 11 dicembre 2018

Solo in mare

Guardò il mare e capi fino a che punto era solo, adesso. Ma vedeva i prismi nell'acqua scura profonda, e la lenza tesa in avanti e la strana ondulazione della bonaccia. Le nuvole ora si stavano formando sotto l'aliseo e guardando davanti a sé vide un branco di anatre selvatiche stagliarsi nel cielo sull'acqua, poi appannarsi, poi stagliarsi di nuovo; e capì che nessuno era mai solo sul mare.

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

Solo, da vecchio

Poi disse ad alta voce: "Come vorrei che ci fosse il ragazzo. Per potermi aiutare e poter vedere questa cosa".
Nessuno dovrebbe mai restar solo, da vecchio, pensò.

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

lunedì 10 dicembre 2018

Interpretazione

Noi sappiano che sullo svolgimento di una battaglia è più attendibile l'interpretazione dello storico della testimonianza dei generali che l'hanno diretta e dei soldati che l'hanno combattuta.

Vasco Pratolini, Cronache di poveri amanti 

venerdì 7 dicembre 2018

Massa informe e umori istintivi

Bastano i nomi di Vilfredo Pareto, Gaetano Mosca" o José Ortega y Gasset. Costoro ritenevano che proprio la democrazia, proclamando un'uguaglianza media e volgare in cui i valori personali sarebbero scomparsi, avrebbe rapidamente annullato gli individui e la loro libertà nella massa informe. E la massa informe, dove tutti sono uguali, non ha bisogno di democrazia ma si può accontentare di identificarsi in un qualche demagogo che ne interpreta direttamente gli umori istintivi, senza bisogno di procedure democratiche di partecipazione politica.

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia 

Dispotismo nella democrazia

«Credo sia piú facile stabilire un governo assoluto e dispotico in un popolo dove le condizioni sono eguali che in un altro, e penso che se un governo del genere fosse stabilito in un simile popolo, non solo vi opprimerebbe gli uomini, ma alla lunga sottrarebbe a ciascuno di loro parecchi dei principali attributi dell'umanità. Il dispotismo mi sembra, dunque, particolarmente da temere nelle età democratiche»

Tocqueville, La democrazia in America 

Uguaglianza e spersonalizzazione

La democrazia è fondata sugli individui, non sulla massa. Come Tocqueville aveva antiveduto studiando la società americana del primo Ottocento, la massificazione della società tramite l'uguaglianza e la spersonalizzazione dei suoi membri è un pericolo mortale per la democrazia, aprendo la strada alla tirannide.

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia 

giovedì 6 dicembre 2018

Ethos democratico

Ho parlato di opinione pubblica consapevole, perché la sua funzione è essenziale. A differenza di tutte le altre forme di governo, le quali non solo possono ma devono farne a meno, in democrazia, essa è una conditio sine qua non. Avendo la mente rivolta a una pedagogia democratica, è ovvio il riferimento al grande mondo della scuola e alla sua responsabilità civile e culturale. Ogni società ha un modo di governarsi cui corrisponde un suo ethos particolare che deve informare lo spirito degli individui che governano e che sono governati. Il problema dell'insegnamento della democrazia è qui, nell'identificazione e nella specificazione dell'ethos che le corrisponde. Esso deve essere diffuso a tutti, conformemente all'ideale democratico di una comunità di individui politicamente attivi.

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia

Spirito democratico?

In generale, nella migliore delle ipotesi, è prevalso un luogo comune dell'ideologia democratica: che sia necessario e sufficiente diffondere i diritti di partecípazione - i diritti politici e, innanzitutto, il diritto di voto - affinché lo spirito democratico si radichi, alimenti e diffonda da sé. In altre parole, si tratta dell'idea che la virtú democratica, che nella sua essenza consiste in dedizione alla cosa pubblica e disponibilità a destinarvi le proprie energie e a mettere in comune una parte delle proprie risorse, si sviluppi da sola, causa ed effetto della democrazia stessa: tanto piú la democrazia cresce - questa è la credenza tanto piú lo spirito democratico si sviluppa e questo sviluppo fa ulteriormente crescere la democrazia. 

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia 

Spirito delle regole

Sono dilagati invece politologi e costituzionalisti ma non bastano. Il loro compito è studiare, comprendere e spiegare regole fredde mentre ciò che qui importa e manca è il fattore spirituale che loro normalmente sfugge. Nel momento della massima diffusione della democrazia - si potrebbe dire nel momento della sua vittoria su ogni altro tipo di sistema di governo -, sembra dunque essere venuta meno l'esigenza di insegnarne lo spirito.

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia

Democrazia

La novità, oltre che nella diffusione, stava nella connotazione positiva che la democrazia stava assumendo in moto incontestato. Fin dall'antichità, essa era stata associata all'idea del governo della massa che ignora i suoi limiti, senza valore, egoista, estremista, incontenibile, arrogante, faziosa e instabile, perciò preda dei demagoghi, Era sì un modello, ma prevalentemente un modello negativo, una disgrazia da scongiurare. .... La democrazia è il regime in cui il popolo ama essere adulato, piuttosto che educato: "un tal governo - scrive Platone - non si dà alcun pensiero di quegli studi a cui bisogna attendere per prepararsi alla vita politica, ma onora chiunque, per poco che si professi amico del popolo".

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia

Vent'anni

Era sorridente, allegro, il solo ad esserlo fra tanti visi scontenti e decisi: si continuasse lo sciopero o si riattadcasse a lavorare, la sua amica bambinaja l'aspettava da mezzogiorno all'una sotto la Torre della Zecca, e lui non sarebbe mancato.
Friani gli disse: «Tienine di conto, vent'anni si hanno una volta sola».

Vasco Pratolini, Metello 

Una mano

È vero che, solo che tu conservi un minimo di volontà, trovi sempre una mano che ti tira su se sei abbattuto.

Vasco Pratolini, Metello 

mercoledì 5 dicembre 2018

Tutta teoria

Egli scosse la testa, sorrideva. "La verità" disse "è che certe cose, quando le trovi scritte e dimostrate, anche se le conosci per esperienza, assumono un altro aspetto. Le parole stampate non sono mai come i discorsi che facciamo noi, chi le scrive ci mette sempre un po' di magia. T'insegnano a ragionate su un argomento, e quello che magari pensavi digià, ti sembra anche più vero".
"Ma è sempre tutta teoria".

Vasco Pratolini, Metello 

martedì 4 dicembre 2018

Mille miglia

"The journey of a thousand miles begins with one step."

Lao Tzu "Laozi"

Ha aperto gli occhi

«Sei una canaglia, Salani» esclamò «Proprio perché sei un uomo onesto, sei una canaglia. Come tuo suocero. Ma almeno, lui pensava per sé. Tu aizzi gli altri, invece, e non ti accorgi del male che fai a tutti».
«Lei mi dà troppa importanza, io valgo per uno, conto per me solo. La verità è che questa gente ha aperto gli occhi. 
«Lo so» disse Badolati, e sembrò sospirare. «Ma bisogna che li
richiuda, e presto».

Vasco Pratolini, Metello 

lunedì 3 dicembre 2018

Sfruttati a questo modo

Fu come se ciascuno sentisse il bisogno di ripetersi le proprie ragioni, per dimostrare a se stesso di essere nel giusto, e come per darsi coraggio, una volta impegnatosi, di correre l'avventura. Era, per tutti, una avventura. Ma anche se non li avesse animati un sentimento di dignità, di ribellione, c'era la propria privata situazione a deciderli. La precarietà delle loro condizioni, in certi casi la fame, li spingeva.
«Pongo il mio caso» uno disse. Era un uomo ancora giovane, bruno, dallo sguardo mite e deciso, il volto magro, i baffi corti, la mosca sotto il labbro; era in corpetto e maniche di camicia, questa senza solino, fermata al collo da un gemello. 
«Come sa chi mi conosce, ho ventott'anni e sono mezzomuratore. Mi chiamo Donnini Aminta, vengo dal Ponte a Ema. Lavoro nel Cantiere Badolati di via Venti Settembre e prima, da manovale, stavo sotto il Tajuti. Cipressino mi conosce Metello assenti e Del Buono disse: «Anch'io ti conosco. Bravo, parla».
«Pongo il mio caso. Ero bracciante, prima di far questo mestiere, più di dieci anni fa. E nelle campagne c'era anche allora sempre meno lavoro per chi ha bisogno d'andare a giornata. Eppoi, fare il bracciante è un mestiere? Sei lo schiavo del fattore e del contadino. Il padrone non ti conosce nemmeno, mai. Sei lo schiavo dello schiavo dello schiavo. E fatichi e guadagni di conseguenza. Meno di uno dei nostri manovali.
("Purtroppo" borbotto il ragazzo Renzoni. «Se no, chi si sarebbe mosso dall'lmpruneta?»).
«Ora statemi a sentire. Avanti d'andar soldato, mi ero impegnato con una brava ragazza. Mi ero preso anche l'acconto. Ora è la mia donna e non c'è nulla di vergognoso a farlo sapere. Al Ponte a Ema l'hanno sempre saputo. Lei l'ebbe a dire in confessione e il pievano la tolse dalle Figlie di Maria. Così la voce fece il giro del paese. Lo ero di già militare. E appena congedato, non me la dovevo sposare? L'ho sposata anche perché ci si voleva bene. Ma in Municipio l'ho sposata, non in Chiesa. E non perché io sia ateo dichiarato, ma perché al pievano, appena tornato da fare il militare, la prima cosa che feci, gli feci uscire il sangue dal naso. Sono stato per questo sette mesi alle Murate». «Peccato quelle che ti andarono di fuori, Aminta» gli gridarono. «Poche andarono di fuori, ve l'assicuro. Era ancora in età di poterle sopportare. Lo bacchiai seguendo un ragionamento. Poi, feci conto che la ferma, invece di tre anni, fosse durata tre e mezzo. Questo succedeva due anni fa. Quando uscii dalle Murate, mia moglie aveva appena partorito».
«Ti eri preso un acconto più grosso, a quanto pare» disse Lippi, il decano, e giù per il pendio, sotto il sole, scrosciò una gagliarda risata.
Rise Aminta con gli altri, e disse: «Dopo tre anni di ferma, capirai!». Tuttavia, l'interruzione di Lippi e la ilarità ch'essa aveva suscitato, sembrarono spengere la foga del giovane muratore, che un attimo indeciso, dopo essersi guardato attorno, anche se adesso nessuno più rideva, rapidamente concluse: «Questo per dire che oggi i figlioli sono due, il secondo ha otto mesi, e non abbiamo ancora potuto metter su casa. Mia moglie sta ancora coi suoi, al Ponte a Ema, e io dormo nella baracca in cantiere, sei giorni la settimana. Ci si incontra la domenica come dei fidanzati, a mezza strada, siccome i suoi sondo contadini e la terra dove lavorano è della Chiesa. Il pievano gli ha permesso di tenere lei e le creature, ma li ha minacciati di mandargli la disdetta se viene a sapere che danno ricovero a me, anche per un'ora. Vi par giusta?» chiese, alzando il tono della voce «che dopo aver lavorato tutta una settimana, da due anni senza perdere una giornata, uno come me, non sia in grado di potere affittare quattro mura e riunire la famiglia?» Tacque e prese il fiasco dell'acqua e bevve a garganella.
«Sicché» gli domandò Del Buono «per te lo sciopero va bene?»
«E allora?» disse Aminta, si asciugò la bocca sull'avambraccio «perché avrei parlato?». E subito aggiunse: «Mi appello a quelli che vengono a lavorare dalla campagna, che come me tornano a casa una volta la settimana, anche se non si trovano nella mia combinazione particolare. E' vita dormire sei giorni la settimana in cantiere, mangiare asciutto il più spesso anche la sera, e poi fare quindici o venti chilometri, a piedi, il sabato col bujo e il lunedì mattina, per portare a casa che? Se le nostre donne non facessero bucati o no andassero a opra anche loro, non si crescerebbero i figlioli. Sempre chi una casa ce l'ha, io non ce l'ho» ripeté. «Mi appello a voi che venite di campagna. E' giusta che si sia sfruttati a questo modo?».

Vasco Pratolini, Metello 

Prima dello sciopero

«Ragazzi» disse ancora Del Buono «chi ha un rospo, lo sputi. Perché se a un certo momento, in pieno sciopero, dovesse saltare fuori qualche crumiro, ho l'impressione che questa volta ci sia gente disposta a fargli del male. E questo bisogna non succeda. Non aspettano di meglio, gli Impresari.

Vasco Pratolini, Metello 

Lega sindacale

Fu una giornata memorabile, come la nascita del primo figlio, come la liberazione dal carcere, di più. Fu come tuffarsi in un elemento naturale. Mani che si stringevano e avevano uguale la ruvidezza e l'energia; gli stessi visi bruciati, lo stesso mal d'aria, gli stessi caporali e imprenditori da maledire e da lasciare in giudicato. Se già prima lo sapevano, adesso erano certi di non essere soli. Questo li affratellava più di ogni Mutuo Soccorso, più dello stesso Partito, non c'era paragone.

Vasco Pratolini, Metello

domenica 2 dicembre 2018

Lo sciopero

Non erano più dei Poeti, in definitiva. I Poeti, coloro che ne hanno l'animo comunque sono sempre li pronti a offrire il petto, a versare lacrime,
dispensare amore. Questa era gente che non possedendo nulla, cotesto zero voleva d'ora in avanti saperlo amministrare. La dottrina che dicevano di professare, anche se la più parte di loro continuava a ignorarne la dialettica e l'esatta esposizione, stabiliva un preciso rapporto tra il dare e l'avere, tra sudore che cola e stomaco che langue, tra sfruttati dice vano e sfruttatori. Era gente, magari ancora illetterata, come il "Niccheri" che gli raccontava la storia cantandola in ottave, ma che credeva di aver capito poche cose ma chiare. E ci credeva. Credeva nel suo stomaco e nel suo sudore. Più che l'intelligenza l'illuminava l'istinto; una verità brutale ma
esplicita la confortava con la sua ragione. E più dei suoi Capi, facili a sperdersi o deviare, anche se sempre o quasi pagavano di persona, era la propria forza naturale che guidava cotesta gente, diritta per la sua strada.

Vasco Pratolini, Metello