[80.1] Dopo che il tumulto si fu calmato e furono passati cinque giorni, quelli che si erano ribellati ai Magi tenevano un consiglio sulla situazione, e furono pronunciati discorsi che, se per alcuni Greci sono incredibili, pure furono pronunciati.
[80.2] Otane invitava a porre il potere nelle mani di tutti i Persiani dicendo questo: "A me sembra opportuno che nessuno divenga più nostro monarca, perché non è cosa né piacevole né conveniente. Sapete infatti fin dove giunse l'arroganza di Cambise e avete provata anche l'arroganza del Mago.
[80.3] Come dunque potrebbe essere una cosa perfetta la monarchia, se in essa si può fare ciò che si vuole senza doverne rendere conto? Perché anche il migliore degli uomini, una volta salito a tale autorità, il potere monarchico lo allontanerebbe dal suo solito modo di pensare. Dai beni presenti gli viene infatti l'arroganza, mentre sin dalle origini è innata in lui l'invidia.
[80.4] E quando ha questi due vizi ha ogni malvagità, perché molte scelleratezze le compie perché pieno di arroganza, altre perché pieno di invidia. Eppure un sovrano dovrebbe essere privo di invidia, dal momento che possiede tutti i beni. Invece egli si comporta verso i cittadini in modo ben differente: è invidioso che i migliori siano in vita, e si compiace dei cittadini peggiori ed è prontissimo ad accogliere le calunnie.
[80.5] Ma la cosa più sconveniente di tutte è questa: se qualcuno lo onora moderatamente, si sdegna di non essere onorato abbastanza; se invece uno lo onora molto, si sdegna ritenendolo un adulatore. E la cosa più grave vengo ora a dirla: egli sovverte le patrie usanze e violenta donne e manda a morte senza giudizio.
[80.6] La moltitudine che governa, invece, anzi tutto ha il nome più bello di tutti, isonomia, in secondo luogo non fa niente di quanto fa il monarca: le cariche sono esercitate a sorte, ha un potere soggetto a controllo, tutte le decisioni sono prese in comune. Io dunque propongo di abbandonare la monarchia e di elevare il popolo al potere, perché nella massa sta ogni potere".
[81.1] Questo parere esponeva Otane. Megabizo invece esortava a volgersi all'oligarchia dicendo così: "Quel che ha detto Otane per por fine alla tirannide si intenda detto anche da me; ma quanto al fatto che vi invitava a conferire il potere al popolo, egli non ha colto il parere migliore: niente infatti c'è di più privo di intelligenza, né di più arrogante del volgo buono a nulla.
[81.2] E certo è cosa assolutamente intollerabile che per fuggire l'arroganza di un monarca gli uomini cadano nell'arroganza di una plebaglia sfrenata. Quello infatti, se fa qualcosa, la fa a ragion veduta, questa invece non ha neppure capacità di discernimento: e come potrebbe aver discernimento chi né ha imparato da altri né conosce da sé niente di buono, e si getta alla cieca senza senno nelle cose, simile a torrente impetuoso?
[81.3] Della democrazia facciano dunque uso
quelli che vogliono male ai Persiani; noi invece, scelto un gruppo degli uomini migliori, a questi affidiamo il potere; fra questi ci saremo anche noi, ed è giusto che dagli uomini migliori derivino le migliori deliberazioni".
[82.1] Megabizo esponeva dunque questo parere. E per terzo Dario rivelava il suo parere dicendo: "A me quel che ha detto Megabizo riguardo al governo democratico mi pare l'abbia detto giustamente; non giustamente invece quel che riguarda l'oligarchia. Essendoci tre forme di governo ed essendo tutte a parole ottime, ottima la democrazia e l'oligarchia e la monarchia, io affermo che quest'ultima è di molto migliore.
[82.2] Di un uomo solo che sia ottimo niente potrebbe apparire migliore, e, valendosi di tale sua saggezza, egli potrebbe guidare in modo perfetto il popolo, e così soprattutto potrebbero esser tenuti segreti i provvedimenti contro i nemici.
[82.3] Nell'oligarchia invece ai molti che impiegano le loro qualità nell'amministrazione dello stato sogliono capitare gravi inimicizie private, perché, volendo ciascuno essere il primo e prevalere con i suoi pareri, vengono a grandi inimicizie fra loro, e da queste nascono discordie, e dalle discordie stragi, e dalle stragi si passa alla monarchia, e con ciò si dimostra di quanto questo regime è il migliore.
[82.4] D'altra parte, se il popolo è al potere, è impossibile che non sopravvenga la malvagità.
E, sopravvenuta nello stato la malvagità, sorgono fra i malvagi non inimicizie, ma salde amicizie, poiché quelli che danneggiano gli interessi comuni lo fanno cospirando fra loro. E questo succede fino a che uno del popolo, postosi a capo degli altri, li fa cessare; in conseguenza di ciò costui s'impone all'ammirazione del popolo, e così ammirato viene proclamato monarca. E cosi anche questo dimostra che la monarchia è la cosa migliore.
[82.5] E per dir tutto in una sola parola, da dove ci è venuta la libertà e chi ce l'ha data? Ci è venuta dal popolo o dall'oligarchia o non piuttosto da un monarca? Il mio parere è dunque che noi, avendo ottenuta la libertà per opera di un solo uomo, dobbiamo mantenere in vigore la stessa forma di governo, e inoltre non dobbiamo abolire le istituzioni dei nostri padri, che sono buone, perché non sarebbe certo la cosa migliore".
Erodoto, Storie III
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