venerdì 30 novembre 2018

Legna verde che brucia

Quando ci vogliamo spiegare certe
circostanze, decisive per la nostra
vita, ci si risponde che è destino,
che è successo non sappiamo
come. Simile al bosco, d'estate: c'è
una gran quiete, gli alberi riparano
dal solleone, è un refrigerio, e d'un
tratto il bosco, tanto fresco ed
ombroso, s'accende, e col vento
che si leva, d'albero in albero
diventa una fiamma sola; così, un sentimento è entrato dentro di noi: è legna verde che d'improvviso brucia. 

Vasco Pratolini, Metello 

giovedì 29 novembre 2018

Alba

E c'è un'alba, simile a mille altre che hai visto nel corso della tua vita, con la luce che è grigia e lentamente si schiara, e si colora e dapprima è celeste, non rosa, è
poi rosa, quindi in un baleno, da dietro i poggi, sbuca il sole, e il cielo, investito da tanta luce, sembra scattare più in alto. 

Vasco Pratolini, Metello

Pappatoio

Sii buono, Pallesi. Se non esistesse la gente come me, morireste tutti di fame. Escluso te e qualche altra mosca bianca, il resto cosa siete, cosa sapete fare? Tolti dal vostro lavoro, avete bisogno del poppatojo, non vi sapete togliere un dito dal sedere.

Vasco Pratolini, Metello

La gioia del figlio

«Ma certo che sono contenta» ella l'interruppe. «Sono contenta e sono felice. Non lo vedi com'è bello?» aggiunse, voltando la faccia verso il bambino. «Non lo vedi come cresce bene? E' sano come un agnello. Fa tutto un sonno dalle otto di sera alle otto di mattina».
Sembrò a Metello ch'ella sospirasse, ma di gioja di materna commozione, o forse fu soltanto il gesto ch'ella fece di ergersi sul busto un istante, mentre si toccava i capelli sulla nuca.
«L'ho aspettato tutta la vita, vuoi non sia felice?»

Vasco Pratolini, Metello

Sguardo che cambia

Viola si chiuse la porta alle spalle e gli stese la mano. Lei si era cambiata: era come più bella e nello stesso tempo invecchiata. Metello non avrebbe saputo darsene una spiegazione. Forse per via dei capelli, che non più ondulati dai ferri e col gran rullo sulla fronte, ma tirati sopra le tempie e raccolti in una crocchia, sottolineavano l'ovale scarno del viso, e le pieghe tra le narici e gli angoli della bocca, segnate come rughe. Il vestito chiuso al collo, stretto alla vita, conferiva al suo corpo il risalto di sempre, lo stesso vi premeva il seno. Ma v'era come una pesantezza, una gravità in tutta la sua persona: erano i suoi occhi, ora anche Metello lo capiva, o meglio la loro luce, non più ilare e tentatrice come una volta, ma quieta, assopita. Dové distogliervi il proprio sguardo, e si sentì confuso.

Vasco Pratolini, Metello

Gioventù

L'età che va dagli anni ventuno ai ventiquattro, è decisiva per la vita di un uomo, per un figlio di popolo in specie. Egli si è definitivamente licenziato dall'adolescenza; ha conosciuto l'amore, la fatica, il dolore e tutto sembra averlo irrobustito. Il suo sangue è una rosa che stioppa; la sua ansia di vita morde i giorni come il bambino morde la mela. Egli ha fiducia in se stesso, e negli uomini, anche se crede di diffidarne, come nelle cose che tocca, nei colori che vede. La natura, di cui egli è una forza, coi suoi turbamenti e tentazioni, comunque lo esalta. Ha interessi, affetti, ideali che assorbono interamente i suoi entusiasmi, le sue ritensioni, e la sua fede. Quale che sia. E quali che siano la sua educazione, la sua levatura mentale, le sue risorse morali, siccome il suo corpo è sano e l'assiste, egli ha il mondo nel pugno, l'avvenire davanti a sé, un destino a cui non suppone di potersi sottrarre.

Vasco Pratolini, Metello

mercoledì 28 novembre 2018

Fortuna con le donne

Quella baldanza che o si acquisisce a vent'anni o mai più. La nostra fortuna con le donne è subordinata al nostro successo di esordienti che ci persuade di essere nati, almeno sotto questo punto di vista, fortunati. E di cui le donne subiscono il richiamo: è come ne portassimo addosso diciamo l'odore. Càpita a Don Giovanni, come capita a D'Annunzio, o a un muratore.

Vasco Pratolini, Metello

Cicatrice

Ormai anche per lui non c'era altro da pensare: Betto se l'era preso l'Arno, come suo padre. E un a ferita fa presto a risarcire quando si ha vent'anni e la vita sembra c'insegua, resta la cicatrice, che prima o poi darà le sue trafitture, non ora.

Vasco Pratolini, Metello 

Numero e gregge

"È vero o no" gli dicevano " che più si combatte insieme e più di avvicina il giorno in cui ci sarà un modo senza classi, senza sfruttati e senza più sfruttatori?"
"Poniamo di sì " l'anarchico rispondeva".
"Come poniamo? Il numero fa o non fa la forza?"
"Il numero fa gregge. Collettive sono le pecore che hanno sempre bisogno di tre cose: del pastore, del cane e del bastone. L'individuo è libero e arbitro di tutte le sue azioni".

Vasco Pratolini, Metello

martedì 27 novembre 2018

Ascoltatore passivo

La solitaria e sprovveduta Virginia andava fermandosi a poco a poco l'immagine di un Signore ascoltatore passivo delle nostre confidenze terrene.

Vasco Pratolini, Un eroe del nostro tempo

domenica 25 novembre 2018

Il mare al femminile

Pensava sempre al mare come a 'la mar', come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. A volte coloro che l'amano ne parlano male, ma sempre come se parlassero di una donna. Alcuni fra i pescatori più giovani, di quelli che usavano gavitelli come galleggianti per le lenze e avevano le barche a motore, comprate quando il fegato di pescecane rendeva molto, ne parlavano come di el mar al maschile. Ne parlavano come di un rivale o di un luogo o perfino di un nemico. Ma il vecchio lo pensava sempre al femminile e come qualcosa che concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvagie era perché non poteva evitarle. La luna lo fa
reagire come una donna pensò.

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

Sveglia

«Allora buona notte. Domattina vengo a svegliarti.»
«Tu sei la mia sveglia disse il ragazzo»
«La mia sveglia è l'età» disse il vecchio. «Perché i vecchi si svegliano cosi presto? Sarà perché la giornata duri più a lungo?»

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

Sveglia per il lavoro

La porta della casa dove dormiva il ragazzo non era chiusa a chiave, e il vecchio l'aprì ed entrò in silenzio a piedi scalzi. Il ragazzo dormiva su un lettino nella prima stanza, e il vecchio lo vide distintamente alla luce della luna morente. Gli prese con garbo un piede e lo strinse finché il ragazzo si svegliò e si voltò a guardarlo. Il vecchio gli fece un cenno col capo, e il ragazzo prese i calzoni dalla sedia accanto al letto e li infilò restando seduto sul letto. Il vecchio uscì e il ragazzo gli andò dietro. Aveva sonno, e il vecchio gli cinse le spalle col braccio e disse: «Mi dispiace».
«Qué va» disse il ragazzo. «È quello che deve fare un uomo.»

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare

venerdì 23 novembre 2018

Tentare varie strade

"E poi" disse l'uomo "sulla 6 non passa nessuno. Se vuoi andare a Chicago sarà meglio che attraversi lo Holland Tunnel a New York e prendi per Pittsburgh", e sapevo che aveva ragione. Era il mio sogno che andava a farsi fottere, la stupida idea da pantofolaio che fosse meraviglioso seguire un'unica linea rossa per attraversare l'America, invece di tentare varie strade e percorsi.

Jack Kerouac, Sulla strada

Partire per l'oceano

E così una mattina lasciai il mio grosso manoscritto rimasto a metà sulla scrivania, piegai le comode lenzuola del mio letto per l'ultima volta, presi la borsa di tela nella quale avevo messo poche cose essenziali e partii per l'oceano Pacifico con quei cinquanta dollari in tasca. 

Jack Kerouac, Sulla strada

Eccitato dalla vita

Lui era un ragazzo tremendamente eccitato dalla vita, un imbroglione, certo, ma solo perché aveva quest'ansia di vivere e di mescolarsi a gente che altrimenti non gli avrebbe prestato la minima attenzione.

Jack Kerouac, Sulla strada

Uscito di galera

A quei tempi davvero non sapeva mai di cosa stesse parlando; cioè, era un ragazzo appena uscito di galera, tutto preso dalla meravigliosa possibilità di diventare un vero intellettuale, e gli piaceva usare ma in modo confuso, il tono e le parole dei "veri intellettuali" che aveva sentito parlare, anche se, attenzione, non era poi così ingenuo in tutte le altre cose, e gli ci vollero solo pochi mesi con Carlo Marx per sentirsi completamente dentro i termini e il gergo dell'ambiente.
Jack Kerouac, Sulla Strada

giovedì 22 novembre 2018

Criticare

Quand'ero più giovane e indifeso, mio padre mi ha dato un consiglio che ho fatto mio da allora.
«Tutte le volte che ti viene da criticare qualcuno», mi ha detto, «ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu».

Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby

Grande Gatsby e società in dissoluzione

In obbedienza alla tecnica narrativa del suo maestro Henry James, tutto ruota attorno alla figura del personaggio che dà titolo al romanzo: in tal senso il sottile filo autobiografico che sostiene la vicenda fornisce una serie infinita di spunti, poiché la figura del protagonista risulta davvero l'archetipo di una società in lenta, progressiva dissoluzione, in cui alcolismo e vita da play boy si confrontano di continuo fino a provocare modelli di autodistruzione che la crisi economica del tempo - in agguato ma già alle porte durante gli anni Venti - serve soltanto ad accentuare.

Walter Mauro, Premessa a Il Grande Gatsby

Esperienza

Esperienza è il nome che molti danno ai loro errori

Oscar Wilde

mercoledì 21 novembre 2018

Soldato alla frontiera

Ciò che importava per Fitzgerald, in letteratura, era la fatica: il lavoro ben fatto e fatto per amore dell'arte», lo sforzo testardo e prolungato. La sua era «una tremenda lotta, una tremenda lotta nervosa, un tremendo sacrificio». Questo sacrificio aveva bisogno di probità, responsabilità, coscienza, senso del dovere, giudizio, volontà, precisione. Forse, da giovane, era stato una farfalla con le ali coperte di polvere iridescente. Poi diventò un soldato, perché «le condizioni di una vita artisticamente creativa sono così ardue, che ad esse posso paragonare soltanto i dovéri di un soldato in tempo di guerra». Come aveva detto Kierkegaard, un artista è «un soldato alla frontiera», che lotta giorno e notte «non contro i Tartari e gli Sciti, ma contro le orde selvagge di una melanconia essenziale».

Pietro Citati, La morte della farfalla 

Insonnia

"Quelle preziose sette ore notturne di sonno", scrisse nel 1934, "si spezzano bruscamente in due. C'è, se uno è fortunato, il primo dolce sonno della notte, e c'è l'ultimo sono profondo del mattino, ma tra i due appare un sinistro, sempre più esteso intervallo." Era la sua notte oscura."

Pietro Citati, La morte della farfalla

Senza un programma

"Faremo un viaggio coi fiocchi e controfiocchi", continuò Siggy.
"Ci pensavo da un bel pezzo, sai, Graff, e so come fare per non sciuparlo. Senza un programma, Graff. Questa è la prima cosa. Niente itinerari, niente date di arrivo, niente date di scadenza."

John Irving, Libertà per gli orsi

Bere

Ma egli non aveva nulla in comune con Poe, De Quincey o Boudlaire, che cercavano nell'alcol e nella droga una conoscenza soprareale, un misterioso aldilà che l'esistenza quotidiana non offre.
Fitzgerald beveva per vincere il complesso di inferiorità e di insicurezza che lo aveva sempre torturato e che nessun successo o trionfo, neppure il più splendido, avrebbero mai pacato. Beveva per dimenticare la colpa: Adamo aveva peccato anche a suo nome. Beveva per scatenare i propri istinti aggressivi o liberare il desiderio di fuga: essere ovunque, ma non lì. 

Pietro Citati, La morte della farfalla 

martedì 20 novembre 2018

Dopo la partenza

Credo che si misuri il proprio grado di amore per una persona con il silenzio e il vuoto che scendono sulla giornata dopo la partenza. 

Pietro Citati, La morte della farfalla 

Malati di mente

I malati di mente sono sempre semplici ospiti sulla terra: eterni stranieri, che portano con sé decaloghi spezzati che non sanno leggere.

Pietro Citati, La morte della farfalla

Raggio di sole

"Non puoi avere niente, non puoi avere assolutamente niente" diceva Anthony Patch in I belli e dannati. "È come un raggio di sole che guizza qua e là in una stanza. Si ferma e indora qualche oggetto insignificante, e noi poveri idioti cerchiamo di afferrarlo ma quando lo afferriamo, il raggio di sole si sposta sopra qualcos'altro: e tu hai la parte irrilevante, ma il luccichio che te l'ha fatta desiderare, se ne è andato...." Niente è più doloroso di questo raggio che si sposta, e delle ferite che ci procuriamo inseguendolo

Pietro Citati, La morte della farfalla

lunedì 19 novembre 2018

Scultura

Michelangelo si fermò a contemplare il San Marco del Donatello nella sua grande nicchia sulla facciata di Orsanmichele. "La scultura è la più nobile di tutte le arti" esclamò con o passione.

Stone Irving, Il tormento e l'estasi

domenica 18 novembre 2018

Umori e stati d'animo

I buoni romanzi e i film non sono diversi dalle notizie (o da quello che sotto questo nome viene contrabbandato): sono più di semplici «vicende». Essi sono anche indissolubilmente costituiti da tutta la gamma di umori e stati d'animo provati nel corso della lettura o durante la proiezione. «Non è possibile provare per un film o per un libro esattamente lo stesso amore provato per essi da un'altra persona», concluse Patrick tra sé.

John Irving, La quarta mano

sabato 17 novembre 2018

Improvviso buio

Il lume d'una idea comune è alimentato dal sentimento collettivo; se questo sentimento però si scinde, rimane sì in piedi la lanterna del termine astratto, ma la fiamma dell'idea vi crepita dentro e vi guizza e vi singhiozza, come suole avvenire in tutti periodi che son detti di transizione. Non sono poi rare nella storia certe fiere ventate che spengono d'un tratto tutti quei lanternoni. Che piacere! Nell'improvviso bujo, allora è indescrivibile lo scompiglio delle singole lanternine: chi va di qua, chi di là, chi torna indietro, chi si raggira; nessuna più trova la via: si urtano, s'aggregano per un momento in dieci, in venti; ma non possono mettersi d'accordo, e tornano a sparpagliarsi in gran confusione, in furia angosciosa: come le formiche che non trovino più la bocca del formicajo, otturata per ispasso da un bambino crudele. Mi pare, signor Meis, che noi ci troviamo adesso in uno di questi momenti. Gran bujo e gran confusione! Tutti i lanternoni, spenti.

Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal 

Lanternino che portiamo in noi

E questo sentimento della vita per il signor Anselmo era appunto come un lanternino che ciascuno di noi porta in sé acceso; un lanternino che ci fa vedere sperduti su la terra, e ci fa vedere il male e il bene; un lanternino che projetta tutt'intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe, se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi dobbiamo pur troppo creder vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi. Spento alla fine a un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione?

Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal 

Sentirsi vivere

E il signor Anselmo, seguitando, mi dimostrava che, per nostra disgrazia, noi non siamo come l'albero che vive e non si sente, a cui la terra, il sole, l'aria, la pioggia, il vento, non sembra che sieno cose ch'esso non sia: cose amiche o nocive. A noi uomini, invece, nascendo, è toccato un tristo privilegio: quello di sentirci vivere, con la bella illusione che ne risulta: di prendere cioè come una realtà fuori di noi questo nostro interno sentimento della vita, mutabile e vario, secondo i tempi, i casi e la fortuna.

Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal 

Quando soffre

Potei sperimentare che l'uomo, quando soffre, si fa una particolare idea del bene e del male, e cioè del bene che gli altri dovrebbero fargli e a cui egli pretende, come se dalle proprie sofferenze gli derivasse un diritto al compenso; e del male che egli può fare a gli altri, come se parimenti dalle proprie sofferenze vi fosse abilitato. E se gli altri non gli fanno il bene quasi per dovere, egli li accusa e di tutto il male ch'egli fa quasi per diritto, facilmente si scusa.

Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal 

venerdì 16 novembre 2018

Chi dirige

- È proprio in peccato, confermò lo sconosciuto facendo brillare l'occhio, e continuò: - Ma ecco il problema che mi preoccupa: se dio non esiste, chu dirige la vita umana e tutto l'ordine della terra?
- È l'uomo che dirige, si affrettò a rispondere irritato a questa domanda

Mikhail Bulgakov, Il Maestro e Margherita 

Kant e l'esistenza di Dio

-Mi permetta di domandarle,-riprese l'ospite dopo una preoccupata riflessione, -che ne fa delle prove dell'esistenza di dio, le quali, come è noto, sono esattamente cinque?
- Ohime, - rispose Berlioz con commiserazione, - nessuna di queste dimostrazioni vale un soldo, e da tempo l'umanità le ha messe in archivio. Deve convenire che nella sfera della ragione non ci può essere alcuna prova dell'esistenza di dio.
- Bravo! esclamò lo straniero, - bravo! Lei ha ripetuto per intero il pensiero del vecchio irrequieto Immanuel. Ma guardi la stranezza: egli distrusse fino in fondo le cinque prove, ma poi, come per dar la baia a se stesso, ne ha costruito proprio lui una sesta.
- Anche la prova di Kant, - replicó con un fine sorriso il colto direttore, non è convincente. Non per nulla Schiller diceva che le disquisizioni kantiane su questo argomento possono soddisfare solo degli schiavi, mentre Strauss si limitava a deriderla.

Mikhail Bulgakov, Il Maestro e Margherita 

Ateismo

- Nel nostro paese l'ateismo non stupisce più nessuno, disse Berlioz con diplomatica cortesia.- Da tempo la maggior parte della nostra popolazione ha consapevolmente smesso di credere alle fandonie su dio.

Mikhail Bulgakov, Il Maestro e Margherita 

Vergine immacolata

Non esiste nessuna religione orientale, diceva Berlioz, in cui manchi, di regola, una vergine immacolata che metta al mondo in dio. E i cristiani, senza inventare nulla di nuovo, crearono così il loro Gesù, che in realtà non è mai esistito.

Mikhail Bulgakov, Il Maestro e Margherita 

mercoledì 14 novembre 2018

Lascia perdere l'improbabile

"improbabile... Cioè, è improbabile che torni qui con me, anche se dovesse dirmi di si."
"Lascia perdere l'improbabile: la possibilità c'è sempre. Basta questo: tu vai a prendere l'aereo; io metto a posto la casa. Giuro che prima di andarmene ti cancello anchei messaggi dalla segreteria telefonica."

John Irving, La quarta mano

martedì 13 novembre 2018

Mores che impediscono il crollo morale

La Arendt indica che già nel diciottesimo secolo era evidente in Montesquieu che solo i costumi (mores), in quanto abitudini impedissero uno spettacolare crollo morale e spirituale della cultura occidentale.

Ronald Beiner, Il giudizio in Hannah Arendt 

Uomini interdipendenti

Nella prima lezione dissi che per Kant, verso la fine della sua vita, due questioni erano rimaste aperte. La prima potrebbe essere sintetizzata nella socievolezza dell'uomo, vale a dire nel fatto che nessun uomo può vivere solo, che gli uomini sono interdipendenti non solo nei bisogni e nelle loro cure ma anche per quanto riguarda la loro facoltà, la mente, che non può funzionare al di fuori della società umana. 

Hannah Arendt, Teoria del giudizio politico

lunedì 12 novembre 2018

Deriva etica

«Non vi è città, per quanto buone siano le sue leggi, che possa vivere in uno stato di tranquillità, se i cittadini pensano che sia giusto consumare i loro averi in piaceri smodati». Tali città «non finiscono mai di assistere al susseguirsi di tirannidi, oligarchie e democrazie» (Platone). Dunque la bontà delle leggi ha importanza relativa: un'ottima legislazione è impotente se gli uomini sono alla deriva sul piano etico.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

Vedere ciò che è giusto

Alla fine mi resi conto che tutte le città di allora erano mal governate, [...] e fui necessariamente indotto a fare l'elogio della vera filosofia, e a dire che solo essa consente di vedere ciò che è giusto nelle cose pubbliche e in quelle.private. Dunque le generazioni umane non si sarebbero mai potute liberare dalle sciagure, finché al potere non fossero giunti i veri e autentici filosofi oppure i governanti delle città non fossero divenuti, per una grazia divina, essi stessi veri filosofi. 

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

domenica 11 novembre 2018

Filosofia e merce agli antipodi

... schema degli uomini "folgorati" da Socrate. Esso funziona anche per Senofonte. Socrate lo incontrò in una stradina, gli sbarrò la strada col bastone (sembra la figurina di un vaso attico), e gli domandò: «Dove si acquistano le merci?»; la risposta fu immediata; poi Socrate incalzò «e qual è il luogo dove si diventa persone dabbene?»; l'altro non seppe cosa dire; e allora Socrate: «Seguimi e lo saprai». In questo aneddoto, in cui forse per la prima volta, in Occidente, filosofia e merce vengono posti agli antipodi, c'è già il clima" del proselitismo e della "conversione".

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

Timore degli dei

Del Sisifo di Crizia abbiamo un ampio frammento. Raccontava del tempo, assai remoto, quando la vita umana era senza ordine, schiava della forza, quando davvero «homo homini lupus»; e
spiegava la nascita della legge come correttivo purtroppo imperfetto e inefficace («la gente compiva il male di nascosto»); onde alla fine «un uomo accorto e saggio inventò per gli esseri umani il timore degli dei», unico rimedio. Questo teatro era sentito come eversivo e in certo senso lo era. 

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

Forgiare le coscienze

La scena teatrale: il luogo più importante della comunicazione di massa in Atene al pari dell'assemblea, ma forse più affollato e frequentato. All'assemblea ormai regnava un certo  assenteismo, nelle grandi occasioni si arrivava a cinquemila persone, ma nella routine molto meno. A teatro una volta Platone parla di trentamila spettatori. Lì si forgiava la coscienza della città, attraverso una forma d'arte controllata, certo, dallo Stato, ma attraverso cui si esprimevano anche, e sempre più spesso negli anni critici della giovinezza di Platone, autori che sottilmente, proprio attraverso il teatro, mettevano in discussione i fondamenti della città. 

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

Migliore forma politica

Il terreno dello scontro (tra Senofonte e Platone) era, come ovvio tra socratici, la teoria politica, la ricerca della "migliore" forma politico-statale. Al modello platonico culminante nell'idea dei filosofi reggitori, Senofonte oppone, con la Ciropedia, l'idea del monarca "educato" in modo completo (filosofia compresa), e l'esempio che propone, idealizzato al massimo, è appunto quello di Ciro il Grande.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

Odisseo

Odisseo, l'eroe che non voleva tornare, l'eroe sempre in viaggio e sempre lontano da casa cui pure dice di agognare. L'eroe che, alla fine dell' Odissea - quando è appena tornato -, prevede che si rimetterà in viaggio, e che Dante immagina sospinto da un «ardore» di conoscenza più forte di qualunque altro affetto, e da tale pungolo portato ad affrontare, ormai «vecchio e tardo», l'ultimo viaggio.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

Disinvolto in pubblico

"Senti, Herb. Al banchetto... niente discorsi, eh? Non io. Tu, tu sei diverso. Tu riesci benissimo ad alzarti in piedii parlare a centinaia di persone. A migliaia. E sei così disinvolto.... convinceresti chiunque di qualsiasi cosa. Niente ti fa paura," mormorò  commentando una dote universalmente riconosciuta del signor Clutter : un'impavida sicurezza che lo distaccava dagli altri e che, se da una parte suscitava rispetto, dall'altra limitava un poco l'affetto altrui.

Truman Capote, A sangue freddo

venerdì 9 novembre 2018

Accettazione del mondo

Aveva una bocca morbida dalle labbra perfettamente separate, e nelle tracce di stanchezza disegnate intorno ai suoi occhi c'era una seducente accettazione del mondo qual è.

John Irving, La quarta mano

È pur sempre un lavoro

Quand'anche la rete internazionale di notizie non lo avesse mai inviato in Jugoslavia  ..... be', non importava. In fondo a Vlade, o Vlad, o Lewis - il confuso portiere di notte - che cosa aveva detto il fratello? ("Ascolta ... è pur sempre un lavoro, no?"). Ebbene, quello di Wallingford era pur sempre un lavoro, no?

John Irving, La quarta mano

Sciaguattare contro i moli

Certo, l'acqua ama sciaguattare contro i moli, e il pino gettare nuovi aghi all'estremità dei suoi rami, ma altrettanto certo è che la voce della signora Clausen stava causando un'istartanea erezione a tutti i maschi eterosessuali folgorati dal notiziario.

John Irving, La quarta mano

giovedì 8 novembre 2018

Poseidone

Noi siamo tre fratelli, figli di Crono e di Rea:
Zeus e io, e poi Ade, signore degli Inferi.
Tutte le cose furono divise in tre parti 
e ciascuno di noi ebbe il dominio su una parte. 
Quando le sorteggiammo,
a me toccò di vivere nel mare bianco di spuma,
ad Ade la tenebra oscura 
e a Zeus il vasto cielo,
fra l'aria e le nuvole.

Iliade, Libro XV

Come il correre del pensiero

Come corre il pensiero di un uomo che ha attraversato molte terre
e che con la sua mente esperta pensa:
"potrei essere qui, potrei essere là",
e progetta nuovi viaggi,
così rapida volò, spinta dal desiderio, Era regina.

Iliade, Libro XV

mercoledì 7 novembre 2018

Ascoltare i consigli

Ettore, tu sei incapace si ascoltare i consigli:
perché un dio ti ha concesso grandi capacità di combattere,
per questo anche nelle decisioni tu credi di saperne più degli altri.
Ma non è possibile che tu abbia tutte le qualità:
il dio infatti ha concesso a uno la capacità di combattere, 
a un altro di danzare,
a un altro ancora di danzare,
a un altro ancora di cantare e suonare la cetra,
e a un altro Zeus dalla voce tonante ha concesso una mente saggia,
e di questa molti uomini si giovano
e molti egli ne può salvare, e lo sa meglio di ogni altri.

Iliade, Libro XIII

Destino di morire

Pisandro andava dritto contro il glorioso Menelao,
ma verso di te, o Menelao, lo spingevanola cattiva fortuna e il suo destino di morire, ucciso da te, nella battaglia crudele.

Iliade, Canto XII

Combattere

Se voi combatterete,
sono sicuro che potrete salvare le nostre navi, 
ma se eviterete i rischi della guerra, 
questo sarà il giorno in cui saremo sopraffatti dai Troiani.

Iliade, Libro XIII

martedì 6 novembre 2018

Prendere delle decisioni

Il raduno di tutti i Clutter per il Giorno del Ringraziamento era un incontro annuale che aveva luogo di volta in volta presso un parente diverso, quest'anno era il turno di Herb, dunque bisognava farlo, ma vista la coincidenza con i preparativi per il matrimonio di Beverly, la signora Clutter disperava di sopravvivere ai due programmi. Entrambi comportavano la necessità di prendere delle decisioni, procedura che aveva sempre detestato e che aveva imparato a temere perché quando suo marito era lontano in uno dei suoi viaggi d'affari, si pretendevano continuamente da lei opinioni precise riguardo all'andamento della fattoría, ed era una cosa intollerabile, una tortura. E se avesse sbagliato? Se Herb si fosse arrabbiato? Meglio chiudersi a chiave in camera da letto e fingere di non sentire oppure dire, come faceva a volte: «Non posso. Non so. Vi prego.»

Truman Capote, A sangue freddo

Sequenza di fatti gradevoli

Unica figlia di un prospero coltivatore di frumento, Fox, sorellina adorata di tre fratelli maggiori, non era stata viziata ma protetta, portata ad immaginare che la vita fosse una sequenza di fatti gradevoli: autunni nel Kansas, estati im California, una serie di tazzine da tè in dono.

Truman Capote, A sangue freddo 

Vera signora

Nancy Cutter ha sempre fretta, ma ha sempre tempo. È questa la definizione di una vera signora.

Truman Capote, A sangue freddo 

Timore di offendere

Da giovane aveva vinto un premio di dizione; ma la maturità, pareva, aveva ridotto la sua voce a un unico tono, quello di scusa, e la sua personalità a una serie di gesti pervasi dal timore di offendere, di poter in qualche modo dispiacere.

Truman Capote, A sangue freddo 

venerdì 2 novembre 2018

È meraviglioso

«Vedi? » mi gridò. «È meraviglioso!»
E, a un tratto, accadde. Mentre guardavo i colori sfumati dei capelli di Holly balenare alla luce rosso-gialla delle foglie, l'amai abbastanza da dimenticare me stesso, le mie disperazioni egoistiche e da essere contento perchè stava per succederle qualcosa che lei pensava felice. A poco a poco i cavalli si misero al trotto, ondate di vento ci investirono, ci schiaffeggiarono; ci tuffammo dentro e fuori da pozze di sole e d'ombra, e la felicità, una esilarante gioia di vivere, mi corse dentro come una boccata di azoto. Questo accadeva in quell'istante.

Truman Capote, Colazione da Tiffany 

giovedì 1 novembre 2018

Negozio di lupini

Padron 'Ntoni adunque, per menare avanti la barca, aveva combinato con lo zio Crocifisso Campana di legno un negozio di certi lupini da comprare a credenza per venderli a Riposto

Giovanni Verga, I Malavoglia 

Contentati

«Contentati di quel che t'ha fatto tuo padre; se non altro non sarai un birbante» 

Giovanni Verga, I Malavoglia 

Mestiere che sai

«Fa il mestiere che sai, che se non arricchisci camperai»

Giovanni Verga, I Malavoglia 

Senza pilota

«Senza pilota barca non cammina»

Giovanni Verga, I Malavoglia 

Motto degli antichi

«Perché il motto degli antichi mai menti»

Giovanni Verga, I Malavoglia 

Cammino del progresso e i deboli

Il cammino fatale, incessante spesso faticoso e febbrile che segue l'umanità per raggiungere la conquista del progresso, è grandioso nel suo risultato, visto nell'insieme, da lontano. Nella luce gloriosa che l'accompagna dileguansi le irrequietudini, le avidità, l'egoismo, tutte le passioni, tutti i vizi che si trasformano in virtù, tutte le debolezze che aiutano l'immane lavoro, tutte le contraddizioni, dal cui attrito sviluppasi la luce della verità. Il risultato umanitario copre quanto c'è di meschino negi interessi particolari che lo producono; li giustifica quasi come mezzi necessari a stimolare l'attività dellindividuo cooperante inconscio a beneficio di tutti. Ogni movente di cotesto lavorio universale, dalla ricerca del benessere materiale, alle più elevate ambizioni, è legittimato dal solo fatto della sua opportunità a raggiungere lo scopo del movimento incessante; e quando si conosce dove vada questa immensa corrente dell'attività umana, non si domanda al certo come ci va. Solo l'osservatore, travolto anch'esso dalla fiumana, guardandosi attorno, ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall'onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravvegnenti, i vincitori d'oggi, affrettati anch'essi, avidi anch'essi d'arrivare, e che saranno sorpassati domani.

Giovanni Verga, Milano 19 gennaio 1981