mercoledì 29 maggio 2019

Stai solo

O si accetta e si corrobora l'ipocrisia come sistema di relazione e stai in compagnia di ipocriti come te e ti senti solo come fai sentire solo chi fa ipocritamente compagnia con la tua o te ne stai solo senza chiederti perché lo sei: lo sei perché sei più in gamba e non hai bisogno di una stampella per sentirti dritto solo perché grazie ad essa zoppichi come tutti gli altri.

Aldo Busi, Vacche amiche 

martedì 28 maggio 2019

Marinaio

Un altro marinaio deve possedere l'agilità della scimmia, l'occhio dell'aquila e il cuore del leone.

Elsa Morante, L'isola di Arturo

venerdì 24 maggio 2019

Beatitudine e certezze

Se oggi ripenso a quelle conversazioni con mio padre, e rívedo le scene di quell'epoca lontana, tutto per me prende un significato differente da allora. E mi viene in mente la favola di quel cappellaio che piangeva o rideva sempre a sproposito: giacché gli era dato di scorgere la realtà unicamente attraverso le immagini d'un specchio stregato. Dei discorsi di mio padre (sia che fossero in tono di commedia, o di tragedia, o di gioco) io, a quel tempo, non potevo intendere altro se non quanto rispondeva alla mia certezza indiscussa: che lui, cioè, fosse l'esempio incarnato della perfezione e felicità umana! Anche lui, forse,a dire la verità, favoriva quei miei concetti di ragazzino, mostrando, per abitudine, il proprio personaggio in una luce di vanti. Ma seppure (poniamo un caso inverosimile), gli fosse venuta la fantasia di calunniarsi facendomi le più nere confessioni e dichiarandosi una canaglia impunita, per me sarebbe stato lo stesso. Le sue frasi, per me, si straniavano da ogni ragione e valore terrestre. Io le udivo come s'ode una liturgia sacra, dove il.dramma recitato non è più che un simbolo, e la verità ultima che si celebra: è una beatitudine.

Elsa Morante, L'isola di Arturo 

Sospirare di solitudine

Dunque, pare che alle anime viventi possano toccare due sorti: c'è chi nasce ape, e chi nasce rosa. Che fa lo sciame delle api, con la sua regina? Va, e ruba a tutte le rose un poco di miele, per portarselo nell'arnia, nelle sue stanzette. E la rosa? La rosa l'ha in se stessa, il proprio miele: miele di rose, il più adorato, il più prezioso! La cosa più dolce che innamora essa l'ha già in se stessa: non le serve cercarla altrove. Ma qualche volta sospirano di solitudine, le rose questi esseri divini! Le rose ignoranti non capiscono i propri misteri.

Elsa Morante, L'isola di Arturo 

giovedì 23 maggio 2019

Il trombettista

Se fossi un pittore ..... ti dipingerei
Se fossi un cantante .....ti canterei
Se fossi un poeta ..... ti decanterei
Se fossi un scultore ..... ti scolpirei
Ma sai ... sono solo un trombettista ...

mercoledì 22 maggio 2019

Nome

Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome. Avevo presto imparato (fu lui, mi sembra, il primo a informarmene), che Arturo è una Stella.

Elsa Morante, L'isola di Arturo 

domenica 19 maggio 2019

Dolori mediorientali e africani

E mi ci sono voluti molti anni ancora per rendermi conto che il mio dolore era un dolore tutto sommato occidentale e ormai privilegiato, un dolore che non usciva da una guerra, da una fuga fortunosa da un paese martoriato, da una traversata stipato con centinaia d'altri su un barcone che fa acqua, non sapevo che esistono dolori mediorientali e africani immensamente più grandi del mio e poi triplicati dalla malasorte di spiaggiare in Italia, allora non potevo nemmeno remotamente immaginare che esseri umani già derelitti e al limite delle forze sarebbero finiti in un campo di concentramento chiamato Cie sotto casa o, i più fortunati, sotto il  dominio di un caporale gestore di braccianti sorvegliati a fucili spianati, non sapevo che nel mio paese lo Stato incoraggiava e foraggiava la schiavitù di giorno e il vagabondaggio di notte di migliaia e migliaia di uomini e donne randagi, non sapevo che lo Stato considera salvata una persona solo perché salvata un istante dalla morte - salvata un istante prima dalla morte per acqua e consegnata l'istante dopo alla morte per
terra.

Aldo Busi, Vacche amiche 

Sfortunati

Mi ci volle poco per capire che i più sfortunati hanno tutto da subito per grazia ricevuta senza meriti né tribolazioni e, non dovendo fare niente per permettersi ogni lusso e agio e istruzione e romantica malinconia, la loro crescita si blocca, la testa gli serve solo per gingillarsi con i passatempi più insipienti, autodistruttivi e altamente nocivi per l'ambiente stesso, il testosterone è il loro unico ormone della crescita, la forfora la prova che ce n'è stata una e l'imbecillità la meta, presto raggiunta.

Aldo Busi, Vacche amiche 

Felicità

Non mi sono certo sbagliato tempo fa quando alla domanda "Che cos'è per Lei la felicità?" ho risposto che non avrei saputo dire cosa fosse, ma sicuramente era uno stato di moto a luogo con sosta brevissima. Qualcosa che intanto si muoveva da dov'era. Qualcosa che abbandonava lo stato di fatto dell'annoso momento ingrato, infelice, e usciva fuori: dal letto, da casa, dal suo brodo di coltura abituale rassegnato a riprodurre i ghirigori della mente con il suo doppio immaginario, dall'assiderante calduccio della culla ritrovata in cui ti culli e trastulli e langui da bravo bambolotto incanutito.
Uno staccarsi dall'asse del corpo stesso, un protendersi in avanti, un offrirsi di nuovo alle ferite, la felicità, l'immensa gratitudine per tutti e per nessuno di saper sanguinare ancora. Più rischiavi di cadere e più rischiavi di sbattere di nuovo la faccia in una pozzanghera, più
muovevi quei primi passi indispensabili a una qualsiasi felicità, serenità, a ogni gioia anche piccola e breve. Non era una questione di accomodarsi col cuore, occorreva imporsi d'autorità ai piedi. Che ti portassero fuori, anche fuori metafora.

Aldo Busi, Vacche Amiche

Solitudine

Più si allungano le aspettative di vita, più si accorciano quelle di stare in compagnia. Bisognerebbe fare come gli elefanti: arrivati ai cinquanta, dirigersi verso il cimitero degli umani savi, mettiamo un vulcano attivo, e lasciarsi cadere a peso morto nel cratere. Se la medicina allunga la vita per sentirsi dire brava e il sistema sociopolitico ti isola di anno in anno sempre più nel tuo angoletto di agonia, che ce ne faremo di trent'anni di solitudine e di minestrine sporche e di telegiornali in più sull'ultima carneficina, sulla pulizia etnica in corso, sull'imminente guerra alle porte, sul rivoluzionario elisir di lunga vita presto in commercio e sulla tratta Londra New York in un'ora e venti se il vento è sfavorevole?
Dicono che la solitudine sia una scelta di vita: balle. Balle più una rottura di palle.

Aldo Busi, Vacche Amiche

Dentista e governo

Il dottor Rubicundo Loachamín, il dentista, leniva i dolori dei suoi pazienti con una curiosa sorta di anestesia orale.
«Ti fa male?» chiedeva.
I pazienti, aggrappati ai braccioli della poltrona, rispondevano spalancando smisuratamente gli occhi e sudando a fiumi. Alcuni volevano togliersi dalla bocca le mani insolenti del dentista per rispondergli con un insulto adeguato, ma le loro intenzioni si scontravano con le braccia robuste e la voce autoritaria dell'odontoiatra.
"Sta' fermo, cazzo! Via le mani! Lo so che fa male. E di chi è la colpa? Vediamo un po'. Mia? No. E del Governo! Ficcatelo bene nella zucca. È colpa del Governo
se hai i denti marci. È colpa del Governo se ti fa male."
Allora assentivano afflitti, chiudendo gli occhi o annuendo leggermente.

Luisa Spulveda, Il vecchio che leggeva romanzi d'amore

sabato 18 maggio 2019

Disobbedienza civile e obiezione di coscienza

Il dialogo interiore dell'io con se stesso, che attesta la capacità di distinguere il bene dal male, possiede la forza di sottrarsi all'opinione comune di dire che cosa non bisogna fare, ma è più interessato al sé che al mondo. La coscienza morale porta a dissociarsi dall'ingiustizia piuttosto che a eliminare l'ingiustizia dal mondo. La disobbedienza civile si distingue dunque
dall'obiezione di coscienza perché si muove nello spazio pubblico. Essa è una forma di organizzazione di minoranze, «unite da un convincimento condiviso più che da una comunanza di interessi, e dalla scelta di protestare contro una politica governativa, anche qualora essa goda dell'appoggio della maggioranza».
L'azione di concerto non nasce pertanto da convinzioni interiori, bensi da un accordo che conferisce alle opinioni valore e le rende convincenti in virtù dello scambio reciproco delle diverse e anche discordanti prospettive. L'azione dei cittadini disobbedienti è politica perché motivata da un attivo interesse per la preservazione del mondo come sfera pubblica, secondo uno dei capisaldi della teoria politica arendtiana. La natura associativa, così come l'amore per il mondo, spiegano perché nei movimenti degli studenti e per i diritti civili Arendt veda un impegno a proteggere e perfezionare la Repubblica americana.

Hanna Arendt, Disobbedienza civile, Introduzione



giovedì 16 maggio 2019

Stress e autocontrollo

Esiste un chiaro legame tra stress e autocontrollo. Ci capita di esclamare: «Che stress! quando l'acensore è rotto e ci tocca fare quattro piani di scale piedi. In realtà questo piccolo esercizio fisico ci è servito per eliminare lo stress! Lo stress infatti non corrisponde allo sforzo fisico, bensì viene ridotto proprio dall'attività fisica. Lo stress deriva da un controllo insufficiente. Non dipende dalla situazione oggettiva, bensì da come viviamo soggettivamente le circostanze dal livello del nostro controllo. 

Manfred Spitzer, Demenza Digitale

Nativo digitale

L'immagine del nativo digitale che ha bevuto e assorbito Internet e i computer con il latte materno si rivela a ben vedere un mito. La profondità del lavoro mentale necessaria per l'apprendimento è stata sostituita dalla superficialità digitale. 

Manfred Spitzer, Demenza digitale 

Imparare

Imparare significa accendere in fuoco, non riempire dei contenitori.

Manfred Spitzer, Demenza digitale 

sabato 11 maggio 2019

Cimiteri

Secondo me, quando si visita una tomba si hanno pensieri che sono, più o meno, i pensieri di tutti e che, a parte l'eloquenza, non sono molto diversi da quelli che vengono ad Amleto mentre contempla il teschio di Yorick. Non sembra ci sia molto da pensare o da dire che non sia una variante della frase: "Mille volte mi ha portato sulle spalle". Al cimitero, in genere, ti viene ricordato quanto siano gretti e banali i tuoi pensieri su questo argomento. Oh, puoi provare a parlare col defunto, se credi che questo possa aiutarti; puoi iniziare, come feci io quella mattina, col dire: "Be', mamma...", ma è difficile ignorare - anche se riesci ad andare oltre le prime parole - che è come se tu conversassi con la colonna di vertebre appesa nell'ambulatorio dell'osteopata. Ciò che provano i cimiteri, almeno alle persone come me, non è che i morti sono presenti, ma che se ne sono andati. 

Philips Roth, Patrimonio 

venerdì 10 maggio 2019

Sensazione della vita

Non c'è niente che fa sentire vivi come veder morire gli altri. È la sensazione della vita: il senso che noi restiamo. L'ho provata, questa sensazione... perfino io. Ma ormai non servo che a farla provare agli altri.

Henry James, Ritratto di signora 

Morire

Invidiava a Ralph il suo morire perché, quando si pensasse al riposo, era quello il più perfetto di tutti. Cessare completamente, rinunciare a tutto e non sapere più nulla: era un'idea dolce come la visione di un bagno fresco in una tinozza di marmo, in una stanza in penombra, in un paese caldo.

Henry James, Ritratto di signora 

sabato 4 maggio 2019

Supplizio di Tantalo

Il modo di dire "Supplizio di Tantalo" si usa quando si vuole spiegare lo stato d'animo di qualcuno che desidera moltissimo qualcosa, ma non la può avere. 

Tantalo appartiene alla mitologia greca, era il re di Sipilo, figlio di Zeus e per questo veniva invitato alla mensa degli dei. Un giorno se ne approfittò e rubò il nettare e l'ambrosia, fonti dell'immortalità, causando l'ira e la punizione degli dei, che lo incatenarono a un albero di frutta vicino a una fonte d'acqua fresca. 

Appena lo sfortunato si avvicinava ai frutti e all'acqua, questi si ritraevano impedendogli per sempre di mangiare e bere.

venerdì 3 maggio 2019

Sollievo del tempo

Il tempo aveva soffiato sul suo cuore e, senza raffreddarlo, gli aveva dato quel senso di sollievo che dà l'aria aperta. Isabel senti salire d'un balzo la sua stima abituale per il Tempo. 

Henry James, Ritratto di signora 

Cultura

Nel nostro tempo e nelle nostre latitudini, in cui la cul tura rischia di venir percepita come noia obbligatoria nella scuola e pura merce di consumo fuori, penso sia fondamentale ricordare che la cultura, quando è viva, può e deve essere strumento ardente e contundente, in grado di aprire porte blindate, abbattere muri, trasformarsi in energia rivoluzionaria invisa a ogni potere.

Franco Lorenzoni, I bambini ci guardano 

giovedì 2 maggio 2019

Discussione e confronto

Discutendo con tante amiche e amici che insegnano, so sia difficile dare vita in questo tempo a piccole comunità capaci di ascolto reciproco. Eppure siamo chiamati a farlo. Siamo chiamati ogni giorno a costruire nelle nostre classi frammenti di partecipazione attiva e di democrazia, in una società che sembra sempre più incapace di appassionarsi alla discussione, al confronto ragionato e all'approfondimento serio dei problemi. La scuola deve essere un po' meglio della società che la circonda, se no cosa ci sta a fare?

Franco Lorenzoni, I bambini ci guardano 

mercoledì 1 maggio 2019

Ragione e opinione

In generale preferiamo avere ragione anziché torto. Siamo cioè bravissimi a cercare l'evidenza che confermi le nostre teorie, e siamo spesso ciechi verso ľevidenza che le smentisce. Peccato però che sia proprio ľevidenza di tipo falsificante, cioè potenzialmente in contraddizione  con le nostre credenze, quella che distingue la scienza dalla pseudoscienza. Per esempio, si sa che le persone tendono a leggere il quotidiano in accordo con le proprie idee, e chi è su Facebook si circonda di "amici" che la pensano come lui. Quindi: ci formiamo un'opinione, per esempio che i vaccini causino autismo; poi cerchiamo prove a suo favore. A questo punto è difficilissimo riuscire a mostrare a qualcuno che ha torto. Si è visto sperimentalmente che se si presentano dei dati allo scopo, le persone tendono a selezionare solo quei dati che "confermano" la loro opinione; dove non ci sono dati a favore arrivano persino a inventarli di sana pianta. Il che spiega anche il pernicioso e inarrestabile successo delle fake news. 
Matteo Motterlini, Corriere della Sera

Virus cognitivi

Non c'è dubbio che l'informazione nell'era di Google, dei social network e delle fake news rappresenti un detonatore di irrazionalità e ci renda particolarmente vulnerabili alle trappole mentali. Si tratta di virus cognitivi per cui non ci siamo ancora dotati di anticorpi e per cui non i intravede ancora un vaccino in grado di arrestare l'epidemia.

Matteo Motterlini, Corriere della Sera

Effetto Zeigarnik

Bluma Zeigarnik, collaboratrice del celebre psicologo della Gestalt Kurt Lewin, a Berlino, condusse diversi esperimenti su 164 soggetti e scoprì che le azioni che non venivano portate a termine sono ricordate in media due volte meglio rispetto a quelle concluse. Questo fenomeno è stato chiamato in due modi diversi: «effetto Zeigarnik» o cliffhanger (dall'inglese, appeso a una parete di roccia»). Quest'ultima tecnica corrisponde all'espediente narrativo di interrompere una storia in un punto cruciale, come accade nelle serie televisive. Tutte le volte che l'azione diventa coinvolgente, la puntata finisce, lasciando lo spettatore in trepidante attesa di quella successiva. La vicenda non viene dimenticata, perché lo spettatore continua a pensare alla vicenda irrisolta. Lo stesso accade nella pubblicità, dove si utilizzano inserzioni o spot non conclusi che sollecitano il pensiero dell'osservatore e favoriscono la memorizzazione del contenuto.
Manfredi Spitzer, Demenza digitale

Tracce nel cervello e memoria

Se non utilizziamo il cervello, non si formeranno delle tracce, ovvero non apprenderemo nulla.

Manfredi Spitzer, Demenza digitale

Apprendimento e computer

I computer elaborano informazioni, come gli esseri umani che imparano. Da qui si deduce erroneamente che i computer siano strumenti ideali di apprendimento. Invece, proprio per il fatto di sottrarci il lavoro mentale, i computer, tanto decantati alla fiera dell'istruzione «Didacta», non sono adatti per imparare meglio. Lo dimostrano numerosi studi e ricerche. L'apprendimento presuppone un lavoro mentale autonomo: più a lungo, e soprattutto in modo più approfondito, si elabora un contenuto, meglio
lo si impara. 

Manfredi Spitzer, Demenza digitale