martedì 21 dicembre 2010

Fare ciò che sembra giusto

Non si può mai essere definitivamente sicuri di nulla, Vincent - disse Mendes. - Si può solo avere il coraggio e la forza di fare ciò che sembra giusto e conveniente. Può darsi che a un certo momento ci si accorga di aver torto; ma per lo meno lo si è fatto, ed è questo che conta. Noi dobbiamo agire in conformità ai migliori dettami della ragione e poi lasciare che Dio giudichi del valore dell'opera nostra.

Brama di vivere - Irving Stone

Rembrandt

Il giudizio del mondo aveva poca importanza. Rembrandt doveva dipingere. Che dipingesse bene o male, non importa: la pittura era la sua ragione di vita. Il valore essenziale dell'arte, Vincent, sta nell'espressione che essa dà all'artista.

Brama di vivere - Irving Stone

venerdì 10 dicembre 2010

Morte

C'è sempre, dopo la morte di qualcuno, un senso di diffuso stupore: è difficile capire quel sopraggiungere del nulla e rassegnarsi a credervi.

Madame Bovary - Flaubert

domenica 5 dicembre 2010

Palcoscenico

I hold the world but as the world, Gratiano;
A stage, where every man must play a part,
And mine a sad one.

Graziano, il mondo io lo tengo in conto
solo per quel che è: un palcoscenico
sul quale ognuno recita la parte
che gli è assegnata. Quella mia è triste.

Shakespeare - Il mercante di Venezia

sabato 4 dicembre 2010

Campo Felice

Oggi in avanscoperta a Campo Felice.
Preso contatto con luogo.
Prossima escursione da fondo.

venerdì 3 dicembre 2010

Senso

Si viene e si va
Cercandoci un senso
E poi alla fine
Il senso è tutto qua

Ligabue

domenica 28 novembre 2010

Le più belle poesie

Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da argenti
della divina follia.
Così, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all'umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello a Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d'oro
e l'albero della conoscenza
Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
Ma tu sì, maledici
ora per ora il tuo canto
perché sei sceso nel limbo,
dove aspiri l'assenzio
di una sopravvivenza negata.

Alda Merini

Anima smarrita

Animula vagula, blandula
Hospes comesque corporis
Quae nunc adibis in loca
Pallidula, rigida, nudula
Nec, ut soles, dabis iocos

Piccola anima smarrita e soave,
Compagna e ospite del corpo,
Ora ti appresti a scendere in luoghi
Incolori, ardui e spogli
Ove non avrai più gli svaghi consueti

Adriano

sabato 27 novembre 2010

No ceiling

Comes the morning
When I can feel
That there's nothing left to be concealed
Moving on a scene surreal
No, my heart will never
Will never be far from here

Sure as I am breathing
Sure as I'm sad
I'll keep this wisdom in my flesh
I leave here believing more than I had
And there's a reason I'll be
A reason I'll be back

As I walk
The Hemisphere
Got my wish
To up and disappear

I been wounded
I been healed
Now for landing I been
Landing I been cleared

Sure as I'm leaving
Sure as I'm sad
I'll keep this wisdom
In my flesh

I leave here believing
More than I had
This Love has got
No Ceiling

Arriva il mattino
quando riesco a sentire che
non è rimasto niente da cui nascondersi
mi muovo in una scena surreale
no, il mio cuore non sarà mai,
non sarà mai lontano da qui

sicuro come il fatto che sto respirando
sicuro come il mio essere triste
terrò questa saggezza nella mia carne
me ne vado da qui credendo più di prima
e c'è una ragione, una ragione per cui tornerò

mentre cammino per l'emisfero
ho il desiderio di sollevarmi e scomparire

sono stato ferito, sono stato guarito
adesso per atterrare, per atterrare sono stato liberato

sicuro come il fatto che sto respirando
sicuro come il mio essere triste
terrò questa saggezza nella mia carne

me ne vado da qui credendo più di prima
questo amore non ha un tetto

Eddie Vedder

Rise

Such is the way of the world
You can never know
Just where to put all your faith
And how will it grow

Gonna rise up
Burning black holes in dark memories
Gonna rise up
Turning mistakes into gold

Such is the passage of time
Too fast to fold
Suddenly swallowed by signs
Low and behold

Gonna rise up
Find my direction magnetically
Gonna rise up
Throw down my ace in the hole

Questo è il modo in cui va il mondo
non puoi mai sapere
dove mettere tutta la tua fede
e come crescerà

mi solleverò
bruciando dei buchi neri nei ricordi bui
mi solleverò trasformando gli errori in oro

questo è il modo in cui passa il tempo
troppo veloce da domare
improvvisamente ingoiato dai segni
guarda!

mi solleverò
troverò la mia direzione magneticamente
mi solleverò
giocherò il mio asso nella manica

Eddie Vedder
Le mail ti raggiungono ovunque con BlackBerry® from Vodafone!

venerdì 26 novembre 2010

Prendi e vai

Spero davvero, Ron, che non appena ti sarà possibile, lascerai Salton City, attaccherai una roulotte al camion e comincerai a goderti il grande lavoro che il Signore ha compiuto nell'Ovest americano. Vedrai cose, conoscerai gente e ti insegneranno molto.
Dovrai farlo in regime d'economia, niente motel, preparati il mangiare da solo e, come regola generale, spendi il meno possibile, perché così ti ritroverai ad apprezzare immensamente ogni cosa. Spero che la prossima volta che ti vedrò sarai un uomo con una sfilza di nuove esperienze e avventure alle spalle. Non esitare o indugiare in scuse.
Prendi e vai. Sarai felice di averlo fatto.

Jon Krakauer - Nelle terre estreme

lunedì 22 novembre 2010

Ritrovo

Oggi ritrovo a pranzo con la vecchia guardia .... Sempre più spelacchiata!

domenica 21 novembre 2010

Eraclito e l'unità dei contrari

In molti ritengono che un opposto possa esistere senza l'altro (ad esempio il bene senza il male) oppure che la vita possa essere un porto tranquillo. La legge segreta del mondo risiede proprio nella stessa connessione dei contrari, che, in quanto opposti, lottano tra loro, poiché «l'uno vive la morte dell'altro, vivendo solo l'uno in virtù dell'altro».
L'armonia del mondo non risiede nella conciliazione dei contrari, ossia nel raggiungimento di una quiete morta, bensì nel mantenimento del conflitto. La vita è lotta e opposizione e la sua armonia risiede proprio in questo fatto, senza di cui non ci sarebbe l'essere.

Itinerari di filosofia - N. Abbagnano e G. Fornero

Eraclito e panta réi

Eraclito è considerato il filosofo del divenire, in quanto concepisce il mondo come un flusso perenne, in cui tutto scorre (panta réi), analogamente alla corrente di un fiume le cui acque non sono mai le stesse: «non è possibile discendere due volte lo stesso fiume, né toccare due volte una sostanza mortale nello stesso stato; per la velocità del movimento, tutto si disperde e si ricompone di nuovo, tutto viene e va».

Itinerari di filosofia - N. Abbagnano e G. Fornero

Eraclito e l'anima

Filosofo vero è per Eraclito colui che abbandonando l'ingannevole mondo delle idee comuni, sa riflettere in solitudine, scandagliando con acume la propria anima, la quale, essendo senza confini, offre il campo a una ricerca senza fine: «io ho indagato me stesso»; «tu non troverai i confini dell'anima per quanto vada innanzi, tanto profonda è la sua ragione».

Itinerari di filosofia - N. Abbagnano e G. Fornero

Pitagora e Metenpsicosi

E' la teoria della trasmigrazione dell'anima, dopo la morte, in corpi di animali o di altri uomini. Pitagora considerava il corpo come una prigione dell'anima e la vita corporea come una punizione. La filosofia e' la via per liberare l'anima dal corpo, via che esige la sapienza da un lato e dall'altro i riti purificatori. La scienza viene cosi' ad assumere per i pitagorici il valore di un mezzo per purificare l'anima e condurla alla salvezza e alla liberazione.

Itinerari di filosofia - N. Abbagnano e G. Fornero

Anassimene e l’aria

Come Talete, Anassimene riconosce come principio una materia determinata, che è l’aria; ma a tale materia riconosce i caratteri del principio di Anassimandro: l’infinità e il movimento incessante. Egli vedeva nell’aria anche la forza che anima il mondo.

Il mondo è come un animale gigantesco che respira: e il respiro è la sua vita e la sua anima. Dall’aria nascono tutte le cose che sono, che furono e che saranno, e anche gli dei e le cose divine. L’aria è il principio di ogni movimento e di ogni mutamento. Il modo in cui l’aria determina la trasformazione delle cose, il processo di rarefazione e di condensazione. Rarefacendosi, l’aria diventa fuoco, condensandosi diventa vento, poi nuvola e, condensandosi ancora, acqua, terra e quindi pietra.

Itinerari di filosofia – N. Abbagnano e G. Fornero

Anassimandro e giustizia

«tutti gli esseri devono, secondo l’ordine del tempo, pagare gli uni agli altri il fio della loro ingiustizia».

La legge di giustizia che Solone riteneva dominatrice del mondo umano, legge che punisce la prevaricazione e la prepotenza, diventa legge cosmica, legge che regola la nascita e la morte dei mondi. Ma qual è l’ingiustizia che tutti gli esseri commettono e che tutti devono espiare? Probabilmente essa è dovuta alla costituzione stessa e quindi alla nascita degli esseri, dato che nessuno di essi può evitarle, né può sottrarsi alla pena. Ora la nascita è la separazione degli esseri dalla sostanza infinita. Evidentemente questa separazione è la rottura dell’unità che è propria dell’infinito; è il subentrare della diversità, quindi del contrasto, là dove erano l’omogeneità e l’armonia. Con la separazione quindi si determina la condizione propria degli esseri finiti: molteplici, diversi e contrastanti tra loro, perciò inevitabilmente destinati a scontare con la morte la loro stessa nascita e ritornare all’unità.

Itinerari di filosofia – N. Abbagnano e G. Fornero

Anassimandro e separazione

Anassimadro si è anche posto il problema del processo attraverso il quale le cose derivano dalla sostanza primordiale. Tale processo è la separazione. La sostanza infinita è animata da un eterno movimento, in virtù del quale si separano da esso i contrari: caldo e freddo, secco e umido, etc. per mezzo di questa separazione si separano i mondi infiniti, che si succedono secondo un ciclo eterno. Per ogni mondo il tempo della nascita, della durata e della fine è segnato.

Itinerari di filosofia – N. Abbagnano e G. Fornero

Anassimadro e ápeiron

Anassimandro per primo chiamò la sostanza unica col nome di principio (arché); e riconobbe tale principio non nell’acqua o nell’aria o in altro particolare elemento, ma in un principio infinito o indeterminato (ápeiron) dal quale tutte le cose hanno origine e nel quale tutte le cose si dissolvono, quando è terminato il ciclo stabilito per esse da una legge necessaria. Questo principio infinito abbraccia e governa ogni cosa; per suo conto è immortale e indistruttibile, quindi divino.

Itinerari di filosofia – N. Abbagnano e G. Fornero

Talete e l'acqua

Talete dice che il principio e' l'acqua, percio' anche sosteneva che la terra sta sopra l'acqua; prendeva forse argomento dal vedere che il nutrimento di ogni cosa e' umido e persino il caldo si genera e vive nell'umido; ora cio' da cui tutto si genera e' il principio di tutto.

Metafisica - Aristotele

Sostanza primordiale

Il pensiero dei primi filosofi si incentra soprattutto sul problema della realta' primaria. Di fronte allo spettacolo multiforme e cangiante del mondo, costituito da una molteplicita' di cose in continuo mutamento, gli ionici si convincono che, al di sotto di tutto, esiste una realta' unica ed eterna, di cui cio' che esiste e' passeggera manifestazione.
Essi (scuola ionica di Mileto) denominano tale sostanza «arche'» (=principio), intendendo, con questo concetto, la "materia" da cui tutte le cose derivano e la "forza" o "legge" che spiega la loro nascita o morte. Da cio' l'«ilozoismo» e il «panteismo» di questi primi filosofi: ilozoismo (dal greco "materia vivente") in quanto essi ritengono che la materia primordiale sia fornita da una forza intrinseca che la fa muovere; panteismo (dal greco "tutto e' Dio") poiche' tendono a identificare il principio eterno del mondo con la divinita'.

Itinerari di filosofia - N. Abbagnano e G. Fornero

sabato 20 novembre 2010

Estate

In bilico tra santi e falsi dei
sorretto da un'insensata voglia di equilibrio
e resto qui sul filo di un rasoio
ad asciugar parole
che oggi ho steso e mai dirò

Negramaro

Umile testimonianza

Il consigliere grido':
"Catherine Leroux, per cinquattraquattro anni di servizio nella stessa fattoria, una medaglia d'argento del valore di venticinque franchi!".
"Dov'e', dove' Catherine Leroux?" ripeteva il consigliere...
Si vide farsi avanti sul palco una vecchietta tutta timorosa, che sembrava ancor più piena di grinze nei suoi poveri vestiti. Portava grossi zoccoli di legno e, intorno a i fianchi, un grande grembiule azzurro. Il viso, magro, era circondato da una cuffietta senz'orlo ed era più grinzoso di una mela appassita. Le maniche della camicetta rossa lasciavano vedere un paio di lunghe mani dalle articolazioni nodose. La polvere dei granai, la potassa della lisciva e l'untume delle lane le avevano talmente incrostate, screpolate, indurite, che sembravano sporche nonostante fossero state lavate nell'acqua chiara. A forza di avere servito, quelle mani erano rimaste semiaperte, e pareva rappresentassero da se' sole l'umile testimonianza di tante sofferenze subite. Qualche cosa come una rigidezza monacale, dava risalto all'espressione del suo viso. Nulla di triste o di tenero ammorbidiva quel suo sguardo chiaro. Una lunga dimestichezza con gli animali le aveva insegnato il loro mutismo e la loro tranquillita'. Era la prima volta che si vedeva al centro di una compagnia tanto numerosa e, nonostante dentro di se' fosse intimidita dalle bandiere, dai tamburi, da quei signori in marsina nera e dalla Legion d'onore del consigliere, restava immobile, non sapendo se dovesse farsi avanti o fuggire, incapace com'era di comprendere perche' la folla la spingesse avanti e i membri della giuria le sorridessero. Cosi' stava, davanti a quei borghesi esilaranti, quel mezzo secolo di servitu'.
...
Quand'ebbe presa la sua medaglia, essa la guardo' con attenzione. Allora un sorriso beato le spiano' il viso.

Madame Bovary - G. Flaubert

venerdì 19 novembre 2010

Caduco

Si sta come, d'autunno, sugli alberi, le foglie.

G. Ungaretti

mercoledì 17 novembre 2010

Etica

"do' molta importanza all'etica della persona e all'etica delle istituzioni, due cose disgiunte ma che si congiungono nell'uomo. L'etica delle persone vuol dire il senso della dignità, propria e per il proprio prossimo: quindi rispetto per la persona umana. Le istituzioni sono la forza di una società. E' necessario il culto delle istituzioni; occorre interpretarle, rispettarle, accrescerne la dignità. Mi è molto cara la parola dignità."

..................

"Occorre suscitare nei giovani speranze, ideali nei quali credere, e per i quali impegnarsi, per cui operare, con forza, con fiducia."

.................

Gli antichi greci quando volevano augurare il massimo della felicità ad una persona, dicevano: "che tu possa vedere i figli dei tuoi figli".

intervista a C.A. Ciampi

Istituzioni

quando l'istituzione è cattiva, rende inutili gli uomini buoni, perché o li corrompe o li fa servire, illusi dall'apparenza del bene, ai disegni dei cattivi.

Vincenzo Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli (1806)

Mutazioni casuali

Secondo la biologia evoluzionista, le mutazioni casuali possono creare nuove specie. Quando queste nuove specie dimostrano un adattamento migliore alle variazioni dell'ambiente, in breve tempo possono dominare una nicchia ecologica.

La fisica dei supereroi - J. Kakalios

domenica 14 novembre 2010

Mai mollare

lasciamo stare la Fede chissà qual'è il Dio giusto se sta di sopra di sotto o se ce l'abbiamo dentro in qualche venuzza dei piedi ma dare uno scopo a quella briciolina che siamo non è poi un pensiero da buttar via anche se darsi un senso è un po' come cercare di acchiappare al volo una farfalla se si posa forse ce la fai ma se vola a zigzag come fanno loro è dura durissima anzi impossibile prenderla con le mani però io ci provo perché provarci è bello sento che è bello sento che mi piace e se un giorno avrò un figlio gli insegnerò che provarci è bello e forse una mattina mentre apro la posta sarà la farfalla a volare sulla mia mano dov'è che l'avevo letto che lo zigzag è una variante fantastica della linea retta in ogni caso mai mollare questo l'ho capito mai mollare è questo il modo migliore per diventare migliori

A corpo morto - V. Franceschini

Vocabolario

ma lo sai che non me l'immaginavo che un vocabolario potesse essere così interessante quasi più che leggere un romanzo perché anche il vocabolario ha una sua trama che va per mille sentieri con mille sorprese pugnare vuol dire combattere voce dotta dal latino pugna e pugnale si chiama così perché si tiene in pugno mentre invece veleno viene da Venere e vuol dire filtro amatorio ma ogni tanto nella notte fra una parola e l'altra c'è anche un grido o uno sparo perché il thriller non l'hanno mica inventato gli scrittori o i registi del cinema, l'hanno inventato i vocabolari uniti del mondo che con tutti i loro aggettivi e sostantivi complicativi e nomi e pronomi clandestini che piovono giù dal greco dal latino dall'arabo e da chissà dove se li sai leggere t'insegnano cos'è questa vita di colore nel senso di bastarda meticcia però bella

A corpo morto - V. Franceschini

Artisti

Disegnavi così bene, ecco, questo si, disegnavi benissimo e quando a sedici anni dicesti farò il pittore io fui contento, tua madre un po' meno, la sera a letto diceva i pittori patiscono la fame. (Apre gli occhi) Non aveva tutti i torti, il mondo non sa che farsene degli artisti quando sono vivi. Gli artisti sono un bene incurabile nel corpo sano della merda. Devono morire perché la merda trionfi e le classi non c'entrano. Siamo naturalmente portati al male e quando l'hai capito non ce l'hai più fatta. Proprio come Majakovskij. Anime nobili. Anime inutili e un po' storte, che mandate al macero voi stesse e quelle dei pochi che vi capiscono. (Toglie la mano da sotto il lenzuolo, la guarda) Che beffa, eh? Tutti schiavi del caos, uomini e cammelli. E tutti, ricchi e poveracci, non passeremo mai per quella cruna. Caro mio, urlare e bestemmiare è troppo facile, l'assenza del cielo te la devi conquistare e costa più fatica che conquistare Cuba. Io ci ho messo cinquant'anni, beh, almeno questo l'ho fatto. Sai, si sta bene con una spugna al posto del cuore. Accettarsi con tutte le porcherie dell'anima è una fatica che nemmeno Ercole avrebbe sopportato.

A corpo morto - V. Franceschini

Rivoluzioni

le rivoluzioni son belle fino al giorno prima. Ma il giorno dopo, mentre sei lì che cerchi di costruire l’uomo nuovo da sotto al letto sbuca fuori l’homo sapiens che ti frega l’orologio e il sol dell’avvenire.

A corpo morto - V. Franceschini

Male nell'uomo

In quanto alle ingiustizie del mondo ci sono sempre state e non c'è rivoluzione che possa eliminarle perché il male è nell'uomo, in quelle brutte bestie incarognite che siamo noi, adesso che sei freddo l'avrai capito. Ma quand'eri caldo dov'è che guardavi? Non le vedevi le facce di quelli che urlavano insieme a te nei cortei? Credi davvero che volessero un mondo più giusto? Ne ho conosciuti tanti così, nel '68, li ho visti da vicino, mi viene da ridere. Povero Ho-ci-min. Vuoi saperlo perché sfasciavi le vetrine e bruciavi i cassonetti? Perché i problemi di fondo è più comodo affrontarli di sghimbescio e lo sghimbescio è il cassonetto che brucia. Sissignore, con la sua fiammata ipocrita e furbetta incendia il presente e sposta la verità un po' più in là... al mese venturo, all'anno venturo, alla vita ventura. E' un piccolo big-bang-fai-da-te col quale tenti di rigenerare il tuo sfigatissimo universo personale, altro che.

A corpo morto - V. Franceschini

Giovinezza

Senti, mi dispiace, non sarò stato un buon padre ma tu come figlio sei stato proprio un pezzo di merda, lascia che te lo dica, con tutta quella gioventù che ti usciva dagli occhi senza che mai ti fermassi a riflettere su quel che facevamo io e tua madre, mai a farci un pensiero su, c'eri soltanto tu a sputare nel piatto dalla mattina alla sera. Che bel disprezzo ti eri costruito! Se voglio ricordare un tuo sorriso devo guardare le foto di quand'eri piccolo. E' proprio vero che la giovinezza è bella quando non c'è più. Ma sono stato giovane anch'io e non ho fatto nessuna tragedia, ho solo aspettato che passasse.

A corpo morto - V. Franceschini

Memoria del cuore

Facce, facce, facce dimenticate davanti alle quali passiamo indifferenti col nostro mazzo di fiori. No, io a te la foto non la metto. Solo il nome e le date. Un segno di pudore e di riserbo, sono sicura che sei d'accordo. Il ritorno a una dimensione più innocente, più vicina alla natura e alla terra, alla quale tutti dobbiamo tornare in punta di piedi. La memoria vera è nel cuore e dura quanto dura il cuore

A corpo morto - V. Franceschini

Angoscia

... mi è venuta un'angoscia... sai quell'ora incerta verso sera quando tutti i margini si confondono e se siamo sulla riva di un lago ci caschiamo dentro. La torre dell'orologio quasi non si vedeva e non c'erano rondini, devono essere già partite. Io nello scuro mi perdo, figurati nello scuro che viene in testa

A corpo morto - V. Franceschini

sabato 13 novembre 2010

A corpo morto

Molto dolore e' meglio di poco amore.

mercoledì 10 novembre 2010

Bicchier d'acqua

Mi sveglia un tuono ed il vento intenso agita il risveglio. La pioggia cade a raffiche che assomigliano a proiettili di un mitragliatore, non facendo presagire nulla di buono per le prime ore della giornata. Sono le quattro del mattino e la sveglia dovra' suonare tra pochi minuti, perche' mi aspetta un volo tra un paio d'ore. In quel frangente di tensione e paura decido di cambiare programma, e di rinunciare alla moto per arrivare in aeroporto, dato che vento e pioggia cosi' forti possono diventare particolarmente pericolosi. Per tutto il tempo dei preparativi, colazione, doccia, vestiti, scarpe, telefono e chiavi, viene giu' dal cielo il finimondo. Esco di casa per arrivare all'auto e ... scopro che il cielo di colore nero come la pece, ha in realta' piccolo bagliori che in alcuni punti lo lambiscono: le stelle!
Il tempo e' cambiato in un batter di ciglia. E' proprio vero che anche le peggiori tempeste a volte si risolvono in un bicchier d'acqua!

lunedì 8 novembre 2010

Libro

Non c'e' niente di meglio che stare, la sera, accanto al caminetto con un libro mentre il vento batte ai vetri e la lampada splende. Non si pensa a nulla e le ore passano. Si sta immobili, e intanto si va a zonzo per paesi, si crede di vederli, e il pensiero, abbandonandosi alla finzione, si bea dei particolari, segue il filo delle avventure, ci fa immedesimare nei personaggi, e pare che il nostro cuore batta sotto le loro vesti.

G. Flaubert - Madame Bovary

Attesa

Nel fondo della sua anima, Emma aspettava che qualche cosa accadesse. Come i marinai in pericolo, volgeva gli occhi disperata sulla solitudine della sua vita e cercava, lontano, una vela bianca tra le brume dell'orizzonte. Non sapeva che cosa l'aspettava, quale vento avrebbe spinto quella vela fino a lei, su quale riva l'avrebbe portata, ne' sapeva se sarebbe stata una scialuppa o un vascello a tre ponti, carico di angosce o pieno di felicita' fino ai bordi. Ma tutte le mattine, svegliandosi, sperava che fosse il giorno buono, ascoltava ogni rumore, si alzava di colpo, si stupiva che non accadesse niente. Al tramonto, sempre più triste, desiderava di essere gia' al giorno successivo.

G. Flaubert - Madame Bovary

Cambiamenti

Non e' la specie più forte che sopravvive, ne' la più intelligente, ma quella più ricettiva ai cambiamenti.

C. Darwin

Curiosi

Si e' curiosi soltanto nella misura in cui si e' istruiti.

J. J. Russeau

Il viaggio

E' buio. Nero. Buio pesto. Piove. Tuoni e fulmini lambiscono il cielo. La pioggia e' talmente intensa che sembra di essere al centro di una cascata. Sono le 5.30 di un mattino di novembre. E' lunedì e devo andare a lavoro. Mi gira una musichetta per la testa che suona cosi'; "e' una di quei giorni che ti sale la malinconia ...". Eppure si esce. A cavallo del fedele scooter. Dopo una veloce vestizione di rito, come un cavaliere senza scudiero che da solo deve accingersi ad affrontare un'armata. Un lungo viaggio mi aspetta prima di iniziare la battaglia, prima di raggiungere la meta.
Si parte. Le luci si accendono. Il motore romba.
Alla prima curva mi accorgo pero' che e' una battaglia diversa dalle altre: la strada e' un invaso d'acqua, e non si vede nulla! Ci vuole un immane gioco di memoria per ricordarsi il percorso, per intuire quando e' il momento di curvare, per immaginare quando sotto quella colonna d'acqua si nasconde una buca profonda, per dedurre che da quella strada inclinata sta scivolando un treno d'acqua che come un fiume che esce dall'ansa si incanala per la via più veloce che trova. E allora pensi, anche se non hai il tempo di pensare, e vedi in un angolo della tua mente un'immagine remota, che come un fulmine che illumina la notte ti balena avanti agli occhi: e' come quando eri bambino e c'era la pioggia, e, incurante di arrivare asciutto a scuola, tuffavi i tuoi piedi sulle pozzanghere lungo la strada, curando di cercare quelle più profonde, con la certezza di raggiungere la soddisfazione di sentire quello "splash", quel suono, quella musica che accompagna ogni tuffo, e che ti faceva salire verso l'alto la curvatura della bocca, in un sorriso di gaia felicita'.
E intuisci che gia' da allora avevi capito che cio' che conta non e' la meta, ma il viaggio.
E sorridi di questa scoperta, divertendoti a guidare nel temporale come con una'acquascooter nel mare.

domenica 7 novembre 2010

Van Gogh

Mostra al vittoriano
Piccola pausa

Felicita'

Prima di sposarsi, aveva creduto di essere innamorata. Ma la felicita' che sarebbe dovuta nascere dall'amore non era venuta. Si era dunque sbagliata, pensava. E Emma cercava di sdapere che cosa mai s'intendesse precisamente nella vita con le parole "felicita'", "passione", "ebrezza", che le erano sembrate belle nei libri.

Madame Bovary - Gustave Flaubert

sabato 6 novembre 2010

Dovere quotidiano

Faceva il proprio dovere quotidiano allo stesso modo di quei cavalli da giostra che girano sempre nello stesso posto con gli occhi bendati, senza sapere cosa fanno.

Madame Bovary - Gustave Flaubert

giovedì 4 novembre 2010

Uscire in balcone

Allora appena sveglio, zigzagando, mi sono portato ramingo in soggiorno e sono uscito in balcone quella mattina. Lo faccio spoesso per sentire la nuova aria del giorno che mi riempie le narici e mi fa sentire di nuovo vivo, dopo la morte del sonno. Uscire sul balcone significa riappropiarsi del proprio essere svegli. ... questa cosa mi riempie di una piccola vertigine. E ogni mattina ricomincia la vita e ti rendi perfettamente conto che sopra la tua, fatta di pensieri e rughe, altre ne esistono, sedimentate come un antico palinsesto di gesti e parole, azioni, e poi di una coazione a ripeterle che ti porti nel corpo per sempre, comprese quelle che non hai visto, che non sei riuscito a vivere.

Viaggio da Fermo - A. Ferracuti

Scrittore

Quello che mi sorprende sempre e mi meraviglia e' che l'invenzione, quando e' potente d'immaginazione sociologica, coglie alla perfezione la realta' che non conosci. Una esplorazione che vivi sempre quasi in trance, scrivendo. Non sapevo niente di questo mondo, eppure, non so neanche io il perche', ho inventato un personaggio verosimile che faceva cose verosimili ed era credibile, cosi' almeno mi hanno detto i lettori più attenti. Miracolo di un addestramento, credo, e cioe' la capacita' di entrare nella vita di un altro, e questo e' il minimo che si chiede a uno scrittore. Niente di speciale, a pensarci, ma solo un esercizio lungo, che dura anni, di osservazione e riorganizzazione eccentrica della memoria. Informazioni, articoli che hai letto, immagini che sono sfilate nei film che hai visto o cose addocchiate in tv. E poi puro fiuto. Un reporter riorganizza, aggrega, ricostruisce il vero come gli pare cannibalizzando. A differenza di uno scrittore di noir sei libero, non c'e' trama che possa condizionarti, puoi veramente raccontare quello che ti pare senza rendere conto a nessuno, iniziare dove vuoi e finire davvero anche per sfinimento, trovando una chiusa, oppure tornare indietro ondivagando senza che chi ti legge se ne accorga o reclami qualcosa. Cosi' quando arrivi nel cuore di una cosa e' come se la conoscessi a menadito, e niente puo' sbalordirti o sorprenerti, o crearti più' davvero meraviglia, anche se poi lo stupore miracolosamente si rinnova sempre e pure senza tanti sbalordimenti.

Viaggio da Fermo - A. Ferracuti

Andare

Non si puo' rimanere immacolati nuotando nel torbido. Allora bisogna lasciare.

Centomila punture di spillo - F. Rampini e CM De Benedetti

martedì 2 novembre 2010

Nei giardini che nessuno sa

Senti quella pelle ruvida.
Un gran freddo dentro l’anima,
fa fatica anche una lacrima a scendere giù.
Troppe attese dietro l’angolo,
gioie che non ti appartengono.
Questo tempo inconciliabile gioca contro te.
Ecco come si finisce poi,
inchiodati a una finestra noi,
spettatori malinconici,
di felicità impossibili…
Tanti viaggi rimandati e già,
valigie vuote da un’eternità…
Quel dolore che non sai cos’è,
solo lui non ti abbandonerà mai, oh mai!
E’ un rifugio quel malessere,
troppa fretta in quel tuo crescere.
Non si fanno più miracoli,
adesso non più.
Non dar retta a quelle bambole.
Non toccare quelle pillole.
Quella suora ha un bel carattere,
ci sa fare con le anime.
Ti darei gli occhi miei,
per vedere ciò che non vedi.
L’energia, l’allegria,
per strapparti ancora sorrisi.
Dirti si, sempre si,
e riuscire a farti volare,
dove vuoi, dove sai,
senza più quei pesi sul cuore.
Nasconderti le nuvole,
quell’inverno che ti fa male.
Curarti le ferite e poi,
qualche dente in più per mangiare.
E poi vederti ridere,
e poi vederti correre ancora.
Dimentica, c’è chi dimentica
Distrattamente un fiore una domenica
E poi… silenzi. E poi silenzi.
Nei giardini che nessuno sa
Si respira l’inutilità.
C’è rispetto grande pulizia,
è quasi follia.
Non sai come è bello stringerti,
ritrovarsi qui a difenderti,
e vestirti e pettinarti si.
E sussurrarti non arrenderti
nei giardini che nessuno sa,
quanta vita si trascina qua,
solo acciacchi, piccole anemie.
Siamo niente senza fantasie.
Sorreggili, aiutali,
ti prego non lasciarli cadere.
Esili, fragili,
non negargli un po' del tuo amore.
Stelle che ora tacciono,
ma daranno un segno a quel cielo.
Gli uomini non brillano
Se non sono stelle anche loro.
Mani che ora tremano,
perché il vento soffia più forte…
non lasciarli adesso no.
Che non li sorprenda la morte.
Siamo noi gli inabili,
che pure avendo a volte non diamo.
Dimentica, c’è chi dimentica,
distrattamente un fiore una domenica
e poi silenzi. E poi silenzi

Renato Zero

lunedì 1 novembre 2010

sabato 30 ottobre 2010

Statistiche

Mark Twain diceva che ci sono tre tipi di falsita': "le bugie, le bugie spudorate e le statistiche". La statistica più vissuta dai cittadini, che e' sicuramente il costo della vita, e' anche la più contestata. Abbiamo sempre la sensazione che l'inflazione reale sia ben diversa da quella dei dati ufficiali.

C. De Benedetti e F. Rampini - Centomila punture di spillo

lunedì 25 ottobre 2010

Se puoi vincere

Yin Mingshan, fondatore della casa automibilistica Lifan, spiega la sua strategia: consiste nel penetrare nei paesi emergenti prima di arrivare ai mercati occidentali. "Mao" dice "ci ha insegnato che se puoi vincere devi combattere, se non puoi vincere devi fuggire. Io alleno la mia armata nei mercati più piccoli. Quando saremo pronti passeremo alla battaglia successiva."

Centomila punture di spillo - Carlo De Benedetti e Federico Rampini

giovedì 21 ottobre 2010

Il padre di Federico II di Svevia

L'anno successivo torno' Enrico, che con il suo esercito schiaccio' la rivolta siciliana, trattandone i responsabili con una crudelta' tanto raffinata da scandalizzare persino un'opinione pubblica che a quei tempi era abituata a tutto.
Sconfitto e catturato, Riccardo di Acerra fu trascinato per le vie di Capua da cavalli in corsa e, ancora vivo, fu appeso per i piedi per due giornate intere, finche' un buffone di corte non mise fine alla sua agonia legandogli un peso al collo si' da strangolarlo. I disgraziati ostaggi che erano in Germania vennero tutti accecati, mentre i capi della ribellione siciliana vennero torturati alla presenza di Enrico e di Costanza stessi. Il conte Giordano fu fatto sedere su un trono di ferro rovente e gli fu infissa in fronte a martellate una corona di chiodi di ferro, evidentemente perche' Enrico lo aveva sospettato di volergli usurpare il posto di sovrano dell'isola.

Federico II di Svevia - Georgina Masson

giovedì 14 ottobre 2010

Fotografo

Sono occhi che cercano tutto cio' che nessuno in genere cerca, eppure hanno guardato tante volte. Questo e' il vero lavoro di un fotografo, farci vedere quello che non si puo' vedere.

Viaggio da Fermo - A. Ferracuti

sabato 9 ottobre 2010

Montagna

Facendo una camminata in montagna magari il dono di una fatica si conquista alla fine, quando scopri una vetta o guadagni un rifugio ad alta quota, e senti quasi nel corpo la felicita' di aver raggiunto un luogo da dove si puo' osservare tutto, e questa cosa allevia per un po' la stanchezza accumulata strada facendo, i sudori, i battiti del cuore che galoppano al centro del petto in certi tratti. Cosi' e' la montagna, generalmente si sale.

Viaggi da Fermo - A. Ferracuti

Eremita

Per un uomo che emigra ce n'e' almeno un altro che arriva, i flussi sono del tutto eccentrici, e non si sa perché un uomo si allontana, attratto da un altro luogo, e un altro si avvicina attratto dallo stesso luogo che il primo sta abbandonando. Sono cose imperscrutabili che creano i flussi del mondo che viviamo, quando il mondo diventa largo ed accessibile, differenziandone pero' le condizioni. Risalendo a piedi da Montefortino la Gola dell'Infernaccio, si puo' incontrare l'eremo di San Leonardo. Li' vive uno strano frate, padre Pietro, che dell'eremitaggio di partenza ha fatto paradossalmente virtù di socializzazione. Arrivo' qui nel 1965 e ricostrui' con le proprie mani una chiesa cadente, fondata nell'VIII secolo dai Benedettini. Lui definisce la sua opera muraria "un castello regalato a Dio perché lo abiti nel suo silenzio".

Viaggio da Fermo - A. Ferracuti

venerdì 8 ottobre 2010

Marchigiani

Se c'e' una cosa che non amiamo fare e' travestirci ed essere superbi, mostrarci per quello che non siamo. Anzi, per una sorta di ritrosia congenita, tendiamo a diminuirci e svalutare sempre quello che facciamo, che per saggezza atavica non vale mai niente.

Viaggi da Fermo - A Ferracuti

mercoledì 6 ottobre 2010

Primo giorno di scuola

La quinta x Esme, la seconda x Miki e la prima x Isa. E' il 13 settembre 2010

Duomo di Palermo

Oggi ho camminato x le vie di Palermo. Colori e odori d'altri tempi, e le immagini di un impero passato. Il tutto in un caos e traffico ininterrotto. Sembra il punto di incontro di due civilta' sullo sfondo di opere immortali.

sabato 2 ottobre 2010

Mulan

Che meravigliosa fioritura che abbiamo quest'anno.
Ma guarda quello e' in ritardo.
Scommetto che quando fiorira' sara' il più' bello!

venerdì 1 ottobre 2010

Ratatuille

Se continui a guardare sempre quello che ti sei lasciato dietro non potrai mai vedere quello che hai davanti.

domenica 26 settembre 2010

Pompei casa del Fauno

Come d'arbor cadendo un picciol pomo,
Cui là nel tardo autunno
Maturità senz'altra forza atterra,
D'un popol di formiche i dolci alberghi,
Cavati in molle gleba
Con gran lavoro, e l'opre
E le ricchezze che adunate a prova
Con lungo affaticar l'assidua gente
Avea provvidamente al tempo estivo,
Schiaccia, diserta e copre
In un punto; così d'alto piombando,
Dall'utero tonante
Scagliata al ciel profondo,
Di ceneri e di pomici e di sassi
Notte e ruina, infusa
Di bollenti ruscelli
O pel montano fianco
Furiosa tra l'erba
Di liquefatti massi
E di metalli e d'infocata arena
Scendendo immensa piena,
Le cittadi che il mar là su l'estremo
Lido aspergea, confuse
E infranse e ricoperse
In pochi istanti: onde su quelle or pasce
La capra, e città nove
Sorgon dall'altra banda, a cui sgabello
Son le sepolte, e le prostrate mura
L'arduo monte al suo piè quasi calpesta.
Non ha natura al seme
Dell'uom più stima o cura
Che alla formica: e se più rara in quello
Che nell'altra è la strage,
Non avvien ciò d'altronde
Fuor che l'uom sue prosapie ha men feconde.

...................

La Ginestra - Giacomo Leopardi
versi 202 - 236


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Parafrasi


Come un piccolo frutto, in autunno inoltrato,
la sola maturazione, senza il concorso di altre forze
(maturità senz'altra forza) fa precipitare a terra,
e cadendo schiaccia, annienta e sommerge (copre)
in un attimo i nidi scavati nel molle terreno
dalle formiche con grande fatica e lavoro
e provviste che quella gente laboriosa (l'assidua gente,
le formiche) avevano accumulato con previdenza,
a gara, durante l’estate; allo stesso modo
le tenebre ed una valanga (ruina) di ceneri,
di rocce laviche (pomici) e di pietre, miste a ruscelli
di lava (bollenti) piombando dall’alto,
(dopo esser stata) scagliata verso il cielo d
alle viscere fragorose (utero tonante) del vulcano,
oppure un’immensa piena di massi liquefatti,
e di metalli e di sabbia (arena) infuocata,
scendendo furiosa tra l'erba lungo il pendio della montagna,
sconvolse (confuse), distrusse (infranse) e
ricoprì (ricoperse) in pochi istanti le città
che il mare lambiva là sulla costa: per cui su quelle (città)
ora pascola la capra, e nuove città sorgono dall’altra parte
sopra quelle sepolte (a cui sgabello son le sepolte) e
l’alto monte quasi calpesta con il suo piede
le mura cadute (prostrate mura).
La natura non nutre più attenzione, nè maggiore
considerazione per la specie umana (seme dell'uom)
che per la formica, e se avviene che le stragi sono meno frequenti tra gli uomini che tra le formiche, ciò dipende solo dal fatto che la stirpe degli uomini è meno feconda (cioè gli uomini sono meno numerosi delle formiche: è dunque una questione statistica.)

(http://www.parafrasando.it/LaGinestra.htm)

Passeggiando per Pompei


Qui su l'arida schiena
del formidabil monte
sterminator Vesevo,
la qual null'altro allegra arbor né fiore,
tuoi cespi solitari intorno spargi,
odorata ginestra,
contenta dei deserti. Anco ti vidi
de' tuoi steli abbellir l'erme contrade
che cingon la cittade
la qual fu donna de' mortali un tempo,
e del perduto impero
par che col grave e taciturno aspetto
faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
lochi e dal mondo abbandonati amante,
e d'afflitte fortune ognor compagna.
Questi campi cosparsi
di ceneri infeconde, e ricoperti
dell'impietrata lava,
che sotto i passi al peregrin risona;
dove s'annida e si contorce al sole
la serpe, e dove al noto
cavernoso covil torna il coniglio;
fur liete ville e colti,
e biondeggiàr di spiche, e risonaro
di muggito d'armenti;
fur giardini e palagi,
agli ozi de' potenti
gradito ospizio; e fur città famose
che coi torrenti suoi l'altero monte
dall'ignea bocca fulminando oppresse
con gli abitanti insieme. Or tutto intorno
una ruina involve,
dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
i danni altrui commiserando, al cielo
di dolcissimo odor mandi un profumo,
che il deserto consola. A queste piagge
venga colui che d'esaltar con lode
il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
è il gener nostro in cura
all'amante natura. E la possanza
qui con giusta misura
anco estimar potrà dell'uman seme,
cui la dura nutrice, ov'ei men teme,
con lieve moto in un momento annulla
in parte, e può con moti
poco men lievi ancor subitamente
annichilare in tutto.
Dipinte in queste rive
son dell'umana gente
le magnifiche sorti e progressive.

..................

La Ginestra (Giacomo Leopardi)
versi 1 - 51

_________________________

Parafrasi

Qui sulla pendice (schiena)
riarsa del tremendo (formidabil, latinamente 'spaventevole') distruttore (sterminator)
monte Vesuvio (Vesevo, latinismo),
che nessun altro tipo di vegetazione allieta,
spargi i tuoi cespi solitari intorno,
profumata ginestra,
appagata dai deserti (mostrando di non sdegnare i deserti, anzi quasi di prediligerli).
Ti vidi un’altra volta
abbellire con i tuoi steli anche le solitarie campagne
che circondano Roma (la cittade)
la quale città (Roma)
fu un tempo dominatrice di popoli,
e sembra che (par che)
(le contrade) con il loro cupo e silenzioso aspetto testimonino e ricordino al viandante (passeggero) il grande impero perduto.
Ti rivedo ora in questo suolo tu che sei amante
di luoghi tristi e abbandonati dal mondo,
e sempre compagna di grandezze decadute.
Questi campi cosparsi di ceneri sterili e ricoperti
dalla lava solidificata (impietrata),
che risuona sotto i passi del viandante,
dove si annida e si contorce al sole
il serpente, e dove all’abituale tana sotterranea
torna il coniglio; furono (la serie fur...fur...fur... sottolinea e oppone alla desolazione il ricordo dello splendore delle città antiche)
villaggi prosperi e campi incolti, e biondeggiarono di messi,
e risuonarono di muggiti di mandrie;
furono giardini e ville sontuose,
soggiorno gradito all'ozio dei potenti (poichè queste città erano stazioni turistiche); e furono città famose
che il vulcano indomabile, vomitando (fulminando: spargendo lava)
torrenti di lava dalla sua bocca di fuoco (ignea) distrusse insieme con i loro abitanti. Ora invece una sola rovina avvolge tutto quanto (involve),
là dove tu dimori, o fiore gentile e, quasi compiangendo (commiserando) le altrui miserie, emani un profumo dolcissimo che sale verso il cielo e che consola questo luogo di desolazione. Venga in questi luoghi colui che suole elogiare (esaltar con lode, esaltare con enfasi, con convinzione cieca) la nostra umana condizione (il nostro stato) e guardi quanto la natura benigna, amorevole (amante, detto con sarcasmo) si curi del genere umano.
E qui potrà anche giudicare esattamente la potenza (possanza)
del genere umano, che la natura, crudele nutrice,
quando l’uomo meno se lo aspetta (ov'ei men teme),
con una scossa impercettibile in parte
distrugge in un momento e può con scosse un po’
meno lievi annientare del tutto all'improvviso (subitamente).
Su questi pendii sono rappresentate le sorti splendide e in continuo
progresso dell’umanità (la citazione proviene dalla dedica che il cugino del poeta, Terenzio Mamiani, premetteva agli Inni Sacri).

(http://www.parafrasando.it/LaGinestra.htm)

sabato 25 settembre 2010

domenica 19 settembre 2010

Todi chiesa di San Fortunato

Costruita dai minori francescani, precedentemente dei monaci di Vallombrosa, fu iniziata nel 1292-1328 con la costruzione del coro e due delle quattro arcate, ripresa nel 1408, ma terminata solamente nel 1464. Nonostante ciò, la facciata non fu mai terminata (1415-58). Magnifico comunque il portale maggiore (1420-36), finemente scolpito con scene del Giudizio Universale, tanto da ricordare quello del Duomo di Orvieto. I due leoni in pietra, in cima alla scalinata, provengono dalla precedente chiesa romanica. L’interno è a sala, cioè con le tre navate della stessa altezza, une stile alquanto nordico, che però in Umbria si ritrova a Perugia, (S. Domenico e S. Lorenzo), divise da pilastri poligonali con volte a ogiva; si tratta del più grandioso esempio conservato in tutta l’Italia centrale.

Interno Chiesa S. Fortunato
Una rarità consiste nell’esistenza delle cappelle laterali, progettate fin dall’inizio (vedi anche S. Trinità in Firenze), mentre appaiono nel resto d’Italia solamente con il Rinascimento. Servivano da sepolcreti a pagamento per famiglie abbienti, finanziando in questo modo almeno in parte i costi della costruzione della chiesa. Essendo stata costruita in due tempi, si possono notare delle piccole differenze tra le due parti, soprattutto per quanto riguarda la prima coppia di pilastri e le finestre più piccole delle prime due arcate. Disturbano un poco gli arconi di sostegno aggiunti in un secondo tempo. Al primo pilastro di destra, si trova un’acquasantiera gotica, nella quarta cappella dello stesso lato, un affresco di Masolino da Panicale, “Madonna col Bambino e Angeli” (1432), nella quinta, affreschi della scuola di Giotto della prima metà del XIV secolo. La cappella successiva, non facente parte della costruzione originaria della chiesa, fu in precedenza la sala capitolare: mostra degli affreschi di Nicola Vannucci di Todi della fine del XIV sec.; sopra all’ingresso della cappella è stato posto il pulpito del XV secolo. Il coro poligonale contiene uno stallo ligneo di Antonio Maffei di Gubbio del 1590. La quinta cappella di sinistra contiene altri affreschi della scuola di Giotto, mentre la terza è decorata da Andrea Polidori (1618). Il primo pilastro di sinistra poggia su due capitelli sovrapposti: quello superiore, proveniente probabilmente dalla chiesa precedente, funge da acquasantiera.

Portale Chiesa S. Fortunato
Nella cripta sottostante è sepolto Jacopone da Todi (1230-1306), il fervido frate francescano, uno dei primi compagni di S. Francesco e appartenente all’Ordine dei Francescani Minori, poeta in lingua latina (gli viene attribuito il testo della famosa “Stabat mater dolorosa”) e, per primo, in lingua volgare italiana (le Laudi); in lotta con la Curia Romana, venne scomunicato e dovette rifugiarsi nel convento di S. Lorenzo di Collazzone, dove morì la notte di Natale del 1306.

Iacopone da Todi

Iacopone da Todi,
O papa Bonifazio, molt'ài iocato al mondo


O papa Bonifazio, molt'ài iocato al mondo;
pensome che iocondo non te 'n porrai partire!
Lo mondo non n'à usato lassar li sui serventi,
ched a la scivirita se 'n partano gaudenti.
Non farà lege nova de farnete essente,
che non te dìa presente, che dona al suo servire.
Bene lo mme pensai che fussi satollato
d'esto malvascio ioco, ch'al mondo ài conversato;
ma poi che tu salisti enn ofizio papato,
non s'aconfà a lo stato essere en tal disire!
Vizio enveterato convertes'en natura;
de congregar le cose granne n'à' auta cura;
or non ce basta el licito a la tua fame dura,
messo t'èi a 'rrobatura, como asscaran rapire.
Pare che la vergogna dereto agi iettata,
l'alma e lo corpo ài posto a llevar to casata;
omo ch'en rena mobele fa grann'edificata,
subito è 'n ruinata, e no li pò fallire.
Como la salamandra sempre vive nel foco,
cusì par che llo scandalo te sia solazzo e ioco;
dell'aneme redente par che ne curi poco!
Là 've t'accunci 'l loco, saperàilo al partire.
Se alcuno ovescovello pò covelle pagare,
mìttili lo fragello che lo vòl' degradare;
poi 'l mandi al cammorlengo, che se deia acordare;
e tanto porrà dare che 'l lassarai redire.
Quando nella contrata t'aiace alcun castello,
'n estante mitti screzio enfra frat'e fratello;
all'un getti el braccio en collo, all'altro mustri el coltello;
se no n'assente al tuo appello, menaccili de firire.
Pènsite per astuzia lo mondo dominare;
ciò ch'ordene l'un anno, l'altro el vidi guastare.
El mondo non n'è cavallo che sse lass'enfrenare,
che 'l pòzzi cavalcare secondo tuo volere!
Quando la prima messa da te fo celebrata,
venne una tenebria per tutta la contrata;
en santo non remase luminera apicciata,
tal tempesta levata là 've tu stavi a ddire.
Quando fo celebrata la 'ncoronazione,
non fo celato al mondo quello che c'escuntròne:
quaranta omen' fòr morti all'oscir de la masone!
Miracol Deo mustròne, quanto li eri 'n placere.
Reputavi te essare lo plu sufficiente
de sedere en papato sopre onn'omo vivente;
clamavi santo Petro che fusse respondente
s'isso sapìa neiente respetto al tuo sapere.
Punisti la tua sedia da parte d'aquilone,
cuntra Deo altissimo fo la tua entenzione.
Per sùbita ruina èi preso en tua masone
e null'o se trovòne a poterte guarire.
Lucifero novello a ssedere en papato,
lengua de blasfemìa, ch'el mondo ài 'nvenenato,
che non se trova spezia, bruttura de peccato,
là 've tu si enfamato vergogna è a profirire.
Punisti la tua lengua contra le reliuni,
a ddicer blasfemia senza nulla rasone;
e Deo sì t'à somerso en tanta confusione
che onn'om ne fa canzone tuo nome a maledire.
O lengua macellara a ddicer villania,
remproperar vergogne cun granne blasfemìa!
Né emperator né rege, chivelle altro che sia,
da te non se partia senza crudel firire.
O pessima avarizia, sete endopplicata,
bever tanta pecunia, no n'essere saziata!
Non 'l te pensavi, misero, a ccui l'ài congregata,
ché tal la t'à arrobata, che no n'eri en pensieri.
La settemana santa, ch'onn'omo stava 'n planto,
mandasti tua famiglia per Roma andare al salto;
lance giero rompenno, faccenno danz'e canto;
penso ch'en molto afranto Deo <'n> te deia ponire.
Intro per Santo Petro e per Santa Santoro
mandasti tua famiglia faccenno danza e coro;
li pelegrini tutti scandalizzati fòro,
maledicenno tu' oro e te e to cavalieri.
Pensavi per augurio la vita perlongare!
Anno dìne né ora omo non sperare!
Vedem per lo peccato la vita stermenare,
la morte appropinquare quand'om pensa gaudere.
Non trovo chi recordi papa nullo passato,
ch'en tanta vanagloria se sia sì delettato.
Par ch'el temor de Deo dereto agi gettato:
segno è d'om desperato o de falso sentire.


Invettiva contro Bonifacio VIII, violentemente accusato da Iacopone di nepotismo, avarizia, empietà, superstizione e eresia. Il poeta gli predice la dannazione eterna e allude sarcasticamente alla pratica comune di «male dire» il suo nome.

Metrica: 7+7 Y(y)X, AAA(a)X (il primo emistichio talvolta è sdrucciolo).


vv. 1-2 «O papa Bonifacio, in questo mondo hai giocato molto, ma credo che non te potrai partire giocondo!». iocato...iocondo: si noti il gioco di parole.

vv. 3-6 «Il mondo non ha l’uso di lasciare che i suoi servi partano gaudenti per la morte. Non farà quindi una nuova legge per farti esente da ciò e per non darti la liquidazione che normalmente dà ai suoi servi».

vv. 7-10 «Io avevo creduto che ormai tu ne avessi abbastanza del gioco malvagio che hai praticato in questo mondo; ma, da quando sei salito all’ufficio di pontefice, non si addice più al tuo stato desiderare una tal cosa».

vv. 11-14 «Il vizio inveterato si converte in natura, di accumulare i beni hai avuto gran cura; alla tua dura fame non è bastato ciò che era lecito e ti sei dato alle ruberie e a rapire come un masnadiero».

vv. 15-18 «Sembra che ti sia lasciato alle spalle la vergogna, hai messo anima e corpo ad arricchire la gente della tua famiglia; chi fa un grande edificio sulla mobile sabbia, subito va in rovina e non può non essere così». omo...ruinata: «Cfr. Matt 7, 26-27: «Omnis qui audit verba mea haec et non facit ea, similis erit viro stulto, qui aedificavit domum suam super arenam. Et descendit pluvia, et venerunt flumina, et flaverunt venti, et irruerunt in domum illam et cecidit et fuit ruina illa magna». Bonifacio, quindi, «è simile allo stolto del Vangelo, perché ha rivolto il suo amore alle cose effimere di questo mondo» (Ageno).

vv. 19-22 «Come la salamandra vive sempre nel fuoco, così sembra che per te gli scandali siano piacere e gioco; sembra che ti curi poco della redenzione delle anime! Quale luogo ti si prepari, lo saprai al momento della morte». salamandra: motivo frequentatissimo nei bestiari e nella lirica provenzale e italiana: cfr. A. Menichetti, ed. Chiaro Davanzati, pp. LVIII-LIX.

vv. 23-26 «Se qualche vescovo può pagare qualcosa, lo assilli dicendogli di volerlo degradare; poi mandi il l’amministratore affinché si accordi con lui e potrà dare tanto che lo lascerai libero di tornare (al suo ufficio)». Ageno, Sull'invettiva, pp. 378-79 ha identificato il vescovo in questione con l’arcidiacono di Husillos.

vv. 27-30 «Quando ti fa comodo qualche castello con annesso latifondo, subito metti zizzania fra fratello e fratello; all’uno getti le braccia al collo e all’altro mostri il coltello; se non acconsente ai tuoi voleri, minacci di ferirlo».

vv. 31-34 «Pensi di poter dominare il mondo con l’astuzia; ciò che costruisci un anno, l’anno seguente lo distruggi. Il mondo non è un cavallo che si lascia tirare il freno e che tu puoi cavalcare a tuo piacimento!».

vv. 35-38 «Quando celebrasti la tua prima messa, tutto il paese si oscurò; in chiesa non rimase nessun lume acceso, tale tempesta si era sollevata laddove tu dicevi (messa)».

vv. 39-42 «Quando fu celebrata la tua incoronazione, al mondo non fu celato quello che vi accadde; quaranta uomini morirono all’uscir di casa! Con questo miracolo Dio mostrò quanto tu gli piacessi».

vv. 43-46 «Pensavi di essere il più adatto a sedere sul soglio pontificio, più di chiunque altro; chiamavi San Pietro affinché attestasse se sapeva qualcosa riguardo alla tua sapienza».

vv. 47-50 «Mettesti la tua sedia dalla parte del vento aquilone; la tua intenzione era contro Dio. Immediatamente ti accadde un’irreparabile disgrazia e non si trovò nessun medico che potesse guarirti». aquilone: cfr. Is 14, 13-14, dove Lucifero afferma: «sedebo in monte testamenti, in lateribus Aquilonis, ascendam super altitudinem nubium, similis ero Deo altissimo».

vv. 51-54 «Nuovo Lucifero che siedi sul soglio pontificio, lingua blasfema che hai avvelenato il mondo (in modo tale) che non si trova medicina (antidoto al veleno), fa vergogna proferire la bruttezza del peccato di cui sei infamato». spezia: Mancini, glossa ‘bellezza’, ‘cosa buona, nobile’ e spiega: «sì che (in esso mondo) non si trova più alcunché di bello e di nobile, ma solo bruttura di peccato». Contini, invece, prende atto dell’alterazione sofferta in questo punto dal testo e applica il verso a Bonifacio, nel senso che egli non risulterebbe «esente da nessun peccato, neppure i più infami». Mi sembra certo che spezia vale qui «medicina» e che vada riferita al verso che precede.

vv. 55-58 «Hai usato la tua lingua contro gli ordini religiosi, dicendo imprecazioni senza alcuna ragione; e Dio ti ha allora sprofondato in tanta confusione che ognuno si beffa di te, maledicendo il tuo nome». Continua qui il motivo della blasfemia del papa, cominciato nella strofe precedente e proseguito anche nella seguente: è evidentemente questo l'orribile peccato che fa vergogna persino menzionare. relïuni: con questo termine, in tutto il laudario vengono nominati gli Ordini religiosi, ma qui si fa riferimento a quelli in cui era praticata la povertà assoluta (Ageno, Sull'invettiva, pp. 384-85). maledire: gioca qui probabilmente con il nome del Papa, Benedetto, forse popolarmente «canzonato» dandogli del Maledetto. Cfr. in proposito Ubertino da Casale, Arbor vitae crucifixae, V, cap. VIII (Iesus falsificatus, riportato in Ageno, Sull'invettiva, p. 385): «dum legeret ad mensam ille qui melius scit, librum Iustini Martyris doctoris Greci super Apocalipsim, et venisset ad hunc locum, quando idem Iustinus, computando litteras Grecas, componit ex litteris huius numeri apud Grecos nomen istud Benedictos, quasi nominativus singularis huius nominis latini Benedictus, et dicit quod est nomen futurum predicte bestie».

vv. 59-62 «O lingua assassina nel dire cose villane e nel rinfacciare fatti umilianti con grande arroganza. Né imperatore, né re, né chiunque altro poteva prender congedo da te, senza che tu lo avessi ferito crudelmente».

vv. 63-66 «O malvagia avidità, sete che continuamente raddoppia e che porta a bere tanto denaro senza esser mai sazio! Tu, miserabile, non hai pensato per chi ne hai raccolto tanto: ché te la ha rubata qualcuno di cui non hai la minima idea».

vv. 67-70 «Durante la settimana santa, quando tutti piangevano, hai mandato il tuo séguito per Roma a divertirsi; ruppero lance, danzarono e cantarono; credo che Dio te ne debba punire con grande tormento». Il fatto è raccontato anche dal cardinale Pietro Colonna in una testimonianza al processo postumo contro Bonifacio: cfr. Ageno, Sull'invettiva, p. 387. salto: giostra, torneo.

vv. 71-74 «Hai mandato i tuoi cortigiani dentro San Pietro, dov'è il Santissimo, a fare danze e cori; tutti i pellegrini ne furono scandalizzati e maledissero le tue ricchezze, te e i tuoi cavalieri».

vv. 75-78 «Pensavi di poter prolungare la tua vita attraverso i sortilegi! Non si può sperare di ottenere ciò né per un anno, né per un giorno, né per un'ora! Vediamo che la vita termina improvvisamente mentre si è nel peccato, e che la morte si avvicina quando si pensa di gioire».

vv. 79-82 «Non trovo chi ricordi nessun papa del passato che si sia dilettato con tanta vanagloria; sembra che tu abbia gettato dietro il timor di Dio: è segno che ti senti senza speranza o nell'errore».

Todi tempio Santa Maria della Consolazione

Il Tempio di Santa Maria della Consolazione sorge ai piedi del colle di Todi. La chiesa fu costruita fra il 1508 d.C. ed il 1607 d.C. sul luogo di alcune guarigioni miracolose avvenute presso un edicola dove erano dipinte le immagini della Vergine col Bambino e Santa Caterina di Alessandria.

La tradizione vuole che un operaio privo della vista da un occhio, forse un certo Iole di Cecco, eseguendo l’ordine del comune di liberare dai rovi la zona presso le porte di Santa Maria e di San Giorgio avesse ripulito dalla polvere il volto dipinto della Vergine Maria con il proprio fazzoletto. In seguito, asciugandosi il volto e gli occhi con quello stesso fazzoletto avrebbe riacquistato miracolosamente la vista.
Il tempio della consolazione è uno dei più alti esempi di arte rinascimentale presenti in Umbria, Il progetto dell’impianto a croce greca, caratterizzato da cinque cupole, una centrale ed una per ogni abside della pianta del tempio, dovrebbe essere opera della scuola del Bramante, anche se alcuni lo vogliono frutto dell’opera di Cola di Caprarola ed altri di Antonio da Sangallo il Giovane. Tuttavia sembra certo che la direzione dei lavori sia stata affidata proprio a quest’ultimo che portò a compimento un tempio dalle forme di grande armonia alto circa 70 metri al culmine della lanterna che capeggia la cupola centrale. L'interno del Tempio di Santa Maria della Consolazione, caratterizzato dall’ariosità e dalla luminosità degli spazi tipiche del Rinascimento, ospita le statue di Papa Martino di Todi, quelle dei dodici apostoli e nell’abside nord presso l’altare barocco un’immagine della Vergine con il Bambino che viene ritenuta ancora miracolosa. La devozione degli abitanti di Todi per la Vergine e per il tempio che la città volle dedicarle è tale che per porre rimedio a quello che da più parti veniva ritenuto un vero scempio architettonico, ovvero la costruzione di una sacrestia nel 1613 appoggiata sul lato nord del tempio, tutta la cittadinanza insorse ottenendone infine l’abbattimento nel 1862 d.C.

sabato 18 settembre 2010

Duomo di Monreale (Pa)

Stupefacente!

Duomo di Todi

Iacopone da Todi

Jacopo de' Benedetti detto Jacopone da Todi (Todi, 1233 circa – Collazzone, 25 dicembre 1306) è stato un religioso e poeta italiano venerato come beato dalla Chiesa cattolica. I critici lo considerano uno dei più importanti poeti italiani del Medioevo, certamente fra i più celebri autori di laudi religiose della letteratura italiana.

Nato tra il 1230 e il 1236 da Iacobello, della nobile famiglia tuderte dei Benedetti, Iacopone studiò legge probabilmente all'università di Bologna e intraprese la professione di notaio e procuratore legale, conducendo una vita spensierata. Nel 1267 sposò Vanna, figlia di Bernardino di Guidone conte di Coldimezzo. La moglie morì l'anno seguente durante una festa, per il crollo del pavimento della stanza da ballo; dopo che sul corpo della moglie fu trovato un cilicio, Iacopone abbandonò la vita mondana e, distribuiti ai poveri i propri averi, peregrinò per dieci anni, vivendo di elemosina e subendo continue umiliazioni. Nel 1278 entrò come frate laico nell'ordine francescano, probabilmente nel convento di Pantanelli presso Terni, scegliendo la corrente rigoristica degli Spirituali, o "fraticelli", che si contrapponevano alla corrente predominante dei Conventuali, portatori di un'interpretazione più moderata della Regola francescana. Nel 1288 Iacopone si trasferì a Roma, probabilmente presso il Cardinale Bentivenga.

All'inizio del breve pontificato di Celestino V, gli spirituali, anche per merito di Iacopone che aveva mandato al pontefice una lauda, furono ufficialmente riconosciuti come ordine con il nome di Pauperes heremitae domini Celestini. Ma il nuovo papa Bonifacio VIII, acerrimo nemico delle correnti più radicali della Chiesa, non appena eletto, abrogò le precedenti disposizioni e la congregazione dei Pauperes venne così sciolta.

Iacopone fu tra i firmatari del Manifesto di Lunghezza del 10 maggio 1297, con cui gli avversari di Bonifacio VIII, capeggiati dai cardinali Jacopo e Pietro Colonna (appartenenti alla famiglia Colonna acerrima nemica dei Caetani cui apparteneva Bonifacio VIII), chiedevano la deposizione del papa e l'indizione di un concilio. La risposta di Bonifacio VIII non si fece attendere: scomunicò tutti i firmatari con la bolla Lapis abscissus e cinse d'assedio Palestrina, la roccaforte dei dissidenti. Nel settembre del 1298 Palestrina fu presa e Iacopone fu spogliato del saio, processato, condannato all'ergastolo e imprigionato nel carcere conventuale di san Fortunato a Todi. Solo alla morte di Bonifacio, nel 1303, fu liberato, vivendo poi gli ultimi anni a Collazzone Todi, dove morì la notte di Natale del 1306, nell'ospizio dei Frati Minori annesso al convento delle Clarisse.


(Descrizione Duomo di Todi a questo link: http://www.medioevo.org/artemedievale/Pages/Umbria/DuomodiTodi.html)

martedì 7 settembre 2010

Ignavi

Ed elli a me: «Questo misero modo
tegnon l'anime triste di coloro
che visser sanza 'nfamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli».

E io: «Maestro, che è tanto greve
a lor, che lamentar li fa sì forte?».
Rispuose: «Dicerolti molto breve.

Questi non hanno speranza di morte
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che 'nvidiosi son d'ogne altra sorte.

Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa».

sabato 21 agosto 2010

Vittoria

Dopo una estenuante battaglia sul fil di lana vince l'equipaggio capitanato da Matteo con i prodieri Esmeralda e Michele: il ritorno e' al grido di "Vittoria"!

Vantaggio

Alla seconda boa in vantaggio di pochi secondi ...

Attesa

C'e' tensione prima della partenza ...

Equipaggi

Appello e formazione degli equipaggi. Miki ed Esame sono con l'istruttore Matteo sul Laser 16

Oggi la prima regata

Tre equipaggi per una sfida all'ultimo sangue!

giovedì 19 agosto 2010

Italia

L'Italia non e' un paese senza identita'; e' un paese con una identita' negativa. Le ragioni storiche di questa situazione sono molte, ma si possono condensare in una: non esiste un atto fondativo che abbia creato un'alleanza tra Stato e cittadini. Non una guerra, non una rivoluzione, non un rivolgimento sociale che abbia coinvolto davvero un'intera classe sociale nel suo complesso.

Nicola Fano - Garibaldi l'illusione italiana

Storia

Il tempo ha un grande potere sulla storia: la mette in ordine, da' un senso alle cose anche dove non ce l'anno.
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martedì 17 agosto 2010

Approdati

Dopo scuffiate, scarrocci, vento in poppa e scotte cazzate .... finalmente approdati

Optimist

La prima uscita.
Perche' nella vita bisogna essere optimist.....