domenica 30 settembre 2018

Acqua e casa

Io sono fatto di acqua. Non ve ne potete accorgere perché faccio in modo che non esca fuori. Anche i miei amici sono fatti di acqua. Tutti quanti. Il nostro
problema è che non solo dobbiamo andarcene in giro senza essere assorbiti dal terreno ma, anche, che dobbiamo guadagnarci da vivere 
In realtà c'è un problema ancor più grosso. Dovunque andiamo non ci sentiamo a casa nostra.

Philip K. Dick, Confessioni di un artista di merda - introduzione

Guardare da un satellite

Io sento che i problemi sono multipersonali, che ci coinvolgono tutti, che non esiste un problema che si possa definire privato... È solo una forma di ignoranza, quando mi sveglio al mattino e inciampo sulla sedia e mi rompo il naso, e sono al verde, e mia moglie mi ha piantato: è la mia ignoranza che mi fa pensare di essere un intero universo e che queste sciagure sono solo mie e non riguardano il resto del mondo. Se solo potessi guardare da un satellite, io vedrei tutto il mondo, e vedrei tutti che si alzano e, in modo analogo, inciampano su una sedia e si rompono qualcosa.

Philip K. Dick

Philip Dick

 Il valore di Dick come scrittore risiede nelle sue insolite ed insolitamente vivide percezioni del mondo in cui viviamo e del modo in cui la gente si comporta, specialmente nei confronti dei propri simili. 

Philip K. Dick, Confessioni di un artista di merda - introduzione 

Dedica

A Tessa,
la ragazza dai capelli neri
che si è presa cura di me
quando ne avevo più bisogno;
cioè, sempre.
A lei, con amore.

Philip K. Dick, Confessioni di un artista di merda - dedica iniziale

sabato 29 settembre 2018

Corpo e tatuaggi

Il corpo si è trasformato nel campo di battaglia in cui ogni giorno si compie la guerra di senso e di significato della nostra esistenza. Calamitato verso la
smaterializzazione operata dal mondo digitale, nelle sue ultime declinazioni della realtà aumentata, il corpo subisce un attacco nel profondo, nel significato stesso di presenza e di soggetto percipiente. Viene modificato chirurgicamente affinché aderisca con più forza a un simulacro di corporeità, sintetizzato nell'epifania dell'immagine televisiva o della rappresentazione
massmediale - mentre piercing e tatuaggi ne urlano l'insostituibilità, ma sono soltanto le ultime difese di una
guerra già perduta.

Rossano Baronciani, Nella tana del Bianconiglio

Sogni

Se continui a correre innanzi, a sguazzare nell'aria tiepida, le mani sporte di lato come pinne, nel dormiveglia della fretta non vedi che fugacemente tutte le cose cui passi accanto, e un giorno ti lascerai
sorpassare anche dalla carrozza. Ma se resti immobile, se, con la forza del tuo sguardo, fai crescere le tue radici in larghezza e in profondità - nulla ti può spostare, eppure non sono vere radici, ma è solo la forza del tuo sguardo che va dritto al bersaglio - allora vedrai anche l'immutabile, oscura lontananza, da cui non può venir nulla, tranne che, appunto, una sola volta, quella carrozza, che avanza avanza, diventa sempre più grande, poi, nell'attimo in cui ti è accanto, riempie il mondo intero, e tu ci affondi dentro come un bambino nell'imbottitura di una carrozza da viaggio, che corre attraverso la tempesta e la notte.

Franz Kafka, Sogni

Personalità

La personalità è molto più che dettaglio autobiografico: è il nostro modo di elaborare il mondo, il nostro modo di essere,  e non si può separare artificialmente dalle nostre attività: è il nostro modo di essere attivi.

Zadie Smith, Perché scrivere

Stile di scrittura

Lo stile è precisamente un'espressione della personalità, nel senso più ampio del termine. La personalità di uno scrittore è la sua maniera di essere nel mondo: il suo stile di scrittura è la traccia inevitabile di quella maniera. Se lo stile si definisce in questi termini, non lo si considera più come una semplice questione di sintassi fantasiosa, né come una glassa scintillante sparsa a piene mani su un insipido pan di spagna letterario, né come il prodotto incontrollabile di chissà quale misteriosa velocità attorcigliata come una molla dentro la lingua stessa. Lo si considera invece come una necessità personale, come l'unica espressione possibile di una particolare coscienza umana. Lo stile è il modo in cui ciascuno scrittore dice la verità. Con questo metro, il successo o il fallimento letterario dipende non soltanto dalla raffinatezza delle parole scritte su una pagina, ma dalla raffinatezza di una coscienza: ciò che Aristotele chiamava l'educazione dei sentimenti.

Zadie Smith, Perché scrivere

Non più adolescente

A sedici anni Eddie O'Hare aveva smesso di essere un adolescente, nel senso che non era più attento soltanto a sé, era anche preoccupato per qualcun altro.

John Irving, Vedova per un anno

venerdì 28 settembre 2018

Individualità vs socializzazione

Avete mai frugato nel bidone della spazzatura di un vostro amico? Io sì. Pur non avendovi mai trovato cose degne di essere riferite – non al KGB, perlomeno – ho sempre provato un senso di colpa per questa mia insaziabile curiosità. La spazzatura – come la vita sessuale o certi disturbi alimentari temporanei – è affare privato per definizione: meno se ne parla, meglio è. Benché Mark Zuckerberg sostenga che qualsiasi attività risulta migliore se svolta socialmente, si può immaginare che lo smaltimento dei rifiuti rimarrà sempre un'eccezione: bastione inespugnabile dell'individualità contro la zuckerberghiana tirannia del sociale.

Eugeny Morozov, Internet non salverà il mondo

giovedì 27 settembre 2018

Non ho altro da fare

Sto anche dipingendo un po'. Non perché mi consideri un'artista o qualcosa di simile, ma semplicemente perché non ho altro da fare qui e perché lavorando posso dimenticare un po' tutti i problemi che ho avuto l'anno scorso. Sto facendo degli oli su piccole lastre di alluminio e talvolta vado a una scuola d'artigianato e ho fatto due litografie che sono assolutamente disgustose.

Frida Kalo, Lettera a Abby Rockfeller

mercoledì 26 settembre 2018

Corpo che cambia

A lui piacevano le labbra della ragazza; la sua bocca era piccola e tonda. E le sue tette erano piene... quasi grasse. Di lì a pochi anni, quella ragazza avrebbe dovuto lottare con il peso, ma adesso la sua ciccia era seducente, e la vita ancora sottile. A Ted piaceva analizzare le donne a partire dal tipo fisico; con la maggior parte di esse, credeva di riuscire a visualizzare ciò che il tempo avrebbe fatto ai loro corpi. Quella ragazza avrebbe avuto un figlio e perso il suo vitino; avrebbe anche corso il rischio che i fianchi prendessero il sopravvento sul corpo, mentre ora la voluttuosità della ragazza era contenuta, anche se a malapena. A trent'anni avrà il corpo a pera come la sua amica, pensava Ted, ma si limitò a chiedere: «Come ti chiami?»

John Irving, Vedova per un anno 

martedì 25 settembre 2018

Istruzione: per usare le idee

Istruzione non è trasmissione di informazioni o idee. Istruzione è l'addestramento necessario a far uso di informazioni e idee. Nel momento in cui le informazioni traboccano da librerie e biblioteche e inondano i computer e i dispositivi mobili, l'importanza di tale addestramento aumenta, non diminuisce.

Pamela Hyeronimi, docenge di filosofia University of California 

Tecnologie digitali e istruzione

La polemica sul rischio  che le nuove tecnologie possano distruggere il sistema scolastico soprattutto ora che svariate start-up offrono corsi online a centinaia di migliaia di studenti, che si danno i voti a vicenda senza mai trovarsi vis-à-vis con un docente - è un caso esemplare. Le tecnologie digitali possono fornire una soluzione ideale ad alcuni problemi, ma tra questi non figura quello dell'istruzione, se per istruzione si intende lo sviluppo della capacità di pensare in modo critico su qualunque argomento. Le risorse on-line possono aiutare gli studenti ad apprendere una quantità di nuovi fatto, ma questo ammasso di fatti è ben lungi da ciò che le università vorrebbero insegnare.

Eugeny Morozov, Internet non salverà il mondo

lunedì 24 settembre 2018

Gioco di specchi

... quell'universo che SMS, instant messaging, social network, e-mail creano intorno a ognuno di noi, facendoci credere di essere il centro del mondo, Come canta Jovanotti in Fango, "Un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te ma ti guardi intorno e invece non c'e niente», E tutta retorica. Sono i
media ad alimentare questa illusione: e tutto un gioco di specchi.

Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza. Come le parole hanno penalizzato..

Logos pensiero e logos parola

La rete non è né di destra né di sinistra: la rete è un mezzo. E, checché se ne dica e si continui a ripetere, il mezzo non è il messaggio. Dopo più di cinquant'anni, bisognerebbe decidersi a rimuovere questo luogo comune che risale a Marshall McLuhan e al suo Understanding Media (1964, poi tradotto in Italia come Gli strumenti del comunicare). «Il mezzo è il messaggio»: una formulazione evocativa che non va dimenticato si riferiva esplicitamente a media orali, ovvero al confronto tra i media caldi (come la radio e il cinema) e i media freddi (come la tv e il telefono). Del telefono, in particolare McLuhan preconizzava una rapida scomparsa, dato che lo considerava «un irresistibile intruso capace di penetrare ovunque in qualsiasi momento», ignorando «tutte le pretese di privacy».
Il mezzo non è il messaggio e tanto meno è il linguaggio. Bisogna reagire a questo determinismo tecnologico, cominciando col ripensare daccapo l'uno e l'altro. Partendo non dalle esigenze comunicative della rete, non dai dettami del marketing politico o dai risultati dell'ultimo sondaggio, ma dall'analisi della realtà. Prima il messaggio e poi il linguaggio.
Dobbiamo tornare a dire sì al logos, prima come pensiero e poi come parola. Riflettere, discutere, mettere a punto delle idee, prima di cercare il modo migliore per veicolarle e diffonderle. Interpretare a complessità del mondo nei suoi meccanismi economici e sociali e poi proporre soluzioni realistiche e praticabili, non slogan ripetibili. Solo cosi la politica potrà restituire un peso alle parole.

Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza. Come le parole hanno penalizzato..

Parresia e post verità

La parresia (parola che appare per la prima volta in Euripide) è una sorta di libertà di parola a cui è strettamente legata la nozione di verità. O almeno di sincerità: l'etica della parresia prevede che ciascuno dica ciò che effettivamente pensa, ciò che effettivamente crede vero. Si tratta di un valore etico e politico decisivo per il buon funzionamento della democrazia: «perché ci sia democrazia deve esserci parresia», scriveva Foucault.  Ma la parresia trova il suo limite e la sua negazione nella retoricaCome spiegava bene Lorella Cedroni, la pratica della parresia nell'antica Grecia a un certo punto si altera, rivelandosi, così, pericolosa per la democrazia: se ciascun cittadino può dire la sua e tutte le opinioni si equivalgono avendo pari dignità, l'accesso alla verità diventa problematico e, a volte, definitivamente precluso. Sorge allora l'esigenza di stabilire chi è titolato ad esprimere la verità, avendo le capacità cognitive per discernere il vero dal falso». Come dire che già all'epoca esisteva il problema della post-verità.

Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza. Come le parole hanno penalizzato..

Fake

Oggi, grazie alla rete, lo spazio della parola - anche della parola politica - si è allargato all'inverosimile.  Questo consente a ogni parola, specie se furbamente falsa, di raggiungere in pochissimo tempo un numero di persone impensabile fino a qualche tempo fa. È anche così che le parole stanno paralizzando la politica.

Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza. Come le parole hanno penalizzato..

venerdì 21 settembre 2018

Come se niente

«Ecco quel che mi piace nei ragazzi», disse Marion. «Alla faccia di tutto, continuate a fare le vostre cose come se niente fosse.»

John Irving, Vedova per un anno

giovedì 20 settembre 2018

Parlare male

Quando si parla di lingua e di parole, si cita spesso un urlo cinematografico di Moretti. Quel "Le parole sono importanti!" che Michele Apicella (dirigente del PCI in crisi di identità) grida in Palombella Rossa: "Chi parla male pensa male e vive male!"

Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza. Come le parole hanno penalizzato..

Device

Ognuno chino sulla tastiera del suo device, a rispecchiare in uno schermo la propria rancorosa infelicità 

 Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza. Come le parole hanno penalizzato..

mercoledì 19 settembre 2018

Notte nera dell'anima

In a real dark night of the soul it is always three o'clock in the morning.

Francis Scott Fitzgerald, Racconti dell'età del jazz

martedì 18 settembre 2018

Pubblico e privato

Nel frattempo, è successo anche che il telefonino percepito ormai come una sorta di protesi ha portato con sé un indefinito espandersi della sfera del privato. Si parla (e si scrive) dei fatti propri in qualunque momento, in qualunque situazione, di fronte a chiunque, con un conseguente allentarsi del comune senso del pudore linguistico. E a tutto ciò si aggiunge la facilità con la quale si possono cogliere, registrare e diffondere situazioni comunicative che fino a poco fa si sarebbero esaurite nella dimensione privata.
Nel nostro dibattito pubblico», notava Marco Imarisio lo scorso 10 febbraio sono saltate regole elementari di convivenza, tolleranza, persino di educazione minima. Ormai il pensiero di pancia, la battuta greve, sono diventati consuetudine. Non c'è più alcuna intermediazione tra stomaco e polpastrelli: buona la prima, come se fossimo in un gigantesco bar sport virtuale»

Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza. Come le parole hanno penalizzato..

Giullare e re

II fanculamento dei  politici, dei potenti, è un mero pretesto per fanculare la gente, lei, me stesso. Perché è colpa nostra se siamo ancora comandati da individui di questo tipo».  L'insulto al potere è sempre stato concesso al giullare, anche per lasciare al malcontento una valvola di sfogo. Solo che finora nessun giullare aveva mai pensato di farsi re.
Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza. Come le parole hanno penalizzato..

Ci sono ancora?

Che i ragazzi fossero morti era però un concetto nuovo, che Ruth stava cercando di afferrare. 
«Dimmi», ripeté. «Sono morti?»
«Sì, Ruthie.»
«E morti vuol dire che si sono rotti?»
«Be. i corpi si sono rotti, sì.»
«E sono sotto terra?
«Sì, i loro corpi sono sotto terra.» 
«Ma loro ci sono ancora?»
«Be'... finché noi li ricordiamo. Nei nostri cuori e nelle nostre menti ci sono sempre.»

John Irving, Vedova per un anno 

domenica 16 settembre 2018

Carne da cannone

I giorni della sua vita  che gli sembravano tutti uguali, come soldati schierati in parata. Indistinguibili. Si sforzava, cercava un giorno, un minuto da ricordare, che rendesse quella sua vita un po' più degna. Niente, non gliene veniva in mente uno. Era vissuto come un granello di sabbia. Niente da ricordare. Niente da dire in sua memoria. Nel momento in cui avesse chiuso gli occhi, nessuno se lo sarebbe piú ricordato. Sentiva freddo.  Parecchio. Cominciò a tremare. Non era giusto, ma la giustizia non esiste in natura. A lui era toccata quella vita, e gli era toccata finirla così.
Siamo carne da cannone, aveva detto René. Era vero. Carne da cannone. Gente che muore senza un senso, un'utilità. Che ha vissuto senza sapere, e senza sapere se ne va. 

Antonio Manzini, La giostra dei criceti 

giovedì 13 settembre 2018

Buona risposta

"Silence is golden when you can't think of a good answer."

Muhammad Ali

Significato dell'esistenza

In Aspettando Godot, nella conversazione si risolve effettivamente tutto il dramma: il dialogo non conduce mai all'azione ed è interrotto soltanto da singole scenette che hanno il carattere di "numeri"attorali. Ma la conversazione si dichiara come un vuoto conversare, un succedersi di frasi per passare il tempo, per ingannare l'attesa in cui consiste l'essenza della pièce stessa. I due protagonisti aspettano, e colmano il vuoto dell'attesa - e della vita attraverso una conversazione che ha continuamente bisogno di trovare un motivo, un pretesto, per proseguire; e che continuamente si esaurisce per proporre il problema centrale, aspettare Godot.
Non c'è una trama, non c'è una vicenda: ma c'è un miracolo di coincidenza tra forma e contenuto. Gli spettatori, di fronte a una pièce con al centro l'atto dell'attendere, si riconoscono in quell'attesa: l'attesa di qualcuno che non verrà diventa la forma attraverso cuu si rivela il significato dell'esistenza. 

Paolo Bertinetti, Introduzione al Teatro di Beckett

Mondo frammentario

Il romanzo modernista, con i cui autori, Joyce in particolare, Beckett era in forte sintonia, aveva dichiarato l'impossibilità di riconoscere il mondo come un tutto unitario e comprensibile.
Di fronte all'inconoscibilità - se non per frammenti - della realtà contemporanea, i limiti spaziali e temporali della forma teatrale per Beckett si trasformavano paradossalmente in occasione di libertà. Il teatro, almeno per lui, offre infatti all'autore la possibilità di esprimersi senza le restrizioni dettate dalle "cose" (dalla realtà esterna all'io che crea), di inventare un mondo di cui è signore assoluto. Anche nel nouveau roman la realtà è la realtà romanzesca. Ma il teatro offre possibilità ancora maggiori: in quello spazio definito (dato: e che quindi non deve essere spiegato) Beckett fa agire i suoi personaggi ignorando ogni forma di determinazione, affidando alle loro parole, alla loro presenza, hic et nunc, la definizione del mondo in cui essi esistono. II fatto che quel mondo parli direttamente al nostro che quella realtà che trova solo in se stessa la sua logica e la sua ragion d'essere parli direttamente alla nostra realtà, è poi semplicemente il segno della grandezza di Beckett, dell'intensità della sua poesia.

Paolo Bertinetti, Introduzione al Teatro di Beckett


Aspettando Godot

Godot ha l'indiscutibile valore "oggettivo" di aver saputo parlare con l'immediatezza che è propria del genio a spettatori di ogni paese, di ogni cultura, di ogni collocazione sociale: con in testa il pubblico di ergastolani del carcere di San Quen-tin, che subito ne afferrarono il senso profondo.

Paolo Bertinetti, Introduzione al Teatro di Beckett 

mercoledì 12 settembre 2018

'Na risata

Buo-buonanotte Diegù... e fattela 'na ri-risata ogni ta-tanto, senno che ca-campi a fa?

Antonio Manzini, La giostra dei criceti 

Fallimento

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

martedì 11 settembre 2018

Populismo

Mi presento. Sono un matematico, specializzato in proiezioni di mercato e statistica. Mi avevano chiamato per un discorso sulla curva del plusvalore riferita agli investinenti a medio e lungo termine, Ma se qualcuno di voi ha la forza o la voglia di andarsela a leggere, la può trovare su "Mercato 2000" in edicola la prossima settimana. Invece a voi, a questa platea sfatta dalla noia, volevo dire altro. A me rimane poco da vivere e mi sono reso conto che ci hano preso in giro. A tutti.
La sala fu percorsa da una scossa rivitalizzante. Tutti guardavano il
vecchio.
- Nel nome del profitto, ci hanno spolpato. Nel nome del profitto si sono commesse le più nefande atrocità Se una cosa porta profitto viene presa in considerazione. Altrimenti no. E questa la chiamate democrazia? Un paese dove un medico al quale ci rivolgiamo spaventati, pregandolo in ginocchio di salvare la vita ai nostri cari, o un insegnante che educa i nostri figli guadagnano un millesimo rispetto
a un sarto che veste una banda di anoressiche, non è un paese
democratico. Un ricercatore in Italia, che perde la sua vita per rintracciare un virus o una cura per l'umanità, guadagna la metà di una bostess il cui unico compito è portarci il caffè o un succo di frutta. Perche? Per il profitto! E non si spende più una parola sulla dignità umana, sui valori. I valori fanno una democrazia, non i profitti! Non bisogna guardare il profitto. Guardatevi, anzi guardiamoci. Ci hanno
massificato. Omogeneizzato. Omogeneizzare gli esseri umani è
orrendo. E questo paese, nel nome di una falsa democrazia e del
profitto, ci ha omogeneizzati tutti. E al minimo comun denominatore. Al minimo, giù, in basso. Non siamo tutti uguali! Il voto di un eminente
professore, di un nobel, di un architetto di fama mondiale, di un luminare, di un grande giornalista non può avere lo stesso valore di quello di una specie di uomo di Neanderthal che passa tutta la giornata al bar o che ruba stereo dalle macchine, o di un commerciante che non paga le tasse, o di un demente che la domenica sfonda i treni perche la sua squadra del cuore ha perso. No! Quelli dovrebbero votare sei, cento, mille volte. Questi neanche una. O solo una, se non hanno pendenze giudiziarie. Quelli dovrebbero guidare il paese, questi neanche dovrebbero essere interpellati. Questa non è democrazia. È populismo! E poi cosa si fa? Tutti a succhiare così indecentemente dalle mammelle avvizzite di questo ente. Questa è pornografia, è orrendo, è mostruoso. Avete creato in mostro e non lo sapete, non lo volete e non lo potete più gestire. Be', la mia opinione dopo sessant'anni di studi, dottorati, ricerche nelle tredici più grandi università del mondo, è una sola ed è molto semplice: andatevela tutti a prendere nel culo!

Antonio Manzini, La giostra dei criceti

lunedì 10 settembre 2018

De te fabula narratur

De te fabula narratur: questa storia parla anche di te, sembra dirci - con l'Orazio ogni politico dei nostri tempi delle Satire - ogni politico dei nostri tempi. L'importante è solo trovare le parole giuste. Le parole che risuonino in ognuno di noi. Le parole che ci facciano proiettare in quel racconto la nostra esperienza. De te fabula narratur: il mio discorso, il discorso che ti sto raccontando, parla proprio di te.
E - per dimostrartelo - uso le parole che useresti tu mio caro elettore: parole banali, parole alla moda, parolacce, strafalcioni. Ti ci rivedi, mio caro elettore? Ti ci rispecchi? Ti fa sentire importante tutto questo? Al centro dell'attenzione? De te fabula narratur. Tu credici. E votami. O, almeno, metti subito un «mi piace».


Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza. Come le parole hanno penalizzato..

Affabulazione

Affabulazione viene dal latino fabulare, che voleva dire «parlare». Ma appunto quello è anche l'etimo di favola, di fiaba e di fola «bugia, fandonia». Troppo spesso la politica ci racconta le favole che vogliamo ascoltare. E noi, come bambini, amiamo sentircele ripetere. E le ripetiamo noi stessi ai nostri amici, nella speranza che piacciano anche a loro. E che anche loro le raccontino a qualcun altro. Peccato che, in tutto questo, nessuno (o quasi) si preoccupi più di verificare se quelle favole abbiano in sé qualcosa di vero. Perché la narrazione implica la sospensione del giudizio a favore di quello che si chiama il patto narrativo.
Il criterio della verificabilità per le favole non vale. Per a stessa natura, la narrazione esclude ogni tipo di riflessione e di discussione critica. È frontale e monologica. Va dall'uno verso i molti: in una direzione sola, come la corrente di un fiume. Mette tutti gli altri in una condizione di passività. Tu racconti e io ti credo. O non ti credo, ma comunque non posso ribattere. Non è previsto. La narrazione non si discute: si accetta o si rifiuta in blocco. Si odia o si ama. II giudizio è sospeso, vale solo il pregiudizio.
C'è poco da  stupirsi, allora, se l'esito diquesto modo di fare politica è il fronteggiarsi di faziosi schieramenti di
seguaci.

Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza. Come le parole hanno penalizzato..

mercoledì 5 settembre 2018

Predatore spietato

Come un leone sbrana senza difficoltà
i figli appena nati di una cerva veloce,
li afferra tra i denti dopo esser entrato nella loro tana
e divora il loro tenero cuore,
mentre la madre, accanto a loro, non può soccorrerli
perché un violento tremore la scuote,
e fugge veloce tra la macchia e il bosco, affannata e madida di sudore,
inseguita dalla bestia feroce,
così nessuno dei Troiani poté soccorrere quei due ed evitare la loro morte,
ma tutti fuggivano terrorizzati dai Greci.

Omero, Iliade, traduzione di Dora Marinari - Libro Undicesimo

Ardore di guerra

Come i mietitori, nel campo d'orzo o di grano di un ricco signore, 
seguono i solchi avanzando gli uni di fronte agli altri
e i mannelli cadono fitti,
cosi uccidevano i Troiani e i Greci, balzando gli uni contro gi altri
e nessuno pensava alla fuga vergognosa:
nella mischia, i due schieramenti erano pari e tutti correvano come lupi.

Omero, Iliade, traduzione di Dora Marinari - Libro Undicesimo

Ettore comandante

Dalle colline, dall'altro lato della pianura, venivano i Troiani,
intorno al grande Ettore, al nobile Polidamante,
a Enea, che era venerato come un dio da tutto il popolo troiano,
e ai tre figli di Antenore, simili agli dèi,
Polibo, il glorioso Agenore e il valoroso Acamante.
Ettore, in prima fila, portava lo scudo rotondo
e come Sirio, la stella funesta, ora appare, ora si nasconde
dietro una nuvola oscura,
cosi lui ora appariva in prima fila, ora tra le ultime, per dare
e splendeva tutto di bronzo, come il fulmine del padre Zeus
armato dell'egida.

Omero, Iliade, traduzione di Dora Marinari - Libro Undicesimo

lunedì 3 settembre 2018

Colpa e Preghiere

Ma frena Achille, la tua ira, non essere spietato, 
perfino gli dèi possono placarsi.
Essi hanno tanta più virtù, onore e potere,
eppure con sacrifici e con suppliche devote, con libagioni e incensi,
gli uomini li impietosiscono, pregando per chi sia stato violento e colpevole.
E infatti le Preghiere sono figlie del potente Zeus:
zoppe, vecchie e cieche, inseguono sempre la Colpa;
la Colpa, invece, è forte e veloce,
perciò le sorpassa tutte e le previene dappertutto
e rovina gli uomini,
mentre esse, alle sue spalle, portano rimedio.
Se qualcuno avrà rispetto per le figlie di Zeus che gli passano accanto,
quelle lo favoriranno, e se prega lo ascolteranno;
se invece qualcuno vi si oppone e continua a rifiutarle
quelle vanno da Zeus figlio di Crono
e lo pregano perché la Colpa lo perseguiti e lo distrugga.
Perciò, Achille, cerca anche tu di rispettare le ancelle di Zeus,
il cui potere ha già piegato tanti valorosi.

Omero, Iliade, traduzione di Dora Marinari - Libro Nono