I giorni della sua vita che gli sembravano tutti uguali, come soldati schierati in parata. Indistinguibili. Si sforzava, cercava un giorno, un minuto da ricordare, che rendesse quella sua vita un po' più degna. Niente, non gliene veniva in mente uno. Era vissuto come un granello di sabbia. Niente da ricordare. Niente da dire in sua memoria. Nel momento in cui avesse chiuso gli occhi, nessuno se lo sarebbe piú ricordato. Sentiva freddo. Parecchio. Cominciò a tremare. Non era giusto, ma la giustizia non esiste in natura. A lui era toccata quella vita, e gli era toccata finirla così.
Siamo carne da cannone, aveva detto René. Era vero. Carne da cannone. Gente che muore senza un senso, un'utilità. Che ha vissuto senza sapere, e senza sapere se ne va.
Antonio Manzini, La giostra dei criceti
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