Il romanzo modernista, con i cui autori, Joyce in particolare, Beckett era in forte sintonia, aveva dichiarato l'impossibilità di riconoscere il mondo come un tutto unitario e comprensibile.
Di fronte all'inconoscibilità - se non per frammenti - della realtà contemporanea, i limiti spaziali e temporali della forma teatrale per Beckett si trasformavano paradossalmente in occasione di libertà. Il teatro, almeno per lui, offre infatti all'autore la possibilità di esprimersi senza le restrizioni dettate dalle "cose" (dalla realtà esterna all'io che crea), di inventare un mondo di cui è signore assoluto. Anche nel nouveau roman la realtà è la realtà romanzesca. Ma il teatro offre possibilità ancora maggiori: in quello spazio definito (dato: e che quindi non deve essere spiegato) Beckett fa agire i suoi personaggi ignorando ogni forma di determinazione, affidando alle loro parole, alla loro presenza, hic et nunc, la definizione del mondo in cui essi esistono. II fatto che quel mondo parli direttamente al nostro che quella realtà che trova solo in se stessa la sua logica e la sua ragion d'essere parli direttamente alla nostra realtà, è poi semplicemente il segno della grandezza di Beckett, dell'intensità della sua poesia.
Paolo Bertinetti, Introduzione al Teatro di Beckett
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