La parresia (parola che appare per la prima volta in Euripide) è una sorta di libertà di parola a cui è strettamente legata la nozione di verità. O almeno di sincerità: l'etica della parresia prevede che ciascuno dica ciò che effettivamente pensa, ciò che effettivamente crede vero. Si tratta di un valore etico e politico decisivo per il buon funzionamento della democrazia: «perché ci sia democrazia deve esserci parresia», scriveva Foucault. Ma la parresia trova il suo limite e la sua negazione nella retorica. Come spiegava bene Lorella Cedroni, la pratica della parresia nell'antica Grecia a un certo punto si altera, rivelandosi, così, pericolosa per la democrazia: se ciascun cittadino può dire la sua e tutte le opinioni si equivalgono avendo pari dignità, l'accesso alla verità diventa problematico e, a volte, definitivamente precluso. Sorge allora l'esigenza di stabilire chi è titolato ad esprimere la verità, avendo le capacità cognitive per discernere il vero dal falso». Come dire che già all'epoca esisteva il problema della post-verità.
Giuseppe Antonelli, Volgare eloquenza. Come le parole hanno penalizzato..
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